Microplastiche: livelli allarmanti trovati nel cervello dalle ultime ricerche (DA FINIRE)

Micro plastiche e nano plastiche: una vera e propria invasione che coinvolge tutto l’ecosistema, compresi noi stessi.

L'invasione delle microplastiche
Microplastiche e nano plastiche nell’ambiente: ecco lo studio sul cervello e fegato (Inran.it)

La situazione delle micro e nano plastiche si dimostra essere arrivata ad un punto critico per il quale non è possibile più tornare indietro. “La plastica è ovunque. […] Anche se smettessimo di produrre plastica in questo momento, il mondo resterebbe comunque pieno di microplastiche. Importante pensare a misure di mitigazione, […] cosa possiamo fare per ridurre al minimo l’esposizione e per prevenire magari alcuni rischi per la salute che potrebbero esserci” così spiega Emma Kasteel, neurotossicologa dell’Università di Utrecht. Una situazione preoccupate, soprattutto dopo gli ultimi dati.

L’invasione delle microplastiche: ecco i nuovi studi

Microplastiche nel cervello e nel fegato
Nuovi dati su cervello e fegato: parliamo di micro e nano plastiche (Inran.it)

Il massiccio utilizzo della plastica nella nostra società ha portato ad una nuova emergenza che si è andata dimostrando già negli anni ’70. Infatti gli studi hanno mostrato un vertiginoso aumento delle microplastiche nell’ambiente e nella nostra vita. Le microplastiche, inferiori a 5 millimetri, e le nano plastiche, da 1 a 1000 nanometri, sono generate dall’uso dei prodotti di plastica più grandi, come bottiglie, sacchetti della spesa, contenitori che possono disperdersi anche nell’ambiente. Queste non sono visibili ad occhio nudo e sono presenti l’acqua, l’aria e molti alimenti. Insomma, come già accennato dalla dottoressa Kasteel, sono ovunque.

Questo inquinamento ci tocca direttamente. Infatti le microplastiche non sono state trovate soltanto nell’ambiente esterno ma anche nell’uomo. Sono state riscontrate presenze di micro e nano plastiche nei polmoni, nella placenta, nei vasi sanguigni, nel fegato e nel cervello. Ad oggi non si parla di sintomatologia o di effetti confermati sulla salute dell’uomo, il riscontro che è stato svolto è puramente statistico e ci permette di capire che tipo di inquinamento oggi è in corso.

L’inquinamento della plastica: ecco gli studi sul corpo umano

Uno studio pubblicato su Nature Medicine ha evidenziato un allarmante dato sull’accumulo di micro e nano plastiche all’interno del cervello e del fegato. Parliamo di una ricerca svolta su 52 campioni di cervello e fegato in una arco di anni che va dal 2016 al 2024, studiando l’andamento dell’accumulo in base anche al periodo. Il dato importante che è stato riscontrato è un accumulo maggiore nei campioni nel 2024, contando un aumento delle micro e nano plastiche nel cervello e nel fegato del 50%. Ma le informazioni non si fermano qui. Infatti è stato riscontrato una quantità di micro e nano plastiche da 7 a 30 volte maggiore nel cervello che nel fegato o nei reni.

Secondo la dottoressa Kasteel questo è un dato logico, vista la continua inalazione della plastica. Quindi le micro e le nano plastiche sembrano attraversare il naso fino al bulbo olfattivo e raggiungere il cervello. Tra le informazioni che sono state ricavate troviamo, inoltre, che l’accumulo maggiore è presente nei campioni dei 12 cervelli di persone con demenza diagnosticata. Ad oggi non esiste nessuna correlazione medica fra demenza e accumulo di plastica, ma è dato che punta a spingere l’interesse scientifico verso ulteriori studi che analizzino questo anomalo risultato.

I dati sullo studio dell’inquinamento della plastica nel cervello e nel fegato

Studio sulle microplastiche
Microplastiche: il nuovo studio pubblicato su Nature Medicine (Inran.it)

Difatti il collegamento potrebbe non essere la conseguenza della demenza, in quanto, afferma Kasteel, le persone affette da demenza tendono ad avere una barriera ematoencefalica meno funzionante. Quindi gli effetti sulla salute della presenza di queste microplastiche non è ancora oggetto di nuove scoperte. Sicuramente l’inquinamento e l’accumulo destano l’attenzione della comunità scientifica che continua a studiare il fenomeno e gli effetti sulla nostra salute. Il dato interessante è anche nella risposta del corpo alla maggiore esposizione. Possiamo, infatti, constatare che il dato è sicuramente causato da un aumento dell’esposizione, ma manca la correlazione tra l‘età del soggetto e la plastica ritrovata. Queste informazioni, infatti, sembrano prefigurare la possibilità che il corpo provi ad eliminarla in qualche modo.

Ad oggi, quindi, l’esposizione è aumentata in maniera esponenziale e, come scritto in apertura di questo articolo, è una realtà con la quale dovremo fare i conti. Non ci sono dati sulla salute e sugli effetti sul nostro corpo. “Sempre più studi dimostrano che le materie plastiche sono presenti nel cervello e non dovrebbero esserci. Non sappiamo molto sugli effetti sulla salute, ma il fatto è che ci sono e non dovrebbero esserci, e forse questo è già abbastanza preoccupante” a proposito di questo conclude la neurotossicologa Emma Kasteel.

Lorenzo Angelini

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