Sai cosa mangi davvero quando scegli il kebab? Forse prima di ricomprarlo vorresti sapere questo

Chi non si è mai gettato a capofitto nel provare un piatto del celebre kebab? Ebbene, dopo aver letto qui, non lo farai ancora.

Negli ultimi decenni, ha spopolato tra le generazioni adulte e le più giovani come il piatto di strada per eccellenza. Speziato, pratico e veloce, rappresenta la soluzione (apparentemente) ideale per gli attacchi di fame improvvisi o per i pasti da consumare in poco tempo.

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Kebab, la verità sulle sue componenti (Inran.it)

Ampiamente diffuso in Europa, è servito in varianti diverse che spaziano dalla piadina al piatto e condito con verdure e spezie varie. Che lo si abbia provato, che si voglia farlo o che sia già diventata un’abitudine, chi si è mai soffermato ad interrogarsi su cosa ci sia realmente al suo interno?

Kebab, sai davvero cosa stai mangiando? Te lo dico qui

La carne utilizzata nella preparazione del kebab può variare in base alla zona geografica. Tradizionalmente, si dovrebbe utilizzare carne di agnello, pollo o mando, tuttavia nelle catene di fast food o nell’industria della grande distribuzione alimentare, la realtà è ben diversa.

Alcune indagini condotte sul livello della qualità della carne del kebab e sulle sue componenti hanno evidenziato dei risultati che non piaceranno agli abituali consumatori e che faranno cambiare idea a chi aveva intenzione di mangiarlo ancora.

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Cosa si nasconde dentro un kebab (Inran.it)

Chiaramente, esistono in commercio varianti di kebab d’alta qualità, composti da ingredienti sicuri e carni fresche. Tuttavia, le analisi hanno dimostrato che si tratti di una minoranza: le produzioni industriali contengono alte percentuali di ingredienti dannosi.

Cosa c’è realmente nel kebab: i risultati delle indagini

Stiamo prendendo in esame un prodotto industriale che va ben oltre il semplice panino: trasforma i residui di carne in un alimento dal sapore piacevole attraverso processi di tritatura meccanica, l’aggiunta di additivi chimici e fasi di lavorazione complesse.

Quello che una volta era preparato con carne fresca e cotta al momento, oggi è qualcosa di trasformato che permette la vendita a basso costo. Le grandi aziende che producono kebab hanno come obiettivo la massimizzazione dei profitti, pertanto usato materiali di seconda scelta come ossa, lingua, grasso, occhi e cervello. Vengono tritati meccanicamente per ottenere una poltiglia a cui aggiungere sale, spezie e additivi chimici per renderla appetibile e fare in modo che si conservi a lungo nel tempo (questi sono i metodi migliori per la conservazione della carne). Ciò che si ottiene da questa lavorazione viene avvolto intorno a uno spiedo d’acciaio, congelato e distribuito ai vari punti vendita.

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Come producono un kebab (Inran.it)

Un kebab d’alta qualità deve contenere solo una miscela di pollo, tacchino o vitello e prevedere solo pochi altri ingredienti. Tuttavia, oggi ci troviamo davanti a liste chilometriche di ingredienti che vanno dagli amidi agli zuccheri, conservanti e stabilizzanti vari. Questo è indice che si tratti di un prodotto fortemente processato.

La verità nascosta dietro il kebab

E’ importante considerare che un piatto di kebab venduto a 3 o 4 euro non possa equivalere ad un piatto di carne di alta qualità. Con molta probabilmente siamo davanti a un prodotto industriale preparato con scarti e aggiunte nocive. Al contrario, un kebab da 8 o 10 euro può essere indice di maggiore qualità. Anche l’aspetto visivo gioca un ruolo importante nel suggerire se si tratti o meno di un buon prodotto: un kebab artigianale mostra singoli pezzi di carne infilzati lungo lo spiedo. Al contrario, una massa indistinta è indice di qualcosa di industriale, tritato e ricompattato.

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