Fossa delle Marianne, il punto più profondo della terra

La Fossa delle Marianne, è la depressione oceanica più profonda che si conosca al mondo. Il punto più infossato è l’Abisso Challenger, e si trova a circa 10 994 metri sotto il livello del mare. Essa si trova a nord ovest nell’Oceano Pacifico e ad est delle isole Marianne, nello specifico a 11 ° 21′ a nord di latitudine e 142° 12′ est di longitudine, tra il Giappone, le Filippine e la Nuova Guinea.

La fossa forma un arco della lunghezza di circa 2500 km in corrispondenza dell’incontro tra due placche tettoniche, in una zona che viene definita di subduzione, ovvero dove la placca dell’oceano Pacifico si insinua sotto la placca delle Filippine. Nei pressi della fossa delle Marianne, proprio come avviene per tutte le altre fosse sottomarine, sono presenti dei vulcani.

Rilievi

Rilievi della Fossa delle Marianne
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I primissimi rilievi della profondità di questa zona dell’oceano Pacifico, risalgono nel periodo tra dicembre 1872 e maggio 1878 grazie ad una spedizione Challenger, la prima in assoluto al mondo che circumnavigò il globo per 68 890 miglia. Mediante le misurazioni che vennero effettuate dalla corvetta, si scoprì l’esistenza della depressione di una profondità massima di 4 475 braccia, equivalenti a 8 184 metri.

Più tardi nel 1899, la carboneria statunitense Nero, che ebbe l’incarico di effettuare rilievi idrografici, riportò invece una profondità massima pari a 9 636 metri. Il vascello Challenger nel 1951 esplorò per la prima volta la fossa utilizzando un sonar, e successivamente venne battezzata Abisso Challenger.

La misurazione venne eseguita calcolando con un cronometro il ritorno del segnale del ricevitore, e visto che tale pratica veniva svolta a mano, fu necessario applicare una correzione di circa 40 metri, che determinò una rettifica di 10 863 metri. Il vascello sovietico nel 1957 misurò una profondità di 11 034 metri, e successivamente a seguito di altre spedizioni, non vennero mai stabiliti tali dati, per questo la misurazione da parte del Vitjaz non venne presa in considerazione.

Nel 1962 venne registrata grazie alla M.V. Spencer F. Baira, pari a 10 915 metri, e nel 1984 un vascello giapponese altamente specializzato, misurò tramite i sonar multi-direzionali, una profondità massima di 10 924 metri. Undici anni dopo, ovvero i 24 marzo del 1995 la Kaiko un’altra sonda giapponese, rilevò una misurazione record di 10 916 metri. Il robot Nereus nel 2009 effettuò un’altra misurazione che rilevò 10 902 metri.

L’ultima misurazione della fossa delle Marianne risale al 7 dicembre del 2011, grazie ad una mappatura del fondo marino effettuata tramite un sonar scientifico che venne posto su una nave idrografica. Secondi gli autori di tale ricerca, il punto dell’abisso più profondo si trova esattamente a 10 994 metri sotto il livello del mare. Questa misurazione tra l’altro sarebbe molto compatibile che quella che venne effettuata dal vascello sovietico Vitjaz nel 1957.

Immersione del Deepsea Challenger e batiscafo Trieste

Immersioni di batiscafi nella Fossa delle Marianne
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Recentemente nel 2012 è stata organizzata un’altra immersione con il sommergibile Deepsea Challanger, realizzato da una equipe di esperti australiani in collaborazione con lo Scripps of Oceanographiy, Jey Propulsion Laboratory e con l’Università delle Hawaii.

La spedizione aveva il compito di filmare tutto l’ambiente circostante e di raccogliere eventuali campioni. A seguito di un immersione di prova effettuata il 7 marzo del 2012, ad oltre 800 metri di profondità nella New Britain Trench, il regista Cameron si immerse fino al raggiungimento della fossa, tanto da divenire i terzo uomo nella storia a compiere tale impresa, ed il primo in solitaria.

Un’altra immersione di cui si è sentito molto parlare, venne fatta dal batiscafo Trieste. Di produzione italiana con progettazione svizzera da parte della U.S. Navy, riuscì a raggiungere la profondità della fossa il 23 gennaio del 1960 alle ore 13:06. Erano presenti all’evento il tenente di vascello Don Walsh e Jacques Piccard. A fungere da zavorra vennero utilizzati pellet di ferro, mentre per favorire il galleggiamento venne impiegata la benzina, che è più leggera dell’acqua.

Il riempimento di carburante aveva anche lo scopo di rendere lo scafo incomprimibile. Grazie alla strumentalizzazione di bordo , individuarono una profondità di 11 521 metri, che venne rettificata solo più tardi a 10 916 metri. Gli esperti Walsh e Piccard, furono sorpresi trovare sul fondo della fossa alcune specie di platessa e sogliola. Avevano una lunghezza di circa 30 centimetri, oltre ai gamberetti. Secondo la testimonianza di Piccard, il fondo appariva molto chiaro e luminoso, come un deserto che faceva trapelare differenti forme di diatomee.

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