Contrariamente a quanto si possa superficialmente pensare, infatti, l’ovulazione non coincide sempre con l’esatta metà del ciclo e, dunque, può essere di grande rilevanza cercare di calcolare – attraverso la temperatura basale – i giorni fertili. Ma in che modo?
Per poter misurare la temperatura basale è sufficiente munirsi di un termometro: anche se è potenzialmente fruibile un qualsiasi termometro, il nostro consiglio è quello di reperirne uno in farmacia, che sia apposito per questo tipo di utilizzo. Si tratta di un dispositivo che generalmente ha delle tacche maggiormente distanziate, e dunque permette di poter essere letto con maggiore facilità.
La misurazione potrà essere effettuata fin dal primo giorno della mestruazione, o subito dopo la fine delle mestruazioni: ricordate sempre di annotare i dati giorno per giorno su un foglio, con la precisione del decimo di grado. La misurazione deve inoltre essere effettuata di mattina, dopo aver dormito almeno tre ore di fila, e preferibilmente alla stessa ora (va comunque bene ammettere una differenza di massimo 30 minuti da una misurazione alla successiva).
Detto ciò, la misurazione vera e propria potrà essere effettuata in due distinti modi: con la prima, per via rettale, si otterrà probabilmente un risultato più attendibile e raccomandabile; con la seconda, per via vaginale, si potranno certamente ottenere benefici sul fronte della comodità, ma non certo dell’attendibilità, considerato che i risultati potrebbero essere falsati da eventuali infezioni vaginali. Sconsigliamo invece di prendere la temperatura basale per via orale, poichè i risultati sono scarsamente attendibili (ad esempio, perchè molte volte di notte capita di dormire con la bocca aperta).
Per quanto attiene l’evoluzione della temperatura, in una prima fase (la c.d. “fase follicolare”) i livelli sono mediamente bassi, fino al momento in cui si avvertirà una discesa della durata di un giorno, e una immediata risalita oltre alla media della prima parte del ciclo, nella fase luteinica. Ebbene, questo abbassamento e il successivo rialzo corrispondono proprio al momento dell’ovulazione, conferata dopo almeno tre giorni di rialzo delle temperature. La temperatura rimarrà poi costantemente elevata fino a qualche giorno prima delle mestruazioni successive, quando scenderà di nuovo.
A questo punto, occorre distinguere diverse modalità. Se infatti il ciclo è di natura ovulatoria, l’evoluzione delle temperature avrà un andamento bifasico, con la temperatura più bassa nella fase follicolare, e più alta di circa 3 decimi in quella luteinica. Nel caso di ciclo anovulatorio, la temperatura si manterrà costante per l’intera durata del ciclo, o avrà un andamento “a montagna russa” rendendo dunque difficile l’individuazione del tradizionale andamento bifasico, come invece avviene nel caso del ciclo ovulatorio.
Nell’ipotesi di gravidanza, infine, la temperatura rimarrà elevata anche nel giorno del presunto arrivo delle mestruazioni, e in alcune ipotesi potrebbe subire addirittura ulteriori aumenti, determinando un andamento trifasico, tipico proprio delle gravidanze.