Tale alterazione deriva a sua volta da una disfunzione polmonare che si manifesta con una respirazione frequente, rapida o eccessiva, provocata da cause di diversa natura. L’alcalosi respiratoria può essere acuta o cronica, e la forma cronica, in cui la bassa acidità viene compensata dall’attività renale, si presenta con una sintomatologia notevolmente inferiore.
Valore del pH ematico
Normalmente, il sangue è lievemente alcalino, con un valore comunque piuttosto basso, che si mantiene tra 7.35 e 7.40: un intervallo soggetto a oscillazioni, ma mai oltre i 4 / 5 punti. Un’alterazione del pH ematico al di fuori da questo range, potrebbe compromettere seriamente le funzioni organiche: i meccanismi fisiologici che regolano l’alcalosi ematica sono complessi e precisi e, in caso di anomalie, arrivano talvolta a compensarsi autonomamente. Il controllo del valore di pH del sangue viene effettuato principalmente dall’apparato respiratorio e dalle funzioni renali: a fronte di una maggiore ventilazione (intesa come frequenza e profondità del respiro), viene emessa una maggior quantità di anidride carbonica, con il risultato di un valore di pH ematico più elevato. Da parte dell’apparato renale, il meccanismo di compensazione si regola con specifiche funzioni metaboliche in grado di contrastare i livelli di acidosi o alcalosi del sangue non equilibrati.
Alcalosi ematica causata da iperventilazione
L’alcalosi del sangue, generalmente, è causata da anomalie respiratorie o metaboliche, in quanto si lega, nel primo caso, ad una scarsa percentuale di anidride carbonica, mentre nella seconda ipotesi deriva da elementi chimici non eliminabili attraverso la respirazione. L’anidride carbonica presente nel sangue influisce sul livello di acidità pur non essendo una sostanza naturalmente acida: una volta immessa nel sangue, la molecola si acidifica, combinandosi con l’acqua. Quando l’alcalosi ematica è di origine respiratoria, viene definita, appunto, alcalosi respiratoria e, per quanto possa derivare da qualsiasi patologia polmonare, è provocata nella maggior parte dei casi da sindrome ansiosa o febbre: due condizioni che portano facilmente all’iperventilazione, cioè alla respirazione troppo frequente, che talvolta arriva a superare la frequenza di 20 atti respiratori in un minuto.
I sintomi
L’iperventilazione e la tachipnea, vale a dire il respiro frequente e affannoso, sono i sintomi più evidenti dell’alcalosi respiratoria, accompagnati spesso da nausea, aritmia, vertigini, parestesie e altri sintomi più intensi, in relazione alla gravità della patologia che ha provocato la riduzione del livello di anidride carbonica nel sangue, e la conseguente alterazione del pH ematico. Normalmente, l’anidride carbonica genera una funzione vasodilatatrice a livello cerebrale: se, a causa dell’iperventilazione, l’anidride carbonica presente nel sangue diminuisce, elevando il livello di alcalosi, la circolazione cerebrale viene compromessa, provocando la tipica sintomatologia neurologica: vertigini, nausea, confusione, irregolarità cardiaca e, nei casi più gravi, il coma.
L’alterazione del livello di alcalinità del sangue può comportare anche squilibri elettrolitici, provocando una caduta del calcio e una riduzione della presenza di ossigeno nei tessuti, con la conseguenza di disturbi muscolari, spasmi, contrazioni ed aritmie cardiache.
Diagnosi
Per diagnosticare una situazione di alcalosi respiratoria, in presenza della caratteristica sintomatologia, il medico richiede solitamente una serie di test clinici specifici:
la radiografia del torace
il test di funzionalità polmonare
l’emogasanalisi arteriosa, che consiste nella misurazione dei livelli di ossigeno e anidride carbonica nel sangue: la diagnosi di alcalosi ematica viene confermata da un difetto di biossido di carbonio.
I risultati delle analisi permetteranno al medico di escludere eventuali patologie di grave entità, quali potrebbero essere meningite, encefalite, anemia, ma anche disfunzioni della tiroide e diverse tipologie di tumore. Escluse le cause più serie, l’iperventilazione e la conseguente alcalosi respiratoria possono derivare da febbre alta, dolori, traumi, così come dalle variazioni ormonali e fisiche della gravidanza. Anche l’assunzione di farmaci alcalinizzanti, come i salicilati e i composti a base di bicarbonato di sodio, possono causare iperventilazione e alcalosi ematica, e in alcuni soggetti il disturbo può essere causato dall’altitudine elevata.
Iperventilazione e sindrome ansiosa
Tuttavia, una delle cause più frequenti di iperventilazione e basso livello di anidride carbonica del sangue è costituita dalle forme di ansia, dagli attacchi di panico e dai disagi di origine nervosa e psicologica. La sindrome ansiosa provoca spesso episodi di iperventilazione, talvolta anche cronici, che influiscono sulla qualità della vita del paziente, le cui crisi di panico sono generate dalla paura nei confronti di patologie di cui, in realtà, non soffre affatto.
Terapie e farmaci
Il trattamento terapeutico dell’alcalosi respiratoria è relativo alla patologia da cui la disfunzione ha origine, infettiva, virale o metabolica. Considerando comunque la frequente origine psicosomatica o nervosa del disturbo, nella sua fase più acuta viene generalmente trattato con farmaci betabloccanti, e nel lungo termine con psicofarmaci, ansiolitici, trattamenti psichiatrici e terapie naturali anti stress che favoriscono il ripristino di una corretta respirazione.