La prima categoria svolge un’azione centrale, mentre la seconda ha un effetto periferico. I miorilassanti ad azione periferica si differenziano in due altre sottocategorie, che sono i miorilassanti competitivi (chiamati anche non depolarizzanti) e i miorilassanti polarizzanti. I miorilassanti depolarizzanti si caratterizzano per svolgere un’azione ben precisa sul midollo spinale, andando a deprimere sia i riflessi mono che quelli poli-sinaptici.
Questo tipo di miorilassanti viene impiegato soprattutto con un’azione antispastica, oltre che per andare a bloccare la neuromuscolatura in riferimento alle anestesie chirurgiche. Un miorilassante di nuova generazione è rappresentato dall’eperisone cloridrato, che è stato commercializzato in Italia a partire dal 2009. Si tratta di un miorilassante che viene classificato ad azione centrale, ma in realtà si può considerare polivalente per la sua capacità di svolgere diverse funzioni in contemporanea.
Quando devono essere usati
Si tratta di farmaci che spesso impiegati per ridurre la sensazione di dolore in tutti quei casi legati ad una contrattura oppure ad uno spasmo muscolare. Questi medicinali vengono utilizzati, nello specifico, in tre situazioni differenti. Nei soggetti che soffrono di patologie reumatiche, nei soggetti che subiscono degli infortuni muscolari (in modo particolare chi pratica uno sport ovviamente) e, infine, nei soggetti che soffrono di lombalgie, cervicalgie e traumi relativi alla spina dorsale (come quelli che conseguono a degli incidenti sportivi o stradali). In tutte quelle situazioni di cervicalgia o lombalgia, la muscolatura paravertebrale subisce una contrazione per colpa dell’infiammazione e viene creato una specie di circolo vizioso che mantiene costante il dolore. I farmaci miorilassanti in tanti casi vengono impiegati anche in pazienti che soffrono di sclerosi multipla e di spasticità muscolare.
I miorilassanti vengono utilizzati anche molto di frequente in soggetti che soffrono di lesioni muscolo-tendinee (come ad esempio delle contratture, degli stiramenti o degli strappi muscolari) con l’obiettivo di diminuire i tempi di recupero, sempre insieme ad una terapia fisico e ad abbondante riposo.
Quali sono le controindicazioni nell’uso dei miorilassanti
Nella maggior parte dei casi, l’uso di questi farmaci non è suggerito per terapie piuttosto lunghe. In realtà, per diverse patologie di natura reumatica, i miorilassanti vengono prescritti ad un basso dosaggio per un periodo piuttosto lungo. In questi ultimi casi, infatti, l’obiettivo è quello di garantire un sonno migliore ai soggetti che ne soffrono. Altri tipi di miorilassanti, come ad esempio la tizanidina, vengono prescritti solamente per contrastare il mal di testa. Tutti quei soggetti che, invece, soffrono di fibromalgia utilizzano questi farmaci per interrompere il circolo vizioso descritto in precedenza e, di conseguenza, per garantire un riposo notturno migliore e per abbassare la rigidità avvertita al risveglio ogni mattina.
Quali sono i principali effetti collaterali
Il più importante effetto collaterale legato all’azione dei miorilassanti è sicuramente quello della sedazione. Tutti quei soggetti che sono soliti assumere tali medicinali, spesso accusano delle sensazioni di spossatezza e perdita di attenzione. Ecco spiegato il motivo per cui il suggerimento migliore da seguire è quello di evitare l’impiego di miorilassanti prima di mettersi alla guida oppure di usare dei macchinari che possono, almeno potenzialmente, portare ad un pericolo. Altri effetti collaterali legati all’uso di miorilassanti corrispondono alle vertigini, a diversi disturbi che colpiscono il sonno oppure l’apparato gastrointestinale. Nella maggior parte dei casi, però, si tratta di farmaci che vengono tollerati molto bene, anche quando vengono usati in maniera costante. Ad ogni modo, il tipo di molecola che deve essere scelto dipende piuttosto frequentemente anche dagli effetti collaterali che il paziente riscontra.
Con questa tipologia di pazienti, infatti, sia i cortisonici che i FANS non hanno la capacità di incidere positivamente. Per i soggetti che soffrono di fibromialgia, i miorilassanti sono estremamente utili dal momento che riescono a favorire il sonno notturno ed abbassare il livello di rigidità alla mattina. Secondo i criteri direttivi stabiliti dall’American Pain Society suggeriscono ai pazienti che soffrono di fibromialgia di assumere un miorilassante ad azione centrale (come ad esempio la ciclobenzaprina da 10 fino a 30 mg prima di andare a dormire). Per monitorare il dolore, invece, torna molto utile il tramadolo (da 50 a 100 mg, da assumere due o tre volte al giorno) insieme, nell’eventualità, a del paracetamolo.