Ora che li abbiamo introdotti, non possiamo che approfondire il tema dei valori della glicemia che, come anticipato, si misura in milligrammi di glucosio per decilitro di sangue.
Ebbene, i valori normali sono generalmente pari a 70-99 milligrammi per decilitro. Si parla di glicemia alta o alterata quando i valori oscillano tra i 100 e i 125 milligrammi per decilitro, mentre si può valutare una condizione di diabete quando i valori sono maggiori di 126 milligrammi per decilitro. Quando si ricade in una condizione di glicemia alterata, o IFG (Impaired Fasting Glicemia), significa che il meccanismo di produzione di insulina non è funzionale, e potrebbe essere oggetto di un approfondimento.
Come anticipato, i valori di glicemia subiscono dei profondi cambiamenti in seguito ai pasti assunti. Ne consegue che dopo 120 minuti dal pasto i valori subiscono degli incrementi, divenendo normali fino a 140 milligrammi per decilitro. Si parlerà invece in questo caso di glicemia alterata tra i 140 e i 200 milligrammi per decilitro, e di diabete oltre i 200 milligrammi per decilitro.
In tale ipotesi non si parlerà più di IFG, bensì di IGT (Impaired Glucose Tolerance), ovvero di alterata tolleranza al glucosio, indicando pur sempre uno stato di allerta prediabete, poiché significa che il meccanismo di glicemia (produzione di insulina) non è funzionale, e che il paziente è a maggiore rischio di sviluppare delle patologie legate all’insulino resistenza.
Le cause
La glicemia alta (iperglicemia) può essere dovuta a una lunga serie di fattori. Tra i principali possiamo certamente ricordare il consumo di bevande zuccherate e di alimenti ricchi di zucchero, un’alimentazione eccessiva, o ancora la mancata assunzione di farmaci o l’insufficiente somministrazione di insulina nei pazienti che hanno problemi di diabete.
Anche lo stress infiammatorio può provocarlo. E’ uno stress che deriva da un’infezione oppure da traumi importanti, come gli infarti. Aumentano i livelli di catecolamine.
Anche la semplice ansia può causare l’aumento di glicemia, tuttavia è una condizione passeggera.
Ci sono poi le patologie tiroidee, come ad esempio la tiroidite di Hashimoto. Ci sono poi una serie di farmaci che inferiscono, anche se non è ancora chiaro il perché, come i beta bloccanti, gli inibitori delle proteasi, le anfetamine e l’epinefrina.
Glicemia e diabete
Una delle cause più comuni della glicemia alta è il diabete. Sono tre i diversi tipi di diabete. C’è quello di tipo I, il sistema immunitario attacca le cellule beta del pancreas e non viene più prodotta l’insulina. Ecco che si ha glicemia alta. Di solito si presenta dopo un attacco di febbre. Quello di tipo II è invece legato all’alimentazione scorretta, la vita sedentaria e patologie come l’obesità. L’insulina è presente ma la glicemia è alta perché le cellule non rispondono all’ormone. Il glucosio resta nel sangue. C’è infine il diabete gestazionale. Si manifesta come s’intuisce durante la gravidanza. Visto che possono non esserci sintomi specifici, è bene fare controlli regolari.
Quali sono i sintomi
Non è sempre è facile diagnosticare la glicemia alta sulla base dei soli sintomi, tenendo anche in considerazione che in molti soggetti se i valori non sono particolarmente elevati i sintomi non sono sempre così manifestabili.
Ad ogni modo, i sintomi dell’iperglicemia generalmente comprendono la sete, la secchezza delle fauci, lo stimolo a urinare frequentemente, il malessere, una condizione di inappetenza e di affaticamento, un dimagrimento graduale e la visione offuscata.
Approfondiamo alcuni di questi sintomi. Lo stimolo frequente di urinare, conosciuto come poliuria, altro non è che il meccanismo naturale del corpo per eliminare il glucosio che si trova in quantità eccessive nel corpo. Un sintomo molto comune in caso di glicemia alta, il quale può essere associato a un’altra serie di sintomi minori come quello delle bocca asciutta, a causa dei molti liquidi persi. Ciò può portare poi a disidratazione, tachicardia e diminuzione della pressione sanguigna.
