Si tratta – in estrema sintesi – di un fastidiosa cisti, o ingrossamento di una ghiandola, che si trova nella palpebra dell’occhio. Dunque, il calazio è una vera e proprio patologia dell’occhio, visto e considerato che nel resto del corpo non vi sono ghiandole assimilabili a quella che è, suo malgrado, protagonista del nostro approfondimento di oggi.
Ma che cosa è, nel dettaglio, il calazio? E come si cura? E che cosa sarebbe opportuno sapere prima di affrontare una terapia specifica per poter contrastare questo disagio?
Per poter effettuare un coerente approfondimento su questa malattia, iniziamo con il segnalare che la ghiandola interessata dal calazio è molto importante per la buona salute dell’occhio, poiché incaricata a produrre il sebo, che serve per poter fissare il liquido lacrimale sull’occhio. In altri termini, se la ghiandola non funzionasse, l’occhio rimarrebbe sempre asciutto o secco, con ciò che ne consegue sul fronte del bruciore e dell’arrossamento conseguente.
Purtroppo, a volte capita che lo stesso sebo prodotto dalla ghiandola si fissi all’interno della stessa, creando una pallina di pus che al tatto risulta essere dura e dolorosa. Generalmente la ghiandola gonfia si trova all’esterno della palpebra, tra le ciglia, oppure anche sotto la palpebra (e in questo caso, per poterla “apprezzare”, bisognerà sollevare la palpebra).
Ne deriva che in queste condizioni la ghiandola porta con se una serie di effetti pregiudizievoli che sarebbe opportuno non sottovalutare, anche in valutazione della delicatezza di questa particolare zona.
Ad ogni modo, nonostante questa patologia non deve essere evidentemente trascurata, è anche vero che nella maggior parte delle volte il calazio guarisce spontaneamente, senza che vi debba necessariamente essere un intervento particolarmente incisivo. Altre volte è invece necessario intervenire, prima che diventi eccessivamente grande e crei complicazioni più serie. Attenzione infine a non confondere il calazio con l’orzaiolo, che è semplicemente una forma batterica: in questo caso, invece, si tratta di un’ostruzione fisica che impedisce la fuoriuscita del liquido. Ne deriva pertanto che le cure che possono essere indicate e prescritte per l’orzaiolo, potrebbero non avere alcun effetto nei confronti del calazio e, anzi, potrebbero risultare in grado di peggiorare le condizioni. Meglio dunque parlarne sempre con un medico di riferimento per poter arrivare all’individuazione della migliore terapia specifica per questa malattia.
Come riconoscere il calazio
Il principale sintomo del calazio è la presenza di un rigonfiamento di cui si è più volte detto nelle righe che seguono. Si tratta di un’escrescenza che si forma sulla palpebra in corrispondenza della radice delle ciglia, di dimensioni generalmente non superiori al centimetro, contraddistinto da sensazioni di dolore e di rossore. Nel giro di pochi giorni il calazio tende a riassorbirsi naturalmente e, come vedremo, la sua scomparsa può essere facilitata da impacchi di acqua calda finalizzati a cercare di disincrostare il dotto nel quale si accumula il sebo.
Quali sono le cause
Ma per quale motivo si forma il calazio nell’occhio? E quali sono le caratteristiche di una simile formazione? A ben vedere, sono davvero numerosi e differenti i motivi che possono condurre alla formazione del calazio dell’occhio, e non sempre è facile cercare di stabilire la causa che ha condotto alla formazione di una simile condizione. Certo è che alcune persone sembrano essere più predisposte di altre alle infiammazioni dell’occhio: un elemento che lascia intendere che potrebbero esservi delle predisposizioni genetiche nel soffrire di tali patologie.
Ad ogni modo, un fattore scatenante è, come intuibile, la scarsa igiene del viso e in particolar modo dell’area degli occhi, ma non solo. È per questo motivo che sono soprattutto i bambini i soggetti principali e più indicati ad essere esposti al calazio dell’occhio e alle altre infiammazioni agli occhi, poiché – come si sa – proprio i bambini sono quelli più portati a inquinare le proprie mani e a sfregarsi successivamente gli occhi.
