Il nodulo al seno è certamente una delle condizioni che crea maggiori preoccupazioni nelle donne, che ricollegano la sua formazione alla presenza di un tumore maligno. Tuttavia, è bene chiarire, fin da queste prime sedi introduttive, che non è affatto così. Anzi, nella maggior parte delle volte il nodulo al seno è una formazione benigna, a volte frutto di semplici cambiamenti del corpo (la menopausa o la pubertà).
Nodulo al seno e formazioni benigne
Pertanto, come introdotto nelle righe che precedono, quando si ha un nodulo al seno nella maggior parte dei casi non c’è di che preoccuparsi con eccessiva serietà. Pur necessario chiarire le cause di tale formazione, è bene ricordare che in quota maggioritaria si avrà a che fare con una tipologia benigna come il fibroadenoma o le cisti.
Il primo (fibroadenoma) è un tumore benigno prevalentemente presente nelle donne con meno di 35 anni di età. È una formazione che spesso passa del tutto inosservata (non comporta dolore) e che forma e cresce a causa di squilibri ormonali, come l’eccesso di progesterone. Nel corso dei mesi il nodulo può tuttavia aumentare di dimensioni e iniziare a dare fastidio: per questo motivo, pur non essendo maligno, si procedere alla sua asportazione.
Le seconde (cisti) sono invece dolorose alla palpazione, a causa della particolare consistenza elastica. Proprio per evitare che continuino a nuocere, si effettua un piccolo intervento di aspirazione, con conseguente esame istologico. Una volta effettuato lo svuotamento della cisti, quest’ultima va comunque tenuta sotto controllo perchè può riempirsi di nuovo.
Le altre possibili cause
Tra le varie cause che possono portare allo sviluppo di un nodulo al seno troviamo certamente le infezioni che vanno a colpire la mammella. In questi casi si parla di mastite. Si tratta di un disturbo che è in grado di causare un dolore davvero molto intenso, associato spesso ad arrossamento e anche a gonfiore. Un ascesso che insorge da tale situazione è in grado di causare una massa che si può tranquillamente avvertire al tatto. La mastite si può considerare come una problematica particolarmente rara e si può individuare in modo particolare nel puerperio, ovvero nel periodo che segue immediatamente il parto. Oppure può insorgere dopo un trauma penetrante.
Non dobbiamo dimenticare anche come le infezioni possono insorgere anche dopo un’operazione chirurgica al seno. Nel caso in cui un’infezione si sviluppi per altri motivi, allora la derivazione tumorale si può subito escludere. Tra le varie cause che possono portare alla formazione di un nodulo al seno troviamo certamente anche l’ascesso mammario. La sua principale caratteristica è la formazione di un nodulo che provoca davvero molto dolore e che ha la tendenza ad aumentare le proprie dimensioni in maniera graduale.
La pelle della zona che è stata colpita subisce un notevole arrossamento, diventa a calda e presenta il tipico aspetto a buccia di arancia. In qualche caso, possono insorgere anche febbre e brividi, con una sorta di malessere generale. L’ascesso mammario che insorge con la maggiore frequenza è certamente quello durante il periodo dell’allattamento. Si può considerare una vera e propria complicazione della mastite.
Sempre nel periodo che segue il parto un altro disturbo che può insorgere è il gattocele. Si tratta di una cisti dalla forma rotondeggiante, mobile e al cui interno si trova molto latte. Si tratta di cisti che possono svilupparsi di solito dai sei fino ai dieci mesi in seguito al blocco della lattazione. Capita davvero molto di rado, però, che possano infettarsi.
Nodulo al seno e formazioni maligne
Anche se nella maggior parte delle volte il nodulo al seno rappresenta una formazione benigna, non bisogna dimenticare che una sua corretta diagnosi è fondamentale per poter intervenire prontamente in caso di formazioni maligne. Il tumore al seno nella maggior parte dei casi non determina alcun sintomo doloroso, ma può comunque essere intercettato palpando le zone interessate: è possibile individuare un nodulo sotto l’ascella o al seno, con contestuale possibile gonfiore, irritazione, arrossamento della pelle, modifica nelle dimensioni e nella forma.
Autopalpazione
Anche dalle righe che precedono dovrebbe essere molto chiaro quanto sia importante l’autopalpazione del seno per poter individuare tempestivamente qualcosa da approfondire. Una tecnica veloce, semplice e molto utile per poter individuare precocemente dei “segnali” che sarebbe bene indagare più a fondo, come la presenza di noduli infiammati, l’insorgere di gonfiori “anomali” e altro ancora.
Il miglior modo per comprendere in che modo palparsi è certamente quello di recarsi dal ginecologo. Tale professionista riuscirà a suggerirvi le migliori metodologie per poter effettuare un’autopalpazione davvero efficace. Anche se l’autopalpazione non può certamente sostituire una visita dallo specialista, è pur vero che tale tecnica può essere molto utile per poter individuare le prime forme di nodulo con particolare rapidità, senza doversi ncessariamente recare dal ginecologo.
