Si noti che generalmente l’evoluzione dell’angioma rubino è molto graduale. Dunque, all’inizio le dimensioni dell’angioma sono estremamente contenute, pari alla punta di una matita. Successivamente, aumentano la propria ampiezza, limitandosi di norma a circa 3-5 millimetri o, più raramente un centimetro. Per quanto riguarda il loro colore, il ciliegia è la “tonalità” più diffusa, ma spesso possono anche assumere un colorito marrone. Se altresì gli angiomi rubino finiscono con l’essere uniti tra di loro in una sorta di raggruppamento, prendono il nome di polipoidi.
I sintomi
Introdotto quanto sopra, ricordiamo che non si tratta di una patologia dolorosa. Anzi, gli angiomi rubini si presentano senza alcun sintomo fatta eccezione per il noto inestetismo. Dunque, non generano prurito o fastidi particolari.
Ad ogni modo, non tutti gli angiomi sono privi di conseguenza: se infatti si rompono in seguito a un trauma o uno sfregamento molto incisivo, sanguineranno o si irriteranno.
Perché soffriamo?
Numerose possono essere le determinanti alla base della formazione di un angioma rubino. Tra le tante possiamo certamente riferirci alle determinanti genetiche, visto e considerato che diverse ricerche hanno a suo tempo dimostrato che la diffusione degli angiomi sono direttamente ricollegabili alla presenza di specifiche molecole in quantità e valori più elevati rispetto alla norma. È inoltre possibile ricollegare una più incisiva presenza di angiomi all’utilizzo di alcuni farmaci, come i principi attivi della ciclosporina o dei bromuri.
Ulteriormente, possono costituire fattori di favoreggiamento nel sorgere degli angiomi rubino anche l’invecchiamento della pelle determinato da una esposizione particolarmente insistente al sole, e ancora disordini ormonali (si pensi, tra i principali, a quelli determinati dalla gravidanza), disordini di fegato e intestino, e così via.
Come curare l’angioma rubino
Una volta che il medico dermatologo avrà univocamente diagnosticato l’angioma rubino, si può efficacemente procedere al suo trattamento, finalizzato all’eliminazione di questo problema estetico. Si tenga comunque conto che se l’angioma non genera particolari problemi o preclusioni, è bene non intervenire su di esso, considerando anche che non è soggetto di alcuna conseguenza negativa (dunque, non sfocia in un tumore maligno).
Per quanto ovvio, esistono anche delle ipotesi in cui sarebbe comunque opportuno procedere alla sua eliminazione o trattamento terapeutico. Tra i casi più classici, ricordiamo l’ipotesi di rottura dell’angioma rubino con conseguente sanguinamento, o ancora i più frequenti casi in cui l’angioma rubino è mal posizionato su aree che possono turbare la sicurezza e l’autostima del paziente, come ad esempio il viso.
Tra i trattamenti, spicca l’escissione di natura chirurgica finalizzata a evitare delle emorragie, o il raschiamento che viene effettuato superficialmente con un apposito strumento (chiamato curette).
In altri casi è invece più consigliabile intervenire con il laser che vaporizza i tessuti, eliminando il consueto rossore che è unito all’angioma rubino: l’intervento con il Dye laser ad impulsi garantisce di norma dei risultati ottimali e molto controllati.
Tra le altre terapie che sono spesso utilizzate per poter trattare l’angioma rubino segnaliamo infine la crioterapia, il cui obiettivo è quello di “congelare” a basse temperature i tessuti dell’angioma, producendo la loro distruzione, o ancora la c.d. “termocoagulazione a radiofrequenza”, che utilizzando delle onde radio generano delle elevate temperature che possono cauterizzare l’angioma. In entrambi i casi si tratta di procedure piuttosto rapide, senza fastidi per il paziente.
Vi ricordiamo comunque che in caso di sospetto angioma rubino è opportuno parlarne con il proprio medico di fiducia, unico professionista che possa diagnosticare effettivamente tale forma pregiudiziale e consigliare il trattamento più o meno indicato.