Molte persone ricorrono al digiuno terapeutico (per depurarsi) oppure a quello intermittente (per dimagrire), gli scopi di base sono diversi ma i possibili effetti collaterali sono molto simili. Entrambe le pratiche però possono portare alla lunga problemi di salute. I sostenitori di queste pratiche ritengono che vi siano numerosi benefici dal punto di vista disintossicante e anche preventivo.
Questa tecnica di digiunoterapia non ha una durata standard. Qualcuno magari si astiene dal consumo di cibo per sole 24 ore, qualcuno decide di protrarre il tempo fino a 72 ore. La teoria che sta alla base è quella orientale secondo cui il corpo può sopravvivere senza cibo per 24 giorni.
Quali sono i benefici?
Secondo i sostenitori del digiuno terapeutico, i benefici principali sono:
- Disintossicazione e depurazione dell’organismo
- Eliminazione di tossine, cosa che porta ad accumulare maggiore forza
- Lotta contro alcune malattie perché, se non si chiede al corpo di lavorare per metabolizzare il cibo, può impegnarsi completamente nel processo di guarigione
- Effettua una pulizia dell’intestino e aiuta a rimuovere i liquidi in eccesso
Come funziona il digiuno terapeutico
Durante il digiuno terapeutico vanno eliminati dalla dieta i cibi solidi, a favore di quelli liquidi. Ogni tanto è consentito mangiare un po’ di verdure crude o di frutta. In questo periodo è necessario non fumare, non bere alcol o caffè.
E’ necessario sostenere questa decisione anche con uno stile di vita meno stressato, più equilibrato e tranquillo. Dormire almeno 8 ore a notte e cercare di lavorare il meno possibile.
Chi non è abitato al digiuno dovrebbe iniziare con una buona preparazione, la quale consiste nel dormire molte ore, allentare un po’ con il lavoro e preferire prima dell’inizio del digiuno una dieta vegetariana, diminuendo un po’ alla volta i cibi solidi aumentando l’assunzione di quelli liquidi. Potete ad esempio iniziare a depurare il fegato con i rimedi naturali. Più si avvicinano i giorni del digiuno vero e proprio, maggiore è la quantità di centrifughe che dovete consumare.
Il digiuno vero e proprio prevede di bere esclusivamente acqua naturale. Alcuni digiunoterapeuti propongono comunque un’alternativa più soft, che prevede anche il consumo di frutta e verdura, anche se moderato (come accade nel metodo per disintossicare il fegato).
Durante questo periodo molte persone scelgono di assumere anche integratori alimentari che aiutano il corpo nel processo di depurazione e allo stesso tempo ad assumere sostanze fondamentali. Terminato il periodo di digiuno, il quale può durare da un minimo di 3 giorni fino ad un massimo di 45 giorni (solo in pochi ci riescono), è importante integrare in modo moderato i cibi solidi. Il nostro consiglio è quello di non fare MAI il digiuno fai-da-te ma di farsi seguire da un professionista.
Controindicazioni del digiuno terapeutico
Dal momento in cui s’inizia a praticare il digiuno terapeutico, si presentano alcuni effetti indesiderati come irritabilità, mal di testa, apatia. Non è vero che, se seguito per un periodo breve, non ci sono controindicazioni. Quando non viene eseguito secondo le indicazioni mediche, ecco che può provocare molti problemi all’apparato digerente come ad esempio le ulcere e l’aumento dei rischi di calcoli alla colecisti.
Il digiuno può provocare l’aumento dei corpi chetonici all’interno del sangue, portando a ipotensione, disidratazione fino a conseguenze molto più gravi. Il rischio di malnutrizione è piuttosto elevato. Anche l’apparato ne risente a causa di una carenza di potassio che può portare bradicardia e può favorire nel lungo periodo problemi come l’insufficienza cardiaca.
Gli esperti sconsigliano nel modo più assoluto il digiuno terapeutico a coloro che soffrono di bruciori di stomaco, esofagite, aritmie maligne, cancro, lupus, diabete mellito, fegato grasso. Non va bene neanche per coloro che prendono antineoplastici e steroidi. E’ sconsigliato anche in caso di depressione e mal di testa. Si devono astenere dalla pratica anche le donne incinte o che allattano perché rischiano gravi carenze nutrizionali.