Si tratta di sostanze che subiscono una sintesi da parte delle cellule cromaffini della midollare del surrene, ma anche ad opera del sistema nervoso centrale così come dalle terminazioni nervose simpatica.
Sembra che embriologicamente derivino tutte dalla cresta neurale. Inoltre, gli effetti che sono in grado di produrre sono diversi in base al recettore periferico che viene chiamato ad attivarsi.
Che funzione hanno le catecolamine
Nell’organismo umano queste sostanze si trovano in modo particolare nella zona midollare del surrene (in cui si riscontra una maggiore presenza di adrenalina) , così come nelle terminazioni più periferiche del sistema nervoso simpatico (in cui vi è una maggiore concentrazione di noradrenalina), ma anche nel sistema nervoso centrale (in cui, invece, ci sono maggiori concentrazioni di dopamina e noradrenalina).
Delle concentrazioni molto elevate di tali sostanze all’interno del sangue può anche essere responsabile lo stress, che può derivare da delle reazioni di carattere psicologico oppure da caratteri ambientali o, ancora, da valori ridotti di zucchero nel sangue. Inoltre, questi elevati valori possono esserci anche dopo dei traumi che hanno colpito il sistema nervoso centrale per via di una stimolazione o un danno nei confronti dei nuclei del tronco encefalico. In quest’ultimo caso si parla di ammasso di catecolamina.
Visto che tali sostanze presentano una derivazione tipicamente amminoacidica, non percorrono tutti e due gli strati fosfolipidici che formano la membrana plasmatica e, di conseguenza, hanno bisogno di recettori. La classe di recettori che viene utilizzata più di frequente è quella dei recettori con proteine G, che hanno la capacità di inviare la trasduzione di segnale anche senza la presenza delle code tirosin-chinasiche.
Quando si deve fare l’esame delle catecolamine
Questo particolare esame viene prescritto dal medico di solito nel caso in cui ci sia un probabile feocromocitoma oppure un paraganglioma o comunque nel caso in cui si abbia intenzione di escludere entrambe le problematiche. Questo esame può essere prescritto anche nel caso in cui il feocromocitoma sia stato eliminato tramite un intervento chirurgico e c’è la necessità di tenere sotto controllo la possibilità che tale problema si ripresenti. L’esame su sangue ha una maggiore utilità nel caso in cui il paziente soffra di ipertensione, cronica oppure che si manifesta ogni tanto, soprattutto in virtù del fatto che gli ormoni non restano all’interno del sangue, ma vengono impiegati in diversi modi. L’esame su urina, invece, permette di capire quale sia la concentrazione di catecolamine diffuse in giornata.
Quando deve essere prescritto questo esame?
Le catecolamine sono molto utili da valutare nel caso in cui il medico abbia il sospetto che ci sia un feocromocitoma oppure un paraganglioma. In caso contrario, può tornare utile anche nel caso in cui il paziente soffra di ipertensione cronica o acuta e presenta dei sintomi piuttosto caratteristici, come ad esempio mal di testa, sudorazione, rossore, tachicardia. Inoltre, può essere di aiuto anche nel caso in cui i trattamenti farmacologici per l’ipertensione non facciano effetto, dal momento che di solito chi soffre di feocromocitoma non ottiene benefici dalle cure tradizionali. In altri casi questo test può essere importante anche per quei pazienti che hanno scoperto di avere un tumore delle ghiandole surrenali, così come in ambito familiare ci sono già dei casi di feocromocitoma. Infine, può essere effettuato anche con l’intento di tenere sotto controllo i valori di quei pazienti che in precedenza sono stati in terapia per feocromocitoma.
Come bisogna interpretare i risultati dell’esame
Dal momento che l’esame delle metanefrine urinarie presenta una notevole sensibilità rispetto a vari fattori esterni e il feocromocitoma si presenta piuttosto di rado, ci sono certamente maggiori possibilità che vi siano dei falsi positivi. Nel caso in cui il paziente che presenta dei sintomi caratteristici ha un’elevata concentrazione di catecolamine nel sangue oppure nell’urina, allora bisogna effettuare ulteriori indagini. Sia lo stress che alcune gravi malattie possono portare ad un momentaneo incremento di tali valori. Spetterà poi al medico curante valutare tutte queste informazioni nel complesso, magari facendo ripetere l’esame. Inoltre, c’è la possibilità anche che il medico prescriva l’esame delle metanefrine urinarie oppure plasmatiche per avere un’ulteriore conferma, oltre che un esame diagnostico come la risonanza magnetica per riuscire a trovare il punto esatto in cui si è sviluppato il tumore.