Un giovane ragazzo racconta il suo calvario, dai primi insospettabili sintomi, confusi con uno stato di stress, alla diagnosi di SLA.
Dai primi sintomi, leggeri, collegati allo stress, a un lungo periodo di affaticamento che lo ha costretto a rivolgersi a svariati medici. Dunque gli esami e infine la terribile diagnosi di SLA. A raccontare il suo calvario è lo stesso protagonista, Michael Stone, un ragazzo straniero che cerca di far riflettere tutti gli utenti sull’importanza della prevenzione e sui controlli medici tempestivi.

Michael aveva 25 anni quando gli è stata diagnosticata la SLA, la malattia neurodegenerativa che danneggia le cellule nervose che controllano i movimenti dei muscoli, i motoneuroni. La SLA arriva in punta di piedi, in maniera subdola, e non è semplice da riconoscere, almeno nei primi istanti, ma col trascorrere del tempo, questa causa atrofia muscolare, rendendo la vita del malato un vero inferno.
Michael Stone racconta la sua storia: la scoperta della SLA a soli 25 anni
La SLA, Sclerosi Laterale Amiotrofica, è una malattia terribile e che arriva connessa a una serie di sintomi generici, come affaticamento, debolezza muscolare, rigidità, crampi, difficoltà nella deglutizione e tremolii. Le cause, ancora oggi, restano sconosciute, anche se i medici parlano di una malattia dettata dalla genetica. In generale, la SLA insorge a partire dai 40 anni, anche se esistono casi precoci, come è stato per Michael, che ha scoperto di essere malato a soli 25 anni.
La malattia neurodegenerativa atrofizza l’apparato muscolare, portando fino alla paralisi, e riducendo la durata della vita della persona malata. Michael aveva ricevuto la diagnosi di SLA all’età di 25 anni. Per diverso tempo, il giovane aveva scambiato i primi sintomi per un periodo di forte stress lavorativo. In realtà, quei primi sintomi erano campanelli di allarme.

“Mi sentivo sempre debole, mi tremava l’occhio, ogni tanto avevo qualche spasmo alle gambe, pensavo fosse solo stress per il lavoro”, racconta Michael Stone. Eppure, nonostante la malattia, il ragazzo combatte ogni giorno, cercando dentro di sé un briciolo di speranza: “la speranza può diventare cronica, come la malattia stessa”, scrive sul suo profilo Instagram, proseguendo che “la speranza non nasce dalla sfida ma dalla accettazione”.
“Scelgo la speranza” le parole di Michael Stone, il ragazzo malato di SLA: un esempio per tutti
Michael sceglie la speranza, ponendosi come un modello da seguire per tutti, malati e non. Non può fare nulla, se non accettare la sua condizione. Nonostante il malessere, fisico e psicologico, Michael sceglie di condividere la sua quotidianità sui social, raccontando tutto quello che c’è da sapere, dai primi sintomi, insospettabili e molto comuni, ai primi spaventi dovuti agli spasmi improvvisi nella notte.

“Lavoravo tanto, facevo turni spesso di dodici ore, quindi pensavo fosse una condizione legata allo stress, perché stavo in piedi per tante ore e mi sentivo debole e con i muscoli irrigiditi”. Se la SLA viene diagnosticata soprattutto negli Over 50, per Michael la malattia ha esordito precocemente. “Ho trascorso due anni e mezzo andando da un medico all’altro”. Molti medici, infatti, non avevano riconosciuto la malattia, fraintendendo i sintomi.
Eppure, i sintomi non si affievolivano, anzi, di settimana in settimana peggioravano: “Prima gli spasmi alla gamba, poi al polpaccio, poi alla coscia, poi al fianco sinistro, infine al braccio. Poi spasmi ovunque nel corpo. Sono terrorizzato per ciò che mi sta capitando, ho paura del futuro”, ammette il ragazzo, anche se cerca di non arrendersi.