A esso è collegato il secondo sintomo principale, che è quello della sete incontrollabile. La persona che soffre di glicemia alta tende a bere molti liquidi proprio per compensarne la grande perdita.
Un sintomo che invece non abbiamo ancora approfondito è quello dell’alito cattivo. L’odore dell’alito è caratteristico, come quello dell’acetone. Ciò accade perché il corpo non riesce ad attingere energia dal glucosio e così le cellule formano i corpi chetonici, i quali appunto poi, portano a tale odore.
Sono sintomi quello dell’urinazione frequente e dell’alito cattivo non necessariamente presenti. Per esempio negli anziani capita spesso che non si manifestino, a causa della loro alterazione a livello dei reni di filtrare. Sono invece questi due, i sintomi più comuni e che per primi appaiono nei bambini piccoli.
Altri sintomi sono la polifagia o al contrario l’inappetenza. Nel primo caso, il motivo è da rintracciare al non uso del glucosio per ottenere energia. Ciò porta il soggetto ad avere sempre fame. Oppure i corpi chetonici possono dare l’effetto anoressizzante, cosa che invece porta all’inappetenza. Chi soffre di polifagia poi, nonostante mangi di più, continua a dimagrire.
Infine, sempre a causa del fatto che il glucosio non viene utilizzato dalle cellule per avere l’energia necessaria a svolgere le varie cose del giorno, porta spesso a una carenza di energia stessa e di conseguenza alla stanchezza, ai movimenti lenti, la sonnolenza.
L’ultimo sintomo, anche se spesso non viene collegato se non in presenza anche degli altri, è la candidosi. Il troppo glucosio che passa con le urine rende l’ambiente ideale per far sviluppare questa micosi.
Cosa fare
Nell’ipotesi in cui si soffra di glicemia alta, occorre naturalmente cercare di condividere la natura di tale situazione con il proprio medico di riferimento, il quale potrebbe ispirare alcune pratiche di buon uso per poter permettere al nostro organismo di trovare nuovamente un migliore benessere.
Tra le principali pratiche rileviamo la necessaria idratazione (con acqua o, eventualmente, bevande non zuccherate), il controllo periodico della glicemia, una apposita dieta condivisa con il proprio medico e, naturalmente, la supervisione dello stesso.
Alti e bassi
Opposta alla condizione di glicemia alta è, intuibilmente, quella di glicemia bassa: il livello troppo basso (ipoglicemia) può essere causata da una scarsa alimentazione o da un ritardo rispetto al normale orario dei pasti, o ancora come conseguenza da un eccessivo lavoro o allentamento, che abbia determinato una fatica eccessiva.
Altre cause che potrebbero andare a incidere negativamente sul livello di glicemia è lo stress o l’effettiva somministrazione di insulina nei pazienti che hanno problemi di diabete, o ancora l’assunzione di bevande alcoliche o di alcuni farmaci.
I principali sintomi di una condizione di ipoglicemia comprenderanno la sudorazione, il pallore, il capogiro, una sensazione di svenimento, la confusione, i cambiamenti dell’umore, la tachicardia, i tremori e il nervosismo, una sensazione di mal di testa e di confusione, una fame improvvisa, problemi a parlare e intorpidimento di labbra e di lingua.
Nell’ipotesi di ipoglicemia, occorrerà assumere dei cibi o delle bevande dolci o zuccherate, ripetendo gli spuntini ogni quarto d’ora e cercando di misurare la glicemia. Se dopo un’ora la glicemia non torna sui livelli normali, ovvero sopra almeno 80 milligrammi per decilitro, occorre contattare un medico.
