Quando i bambini scrivono e disegnano, stanno comunicando attraverso un linguaggio che ogni adulto dovrebbe saper interpretare.
Quando un bambino scrive o disegna non sta solo lasciando un segno su un foglio: sta comunicando qualcosa di sé. Talvolta, quel gesto spontaneo diventa il primo allarme.

Una scrittura illeggibile, rigida o dolorosa, un disegno caotico o spento, possono essere il modo che il bambino usa per dire “non sto bene”, prima ancora di trovare le parole per farlo.
Ad esempio, una scrittura molto piccola, contratta e senza spazi può rivelare insicurezza, mentre una troppo grande può nascondere una forte impulsività o una difficoltà a contenere le emozioni. Anche i disegni parlano: l’assenza di colore, la mancanza di dettagli, l’uso ripetitivo di tratti scuri o figure isolate possono essere indizi preziosi.
Quali sono i segnali a cui fare attenzione nella scrittura e nei disegni dei bambini
Non ci si deve allarmare per ogni scarabocchio disordinato. Il gesto grafico va interpretato all’interno di un contesto, considerando l’età, il contesto sociale e familiare, lo sviluppo motorio e la fase emotiva del bambino.

Però è importante sapere che ci sono segnali ricorrenti che, se persistono nel tempo, meritano attenzione:
- Scrittura troppo lenta, rigida o dolorosa.
- Disegni ripetitivi, privi di slancio creativo o troppo “adultizzati”.
- Confusione spaziale: lettere accavallate, disegni senza orientamento.
- Evita di scrivere o disegnare, prova frustrazione o rifiuto.
- Impugnatura scorretta che non migliora nel tempo.
- Postura scomposta, stanchezza precoce durante l’attività grafica.
Questi indizi possono segnalare un disagio che non è solo “motorio”, ma coinvolge anche l’aspetto emotivo e relazionale.
Scrittura e disegno: finestre sull’anima dei bambini
Attraverso i disegni e la scrittura, il bambino si esprime, racconta, elabora emozioni. Per questo, è importante osservare senza giudicare. Un disegno non è bello o brutto: è significativo.
Non bisogna emettere giudizi, meglio non dire che il disegno è bello o brutto, piuttosto è meglio chiedere “Cosa hai disegnato?” o “Cosa stavi pensando mentre scrivevi?” queste semplici domande possono dare luogo ad un dialogo sincero, soprattutto con chi fatica a verbalizzare.

In presenza di difficoltà grafo-motorie o emotive, in qualità di educatrice del gesto grafico e di grafologa dell’età evolutiva, propongo sempre un approccio che parte dall’ascolto e si sviluppa attraverso percorsi personalizzati.
Non basta correggere il gesto: bisogna comprendere cosa lo ha reso incerto. Solo così possiamo aiutare il bambino a riappropriarsi con piacere della scrittura e della propria espressività (qui alcuni esercizi utili che tutti possono mettere in pratica).
Scrittura e disegno: quando è opportuno chiedere un aiuto?
Nel dubbio, è sempre utile confrontarsi con figure specializzate: insegnanti attenti, neuropsichiatri, psicologi infantili, educatori del gesto grafico, grafologi dell’età evolutiva.
La prevenzione è fondamentale: agire presto permette di evitare che una difficoltà temporanea diventi un blocco radicato. E no, non è “troppo presto” già in prima o seconda primaria, anzi è il momento giusto per osservare e intervenire con delicatezza.
Ogni bambino ha il diritto di sentirsi capace, anche quando tiene in mano una semplice matita. I suoi segni grafici non vanno corretti, vanno ascoltati.
Articolo a cura della Dott.ssa Aurora De Santis, grafologa, esperta in educazione e ri-educazione del gesto grafico, grafologa dell’età evolutiva e grafologa forense e giudiziaria civile e penale, iscritta all’A.G.P. (Associazione Grafologi Professionisti) al n. 9/171.