L‘artrosi interapofisaria è una condizione di alterazione della colonna vertebrale, caratterizzata dalla presenza di una degenerazione delle articolazioni interapofisarie. A loro volta, tali articolazioni sono composte da una sorta di “faccetta” articolare superiore di una vertebra, e da un’altra faccetta articolare inferiore della vertebra adiacente. Le articolazioni interapofisarie così formate sono di norma allineate dallo synovium, ma quando le superfici delle faccette superiore e inferiore non sono in contatto, possono generare la formazione di cisti sinoviali, dando così origine alla prima manifestazione clinica dell’oggetto del nostro odierno approfondimento, l’artrosi interapofisaria.
Sintomi
Il fatto che le superfici delle faccette non entrino in contatto e generino delle cisti sinoviali non equivale a cadere in una condizione di profondo disagio. Di fatti, come sopra abbiamo anticipato, le cisti sinoviali rappresentano la prima manifestazione di interesse clinico ma, al di là di tale connotazione, di solito a livello sensoriale la condizione di presenta in misura pressoché asintomatica. In altri termini, nella maggior parte dei casi l’artrosi interapofisaria non sarà “intercettata” dal paziente, che non si accorgerà del problema fino a eventuali complicazioni.
Altre volte, invece, l’artrosi interapofisaria può manifestarsi con un leggero mal di schiena che appare ogni volta che si cerca di stendere la colonna lombare. Tuttavia, considerato che le cause del mal di schiena sono numerose e non sempre patologiche, difficilmente sulla base del solo dolore o fastidio si può giungere a una completa diagnosi di tale condizione.
Cause
Non tutte le cause che sono alla base del dolore alle faccette articolari sono state illustrate con certezza. È tuttavia ben noto che l’artrosi interapofisaria è una condizione di alterazione della colonna vertebrale e che tale alterazione, con il passare del tempo, non può che condurre in modo inevitabile a diversi cambiamenti fisiologici e, a volte, a qualche complicazione. È inoltre ben intuibile che la contemporanea presenza di altre affezioni cervicali, come per esempio una discopatia, rappresenta un fattore di rischi oche può favorire l’insorgenza dell’artrosi interapofisaria.
Cura
L’artrosi interapofisaria, come le altre forme di artrosi, non richiede una specifica cura. Tuttavia, ciò non equivale certamente ad affermare che non si possa o debba fare nulla per poter risollevare le condizioni del paziente: il medico potrà infatti suggerire una serie di interventi e di terapie che abbiano come ultima finalità quella di alleviare i sintomi della stessa che, come anticipato, potrebbero a un certo punto farsi tangibili: se è pur vero infatti che l’artrosi interapofisaria di norma è asintomatica, poiché la formazione delle cisti non è avvertita dal paziente, è anche vero che in alcuni casi è possibile andare incontro a mal di schiena piuttosto persistenti.
Se dunque la condizione di artrosi interapofisaria è sintomatica, si può valutare con il proprio medico il da farsi. In precedenza, erano numerosi i pazienti che si sottoponevano a delle iniezioni di anestetici direttamente nelle articolazioni interapofisarie, nella convinzione che tale applicazione, pur di effetto temporaneo, fosse effettivamente lenitiva. Tuttavia, con il passare degli anni la pratica di applicare tali iniezioni è stata parzialmente abbandonata, considerato che – seppur verificata la loro efficacia temporanea – si trattava di un’applicazione piuttosto difficile, da effettuarsi da un esperto sotto controllo radiologico.
Per i motivi di cui sopra, molti pazienti hanno poi scelto di seguire una cura farmacologica, fino a quando la somministrazione dei farmaci era comunque in grado di fronteggiare una degenerazione non troppo grave. Quando invece la degenerazione diviene troppo importante e la cartilagine non riesce più ad ammortizzare il carico delle articolazioni interapofisarie, il rischio è che l’osso si deformi, andando a generare problemi ancora più seri. Di qui, la possibilità di valutare come utile (e spesso indispensabile unica via di risoluzione) l’intervento chirurgico: l’osso deformato potrebbe provocare una stenosi spinale, che a sua volta potrebbe essere in grado di compromettere le strutture nervose.
Pertanto, alla luce di cui sopra, nell’ipotesi in cui avvertiate un mal di schiena “insolito”, vi consigliamo naturalmente di parlarne con il vostro medico di riferimento e poter individuare insieme a lui tutte le principali cause che potrebbero essere sottostanti tale condizione. Cercate di illustrare i sintomi avvertiti, e valutate quali possano essere gli eventuali esami diagnostici da fare con il supporto del proprio medico per poter arrivare a una pronta terapia.