A dispetto di ciò che si possa pensare, non ogni specie di questi microrganismi può comportare dei pericoli per l’uomo. Per il momento il senovar icterohaemorrhagiae viene considerato quello più rischioso, mentre gli altri che possono provocare dei danni sono batavie, hyos, sejroe, australis, canicola, pomona e grippotyphosa.
Quali sono i principali sintomi
Dal punto di vista dei sintomi, non sempre è possibile ricondurli direttamente a questa sindrome particolare. Arrivare ad una diagnosi corretta e completa, infatti, rappresenta un percorso irto di difficoltà, senza dimenticare come il livello di gravità della patologia presenta un rapporto di proporzionalità diretta nei confronti della carica infettante che è stata assunta oppure inalata. In gran parte delle situazioni, quindi, i pazienti che vengono colpiti da questa sindrome non avvertono alcun sintomo, visto che nel corso dei primi stadi la leptospirosi non causa particolari problemi. Senza ombra di dubbio, questa malattia è talmente complessa che è bene differenziarla in tre forme cliniche: si tratta della leptospirosi sub-clinica, della forma anitterica e della sindrome di Weil (chiamata anche leptospirosi itterica). In tutte e tre queste forme si può mettere in evidenza una fase setticemica e una fase immune, che spesso però non si riescono a differenziare, proprio in virtù del fatto che tale patologia può anche non provocare alcun sintomo.
Le caratteristiche delle due principali fasi della malattia
La fase setticemica viene anche definita fase acuta e può durare da 4 a 8 giorni. Inizia di solito con un improvviso incremento della temperatura corporea, che può arrivare anche fino a 39-40 gradi. Tra gli altri sintomi più frequenti troviamo mal di testa, brividi, anoressia, vomito, nausea e malessere di tutto il corpo. In alcuni casi possono insorgere sintomi come esantema morbilliforme e faringodinia, mentre sono davvero rare le occasioni in cui si può sviluppare ittero. La seconda fase è quella che viene chiamata immune e si caratterizza per avere una durata decisamente inferiore rispetto alla prima, visto che può durare al massimo cinque giorni. In questo lasso di tempo si creano gli anticorpi specifici per contrastare il battere, le leptospire che si trovano nel sangue hanno la tendenza a scomparire e possono insorgere delle lesioni che colpiscono il rene, le meningi e il fegato. In alcuni casi possono insorgere anche delle lesioni che colpiscono il nefrone distale, edema interstiziale, l’eliminazione dell’epitelio che caratterizza la membrana basale e un’infiltrazione dei linfociti.
Come si arriva ad una diagnosi
La diagnosi di questa malattia, come abbiamo avuto modo di dire, è davvero molto complicata, soprattutto per via dell’importante polimorfismo dal punto di vista clinico. Ecco spiegato il motivo per cui, in tanti casi, i trattamenti a cui vengono sottoposti i pazienti che soffrono di tale problema non sempre sono in grado di portare a risultati positivi, ma anzi alcune volte possono rappresentare un limite, dato che mancano di evidenza e inconfutabilità. Ad ogni modo, dato che si può catalogare come una malattia di origine infettiva, la diagnosi della leptospirosi si può avviare basandosi su due elementi: l’isolamento del batterio e la valutazione sierologica anticorpale specifica. Quindi, spesso la diagnosi deve partire dallo studio dei vari sintomi che sono insorti nel paziente e approfondire la questione quando quest’ultimo soffre di ittero, emorragie, mialgia, febbre ed iperemia congiuntivale. Gli esami diagnostici sierologici, ad ogni modo, presentano un indice di affidabilità più alto, al momento che è molto meno frequente l’eventualità di incorrere nel problema dei falsi positivi, che invece può essere più diffuso nell’esame che prevede l’isolamento del battere.
Infine, ci sono anche altri esami che possono essere eseguiti, ovvero MAT (Microscopic Agglutination Test), anche se in questo caso la conferma della presenza della patologia si ha in tempi molto lunghi, il test ELISA, che appartiene alla tipologia degli esami immuno-enzimatici e, infine, il Test Lepto Tek Flow e Test Lepto Tek Dri Dot, che però non hanno un alto grado di attendibilità.
Fonti e bibliografia
- Microbiologia medica. Patrick R. Murray,Ken S. Rosenthal,Michael A. Pfaller; Ed. EDRA; 2017
- [Current review of the epidemiology of leptospirosis]. Torres-Castro M1, Hernández-Betancourt S, Agudelo-Flórez P, Arroyave-Sierra E, Zavala-Castro J, Puerto FI. 2016
- Leptospirosis in Humans. David A. Haake, Paul N. Levett; 2014