Buste della spesa ed imballaggi alimentari diffondono microplastiche nell’ambiente e nel nostro corpo ed i rischi per la nostra salute stanno aumentando sempre di più: cosa sapere
Portare a casa cibi confezionati ci facilita la vita in un mondo sempre più veloce che ci costringe ad andare di corsa. Ma tutto questo quanto ci costa? Sappiamo bene che la plastica e le microplastiche sono una vera minaccia per l’ambiente ma anche per il nostro corpo con conseguenze gravi e pericolose ma ora un nuovo studio ci avverte anche di altri pericoli.

Buste della spesa ed imballaggi alimentari stanno aumentando i fattori di rischio per la nostra salute in modo incredibile. Vediamo cosa hanno scoperto di recente i ricercatori.
Microplastiche, alimenti e conseguenze per la salute: un nuovo preoccupante studio
Dall’Università di Oxford arriva un nuovo e grande allarme sulle microplastiche. Secondo il team guidato dal professor Timothy Walsh, le piccolissime particelle di microplastiche che entrano nel nostro corpo sarebbero responsabili di conseguenze mai emerse fino ad ora.
Dietro la diffusione dei superbatteri resistenti agli antibiotici potrebbero esserci proprio i piccolissimi frammenti di plastica che circolano nel nostro corpo entrandovi con l’acqua potabile e tramite l’alimentazione.

L’aumento e la diffusione di infezioni che sono sempre più resistenti ai farmaci potrebbe essere legato proprio alle microplastiche che faciliterebbero la diffusione di batteri che non si debellano facilmente.
Microplastiche, batteri e resistenza ai farmaci
Ma cosa c’entrano le microplastiche con i batteri più resistenti? Secondo gli studiosi proprio nelle microplastiche i batteri iniziano la loro vita e più cominciano a mutare tanto da diventare più resistenti ai farmaci.
Le microplastiche che derivano dai sacchetti e dalle confezioni degli alimenti assorbono e trasportano gli antibiotici e così i batteri si ritrovano a “combattere” con basse dosi di medicinali che non riescono a debellarli favorendo così la loro resistenza.

I frammenti di plastica provenienti anche dagli imballaggi alimentari attraverso la formazione di biofilm batterici creano un ambiente favorevole nel quale “i batteri si scambiano geni di resistenza” diventando sempre più forti contro i farmaci. Così ha spiegato in parole semplici a Il Fatto quotidiano il professor Carlo Signorelli, Ordinario di Igiene generale e applicata e Direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva dell’Università Vita-Salute San Raffaele.
Come possiamo difenderci da questo pericolo
Secondo Signorelli il pericolo è reale e preoccupante perché, se le infezioni sono difficili da trattare, i rischi per la salute pubblica aumentano. In che modo possiamo difenderci? E’ necessario la collaborazione di tutti su più fronti perché non basta ridurre l’inquinamento da plastiche ma serve anche migliorare la gestione dei rifiuti, sviluppare materiali alternativi biodegradabili e compostabili come anche usare gli antibiotici in maniera serie e responsabile, sensibilizzando le persone a farne un uso corretto sia per gli umani che per gli animali.
Inoltre, è essenziale una collaborazione tra comunità scientifica, politica e società civile: “I professionisti sanitari, in particolare i medici igienisti, devono sensibilizzare opinione pubblica e istituzioni nazionali ed europee – ha concluso Signorelli – sui rischi dell’inquinamento da microplastiche e resistenza agli antibiotici. Sono necessarie alcune azioni fondamentali”.