L’aura visiva è un sintomo a cui segue un’emicrania o un attacco epilettico, in genere derivati da un eccitamento eccessivo della corteccia celebrale, detto depressione corticale. L’aura visiva viene percepita con un scotoma scintillante, ovvero un’attività celebrale molto estesa ed intensa, che interessa una grande parte della corteccia in particolare localizzata sulla parte visiva.
Le conseguenze dell’aura visiva portano ad un’inibizione dell’attività neurale che ha come conseguenza una diminuzione o un aumento del flusso ematico, con una successiva onda elettrica, una sorta di tempesta di comunicazioni e impulsi neurali. Le successive emicranie hanno breve durata, generalmente si risolvono entro i 15 minuti ma in alcuni casi possono perdurare anche per 30 minuti o addirittura un’ora.
Il termine aura visiva si deve al fatto che la persona colpita da questi sintomi vede, nel suo campo visivo, archi e linee luminose, più o meno frastagliate, e molto più spesso scintillante appunto, come se vi fossero delle scariche elettriche nel campo visivo. Successivamente subentra l’emicrania e in rari casi l’epilessia, ma comunque il fenomeno è in genere accompagnato a stati di ansia ed emotivi. Vi sono anche casi di aura visiva a cui non segue l’emicrania. Altri spiacevoli sintomi che accompagnano l’aura visiva sono ronzii, formicolii e stati di confusione.
Altri sintomi di forme più gravi di aura visiva
Nei casi in cui l’aura visiva si presenta in forme gravi c’è la debolezza, la fotofobia, anomalie del linguaggio e neurologiche in generale. Questi sintomi possono presentarsi a seconda della parte di corteccia interessata dall’aura visiva. Si è stabilito ad esempio, che le difficoltà di linguaggio si manifestano quando l’aura interessa l’emisfero dominante, mentre l’emicrania andrà a colpire la parte opposta a quella interessata nella corteccia. La compromissione della capacità linguistica, chiamata afasia, consentirà comunque al soggetto affetto di comprendere sia il suo stato fisico che comandi anche piuttosto complessi, ma non fluentemente, mentre egli non riuscirà a rispondere in modo corretto, in particolare nell’uso fonetico del linguaggio, che risulterà distorto anche se spesso comprensibile. L’aura inoltre può comportare anche deficit diversi da quello visivo, come quello sensoriale, fasico e stenico, ed assumere caratteristiche anche progressive andando a coinvolgere anche altre zone corticali prima non colpite seppur attigue. In passato l’aura veniva indicata come un’emicrania complicata o accompagnata ma una sua descrizione e comprensione è avvenuta solo di recente. L’aura indicava quegli stati allucinogeni che colpivano le persone affette senza chiaramente riuscire ad individuarne le cure appropriate.
Le cause e le cure per l’aura visiva
Come in passato, ancora oggi non si è riusciti a determinare quali sono le cause che danno luogo all’aura visiva, e gli studi sono ancora in fase sperimentale, anche se alcune ipotesi sono state avanzate dai ricercatori. Ma il campo delle possibili cause è ancora molto vasto, anche se focalizzato su elementi e agenti esterni che agirebbero sul metabolismo e sul cervello, come il fumo o lo stress visivo, l’assunzione di determinati farmaci o alimenti potenzialmente molto nocivi, tra cui l’alcol e cibi ricchi di zuccheri o manipolati ad esempio attraverso l’affumicatura. Naturalmente tra le ipotesi vengono inclusi anche i disturbi neurali, quelli circolatori e quelli psicofisici, come la mancanza di sonno ed eccessivi sforzi sia fisici che mentali. Non sono stati individuati fattori a rischio specifici ma i ricercatori ritengono che chi soffre di aura ha più possibilità di subire l’ictus.
Questa situazione non consente chiaramente di stilare un protocollo terapico, e al momento i medici non possono far altro che cercare di lenire i dolori provocati dall’emicrania con i classici farmaci. Si possono prescrivere anche farmaci anti-nausea per chi ne soffre. Alcuni farmaci vengono prescritti anche in fase di prevenzione, quando il paziente presenta più di quattro aure con emicranie nell’arco del mese, e queste hanno lunga durata e presentano forti dolori. Si tratta di Botox, antidepressivi e antiipertensivi, oppure anticonvulsivi. Tra le terapie provate vi sono quelle psicologiche che aiutano a gestire lo stress per diminuire la frequenza delle emicranie.
Per quanto riguarda la diagnosi, questa viene fatta in prima battuta attraverso la descrizione dei sintomi da parte del paziente, che porterà il medico di famiglia a richiedere l’intervento di uno specialista. Questi, se l’aura non viene seguita dall’emicrania ma il dolore si percepirà nell’occhio, sarà in primo luogo un oculista che sarà chiamato ad escludere patologie come distacchi della retina o attacchi temporanei, utilizzando vari macchinari. Seguiranno poi la TAC e la risonanza magnetica, e certamente un’accurata visita neurologica.