Che cosa è la glicemia
Giunti a questo punto del nostro approfondimento, può risultare utile cercare di capire che cosa sia la glicemia, definibile come la concentrazione di glucosio nel sangue, ovvero dello zucchero che viene originato dal metabolismo di glicogeno, di amminoacidi e di grassi introdotti con gli alimenti.
Il glucosio è il più rilevante e diffuso degli zuccheri semplici, composto da 6 atomi di carbonio, 12 atomi di idrogeno e 6 atomi di ossigeno: diffusissimo nella sua forma libera (nella frutta, ad esempio) è spesso legato ad altri atomi (costituendo ad esempio l’amido o la cellulosa).
Chiarito quanto precede, rammentiamo altresì come il valore della glicemia vari notevolmente durante la giornata, soprattutto dopo i pasti che contengono zuccheri semplici o amido (cioè, come abbiamo visto, gli elementi che contengono il glucosio in forma libera o combinata con altri atomi). La misurazione della glicemia diviene fondamentale per il controllo di diversi parametri fisiologici, poichè viene legata a importanti funzioni metaboliche e soprattutto al diabete, una delle principali malattie che colpisce le persone.
Tornando alla relazione tra i pasti e la glicemia, si noti come la glicemia aumenta dopo l’alimentazione: l’elevato livello di zucchero nel sangue stimola infatti la produzione dell’insulina, con un ritmo e un’incidenza che dipende dalla tipologia di alimento. Esistono infatti cibi con un elevato indice glicemico che possono far aumentare rapidamente la glicemia, determinando alti picchi, ed esistono cibi con basso indice glicemico che sprigionano meno glucosio disponibile, con conseguente minore assorbimento a livello intestinale.
Chiarito anche quanto precede, diventa fondamentale cercare di assicurarsi che il livello di glicemia nel sangue sia quello ottimale. E la ragione è piuttosto semplice: la glicemia assicura infatti che vi sia sufficiente nutrimento per poter mantenere sane e funzionali le cellule del nostro organismo.
Ne consegue che un buon livello di glicemia serve ad esempio a garantire una buona salute del cervello, che si nutre proprio di glucosio ma che, a differenza di quanto avviene con i muscoli, non può immagazzinare alcuna riserve di zucchero. Pertanto, in caso di glicemia troppo bassa (ipoglicemia) o troppo alta (iperglicemia) il cervello ne soffre immediatamente, non avendo un sistema di regolazione, con conseguenti disturbi della concentrazione.
Naturalmente, relazioni importanti sussistono con il meccanismo dell’insulina, considerato che una glicemia troppo alta la richiamerà in maniera insistente. È per questo motivo che chi fa spuntini equamente distribuiti nel corso della giornata non soffrirà di sbalzi di glicemia, mentre chi mangia poche volte, ma con grandi quantità di alimenti, ha invece una reazione insulinica sbilanciata.
La glicemia ha altresì effetti sul peso: il meccanismo di quelle persone che mangiano poche volte ma con grandi abbuffate condurrà tali soggetti a ingrassare, considerato che si creerà un pericoloso effetto ping-pong tra la fame e il digiuno. Infine, la disordinata gestione della produzione di insulina potrebbe condurre al diabete di tipo II, in seguito al quale il corpo non riuscirà a far fronte in maniera bilanciata al fabbisogno di insulina, proporzionale alla glicemia.
Quando deve essere misurata
A meno che non si manifestino dei sintomi e dei problemi particolari, la misurazione della glicemia può essere effettuata all’interno di un contesto di esami di routine.
Chi soffre già di diabete può invece sottoporsi a una misurazione autonoma della glicemia utilizzando un proprio glucometro personale: la glicemia andrà in questo caso controllata al mattino a digiuno e due ore dopo i pasti. Un paio di volte alla settimana sarà inoltre possibile misurare la glicemia anche prima del pranzo o della cena. Tutti i valori andranno poi annotati al fine di comprendere come si evolve la propria glicemia: si tratta di una serie di dati che torneranno molto utili nella valutazione del proprio stato di salute e dell’efficacia della propria dieta e di altre terapie che puntano al controllo del diabete.