Altre situazioni che – pare – possono contribuire all’insorgenza del calazio sono la maternità o il diabete mellito, o ancora lo stress o un’alimentazione non corretta, il consumo eccessivo di bevande alcoliche, cibi troppo zuccherati o fritti, e così via.
Come rimediare
Giungiamo dunque a comprendere in che modo si possa porre rimedio a una situazione così fastidiosa come il calazio dell’occhio. Per far ciò, ricordiamo che così come numerose sono le cause del calazio dell’occhio, numerosi sono anche i rimedi che è possibile assumere per poter cercare di risolvere questa situazione sicuramente pregiudizievole. Molti di questi sono assolutamente naturali e semplici, e fanno riferimento – ad esempio – all’acqua calda o all’olio di oliva. A volte possono essere efficaci dei prodotti omeopatici. In altre ipotesi, invece, l’oculista consiglierà dei farmaci appositi.
In aggiunta a ciò, è comunque opportuno ricordare come nella maggior parte dei casi il calazio compare e se ne va nel giro di qualche giorno, senza che sia necessario intervenire con specifiche terapie. A volte il calazio è piccolo e non fastidioso, e molte persone decidono di “convivere” con questo problema nella speranza che non degeneri. Il risultato è che nell’arco di 2-3 giorni il problema scompare, e il paziente può dunque tornare alla consueta normalità.
Come intuibile, in altri casi il calazio non rimane così indifferente e innocuo, ma inizia ad assumere dimensioni crescenti e tali da rendere difficoltosa la chiusura della palpebra o, peggio, provocando un astigmatismo. Di conseguenza, è necessario agire tempestivamente con una terapia più forte, che sia in grado di debellare la patologia.
Dopo gli impacchi caldi e umidi, e dei lievi massaggi da fare sulla parte interessata, è possibile che possiate ottenere dei buoni risultati, determinati alla liberazione del dotto ostruito. Se il calazio persiste, potete provare con delle pomate a base di antibiotici come la tetraciclina o la minociclina. Si procede poi all’applicazione di farmaci appositi o, se i risultati non sono soddisfacenti, con delle applicazioni di steroidi da iniettare direttamente sul calazio, al fine di facilitare e accelerare l’assorbimento del liquido accumulato.
L’ultima possibilità per poter risolvere il problema – per quanto piuttosto rara – è l’intervento chirurgico per l’asportazione del calazio dell’occhio. Con l’operazione, il chirurgo che effettuerà l’intervento procederà a rimuovere completamente il calazio, affinché non rimanga una parte di esso. L’anestesia sarà locale, e se il paziente è adulto, non sarà nient’altro che una puntura con un ago molto sottile: l’iniezione è sottocutanea e indolore, e precede l’isolamento del calazio attraverso una particolare pinza.
Una volta asportata la pallina che formava il calazio dell’occhio, bisogna procedere all’eliminazione del tessuto circostante, per poter evitare qualche secrezione infiammata. L’operazione è routinaria ma abbastanza delicata, perché è da evitarsi di togliere il tessuto tarsale, ossia della palpebra, che invece è sano e potrebbe pertanto portare a qualche danno estetico.
Ancora, se il calazio si trovava sulla palpebra superiore, verranno applicati dei punti molto sottili per suturare l’asportazione. Per poter prevenire eventuali infezioni si applicano nei giorni successivi all’intervento delle gocce di collirio che contengono antibiotici o pomate da porre sulla parte operata, anch’esse a componente antibiotica. Infine, ricordiamo come generalmente l’occhio andrà a protetto da un tampone e bendato.
Se volete saperne di più sul calazio dell’occhio, sulle sue caratteristiche, sulle modalità per poterlo riconoscere e, ancora, sul modo più opportuno per poter abbandonare questo problema fastidioso e a volte anti estetico, vi consigliamo di consultare il vostro medico di riferimento, e studiare insieme a lui – sulla base delle specifiche fattispecie – la terapia più idonea per trovare un pronto benessere.