Proprio per la facilità di tale tecnica, e per la possibilità di poter essere ripetuta in qualsiasi momento, generalmente è consigliabiel effettuare un’autopalpazione al mese, segnando tutte le eventuali anomalie da comunicare poi al ginecologo. I medici consigliano di procedere alla palpazione del seno quanto più si è vicini alle mestruazioni (il giorno prima, o qualche giorno prima), finchè il seno non è in fase di gonfiore. In quel periodo, con una buona luce diretta, si possono osservare le misure del proprio seno e procedere alla palpazione, individuando eventuali pieghe, arrossamenti, retrazioni, irregolarità e altri elementi di cambiamento.
Terminata la fase di ispezione visiva, si passa alla palpazione vera e propria: bisognerà alzare le braccia, controllare il quadrante inferiore della mammella, la parte sottomammaria, l’areola. Successivamente, bisognerà contrarre i pettorali con le mani sui fianchi e verificare eventuali anomalie nella forma e nella direzione del seno e del capezzolo. Infine, si controlla attentamente anche la zona delle ascelle: basterà appoggiare il braccio su un piano, e verificare se i noduli ascellari e le ghiandole laterali sono sane. Si può altresì procedere a una parte conclusiva dell’autopalpazione andando a distendersi sulla schiena, mettendo sotto la spalla del seno che si visita un cuscino, e palparsi partendo dal margine esterno e poi inferiore, interno e superiore, e massaggiando dolcemente il seno verso il capezzolo, per poter ricercare eventuali irregolarità.
Con una buona conoscenza di se stesse (non abbiate paura del vostro corpo) risulterà con il tempo molto facile cercare di capire se vi sono delle anomali rispetto alla precedente situazione. Per quanto ovvio, in caso di dubbi cercate di parlarne tempestivamente con il vostro ginecologo: nella maggior parte dei casi non dovrebbe trattarsi di niente di che, ma è sempre meglio togliersi il pensiero con uno specialista che potrà eventualmente procedere aa una corretta e puntuale diagnosi.
Come si arriva ad una diagnosi
Può capitare piuttosto di frequente che i sintomi delle malattie benigne e di quelle maligne siano molto simili. Di conseguenza, è davvero molto semplice fare confusione ed è questo il motivo per cui servono degli ulteriori accertamenti dal punto di vista clinico per comprendere l’esatta derivazione del problema. L’individuazione di un nodulo al seno prevede un iter diagnostico standard, che parte con l’anamnesi fino ad arrivare all’esame obiettivo, passando ovviamente per i vari test diagnostici per immagini, senza dimenticare anche gli studi istologici.
Il primo obiettivo della diagnosi è quello di escludere o meno la presenza di un cancro della mammella. L’anamnesi patologica deve chiaramente includere anche i fattori di rischio per il carcinoma mammario. È importante prendere in considerazione diagnosi di cancro della mammella precedenti e la radioterapia se effettuata nella zona del torace prima del compimento dei 30 anni, magari per aver dovuto curare un linfoma di Hodgkin. L’anamnesi familiare ha lo scopo di certificare la presenza di casi di cancro della mammella in un parente di primo grado, come ad esempio madre, sorella o figlia. Poi si passa all’esame obiettivo, in cui la ghiandola mammaria subisce un’attenta ed accurata ispezione. L’obiettivo è quello di trovare delle alterazioni nella parte in cui si trova il nodulo o la massa.
I vari esami diagnostici necessari
In base successivamente all’ipotesi formulata dal medico, possono essere utili ulteriori test strumentali. Si tratta dell’ecografia mammaria, ad esempio. Questo esame a ultrasuoni ha lo scopo di studiare a fondo le varie strutture del seno e consente di capire le differenze tra noduli che hanno una formazione solida e quelli liquidi, come ad esempio le cisti. Un altro esame che può essere molto utile è la mammografia. Si tratta, in poche parole, di una radiografia della mammella, che serve essenzialmente a rilevare delle lesioni anche di dimensioni notevolmente ridotte.
Inoltre, è molto utile anche per individuare micro-calcificazioni o altri segnali indiretti che possono essere ricollegati ad un tumore. Il seno subisce una compressione tramite un adeguato strumento e i raggi X, penetrando i tessuti della ghiandola mammaria, vanno ad imprimere l’immagine radiografica su una lastra oppure sul pc. Nel momento in cui i risultati di tali esami sono confusionari, i noduli al seno che sembrano cistici vengono sottoposti ad un’operazione denominata agoaspirato.
Si tratta, in poche parole, di un prelievo di un minimo quantitativo di cellule della regione colpita. Successivamente tale campione verrà analizzato a livello citologico per capire se ci siano delle alterazioni neoplastiche. L’agoaspirato è una procedura che deve essere portata a termine mediante guida ecografica. Quindi, viene fatto inserire un ago davvero molto sottile all’interno del nodulo di cui si ha un sospetto.
Nel momento in cui il campione che è stato prelevato si caratterizza per avere delle striature di sangue, impurità dalla consistenza solida e non modifica le proprie dimensioni in seguito all’agocentesi, ecco che si può eseguire un prelievo anche mediante ago-biopsia mammaria. Ovviamente anche tale procedura sarà seguita dall’indagine istologica, in maniera tale da approfondire la derivazione della lesione. I noduli dalla consistenza solida vengono studiati a fondo tramite la mammografia seguita dalla biopsia radio-guidata. L’obiettivo è quello di ottenere, tramite un prelievo a livello locale, dei frammenti di tessuto che si potranno poi studiare al microscopio e avere, in tal modo, una comprensione migliore circa la natura della lesione.