Come si può misurare
La glicemia si misura quantificando il glucosio nel sangue. L’esame potrà essere effettuato in seguito a un normale prelievo di sangue, oppure direttamente a casa propria mediante un’auto misurazione mediante glucometro, un piccolo apparecchio portatile che punge il dito, raccoglie una singola goccia di sangue e effettua la misurazione del valore della glicemia. La goccia di sangue verrà “letta” su un’apposita striscia ricoperta di uno stato assorbente, e da un reagente.
Le conseguenze
L’iperglicemia deve essere tenuta sotto controllo perché può causare seri problemi. Una conseguenza oggi particolarmente temuta e su cui si concentra l’attenzione è quella del tumore. Sembra che un livello alto di glucosio nel sangue, aumenti il rischio che si presentino tumori al fegato, al colon, al pancreas e all’esofago.
La correlazione tra glicemia alta e tumore può derivare dall’aumento del processo infiammatorio a carico dell’iperglicemia, così come alla crescita cellulare, sulla quale ha un ruolo importante l’insulina.
I rischi ci sono anche legati al diabete, di tutti e tre i tipi precedentemente visti. Le complicanze dell’eccesso di glucosio infatti può causare problemi neurologici, ipertensione, malattie del cuore, nefropatia e retinopatia. Alla base vi è sempre un peggioramento della salute del vasi sanguigni, i quali si danneggiano proprio per via del troppo glucosio.
La donna che soffre di diabete in gravidanza, può andare incontro a difetti del feto e problemi della crescita. Questo perché se i corpi chetonici attraversano la placenta, possono interferire con il corretto sviluppo di tessuti, organi e scheletro. Anche se meno grave di simili eventualità, non dimentichiamoci che l’iperglicemia in gravidanza porta a ingrassare molto più del dovuto e a un ristagno linfatico più serio.
Cosa mangiare
Chiaramente deve essere il medico a dirvi cosa mangiare in caso di iperglicemia. Con la glicemia alta non si scherza ed è importante avvalersi sempre del consulto medico.
L’alimentazione, così come lo stile di vita, sono importantissimi. In caso di glicemia alta e diabete, i medici di solito indicano delle calorie quotidiane da assumere, tra le 1500 e le 1900. Occorre assumere, verdura a foglia, riso, ortaggi, frutta, pasta, patate lesse e pane integrale. Se la persona poi è diabetica dovrà cercare di consumare legumi circa 3 volte a settimana, il pesce due volte a settimana, la carne bianca, evitare le bibite zuccherate e i grassi saturi, così come è sempre da preferire l’olio di oliva. Vanno limitati il consumo di caffè e il fumo.
Tra gli alimenti da evitare troviamo alcuni frutti come i fichi, l’uva, i cachi, i datteri, le banane, il mais, il purè di patate, i succhi di frutta, i liquori dolci, il miele, il cioccolato, la marmellata, le carni grasse, i formaggi grassi.
Come curare la glicemia alta
L’iperglicemia deve essere curata con i farmaci quando è legata al diabete di tipo I. Se causata dal diabete di tipo II vanno valutati i singoli casi.
La cura è l’insulina per chi ha il diabete di tipo I, questo perché la persona non riesce a produrla, L’iniezione è sottocutanea e deve essere fatta tre volte al giorno. Ci sono poi gli ipoglicemizzanti orali, sono farmaci da assumere oralmente e il loro compito è quello di aumentare l’insulina, così da usare il glucosio. Riducono anche da parte dell’intestino l’assorbimento di glucosio. Viene usato in caso di diabete di tipo II.
Fonti e bibliografia
- Biochimica Clinica e Medicina di Laboratorio. M. Ciaccio, G. Lippi; Ed. Edises; 2018
- Editorial commentary: Importance of triglycerides. Alan F.JonesDPhil, FRCPath, FRCP; Ed. Elsevier; 2017
- Manuale di endocrinologia. F. Lombardo, A. Lenzi; Ed. Edises; 2017