Durante i giorni di festa è consuetudine sedersi a tavola in famiglia o con altre persone. Fa attenzione a come parli: ecco i motivi
Manca davvero poco alla Pasqua. E durante questi giorni festivi, sappiamo bene che si tende a stare in famiglia o con amici e mangiare piatti della tradizione. Sedersi a tavola e condividere cibo è sempre la scelta migliore per celebrare le feste. Bere, mangiare, parlare, e farlo tutti insieme, è davvero un dono, ma spesso bisogna fare attenzione ai nostri comportamenti.

Oggi, grazie anche alla tecnologia, abbiamo più conoscenza riguardo il mondo che ci circonda. Siamo soprattutto più consapevoli riguardo al fatto che, ad ogni azione corrisponde ad una reazione. E che spesso, possiamo ferire anche con una frase banale. Ad oggi vi è maggiore ragguaglio riguardo i disturbi alimentari. Sono davvero numerose le persone che soffrono di disturbo del comportamento alimentare, anche se spesso non lo notiamo. Ecco perché quando siamo a tavola con persone, a prescindere da quanto le conosciamo, bisogna fare maggiore attenzione a ciò che diciamo e come ci comportiamo.
Cosa non dire a tavola a chi soffre di disturbo comportamentale alimentare
Le festività, per chi convive con un disturbo del comportamento alimentare, non sono solo momenti di festa. Possono diventare un vero e proprio campo minato emotivo. Il cibo è ovunque: antipasti, piatti principali, dolci… e con lui arrivano spesso anche i commenti non richiesti, gli sguardi, le domande. Ci si può sentire fuori posto, sotto esame, quasi costretti a dover giustificare ogni scelta a tavola.

In vista della Pasqua, Lilac – Centro Dca, una startup digitale che si occupa proprio di aiutare chi soffre di questi disturbi con un approccio innovativo, ha creato un piccolo “vademecum pasquale” per aiutare parenti e amici a comportarsi con più delicatezza. Sì, perché a volte anche una frase detta senza cattiveria può ferire profondamente.
Secondo un’indagine condotta su pazienti e membri della community Lilac, composta in gran parte da giovani intorno ai 30 anni, il 63% delle persone con un Dca si sente incompreso da chi gli sta vicino. “Durante le feste gli altri si rilassano, loro fanno i conti: con il cibo, con le emozioni, con le aspettative.” Sono queste le parole di Giuseppe Magistrale, CEO di Lilac.
Ecco allora le 6 frasi da evitare assolutamente a tavola, secondo Lilac:
“Ma sei normopeso, non hai nessun problema.”
I disturbi alimentari non si vedono sulla bilancia. Possono colpire chiunque, a prescindere dal peso. Dire il contrario significa ignorare la sofferenza di chi li vive.“Non sembri una persona con un disturbo alimentare.”
Non esiste un “aspetto da Dca”. Questa frase fa sentire invisibili, come se si dovesse dimostrare di stare male per essere creduti.“È solo una fase, passerà.”
Minimizzare non aiuta. I disturbi alimentari non sono un momento e neanche una moda. Servono ascolto, supporto e spesso anche un percorso lungo e complesso.“Mangia qualcosa e vedrai che ti passa.”
Non è così semplice. Il problema non è il cibo in sé, ma tutto ciò che ci sta dietro: dolore, paura, bisogno di controllo.“Non credi di aver mangiato troppo poco?”
Anche se detta con buone intenzioni, questa domanda può far sentire sotto osservazione. E questo non fa che aumentare la tensione.“Ma dai, oggi non si contano le calorie!”
Frasi del genere, che vogliono essere leggere o motivazionali, spesso risultano opprimenti. Non si tratta di non voler festeggiare, ma di un disagio reale che merita rispetto.
In poche parole, se a tavola c’è qualcuno che vive un Dca, la cosa più importante che possiamo fare è ascoltare senza giudicare e lasciare spazio alla serenità, senza pressioni. Le parole hanno un peso, e alcune, anche se piccole, possono fare male.