Viaggio terapeutico: cos’è e perché sceglierlo

Viaggiare ha molti significati e può essere affrontato in vari modi; conosciamo insieme cos’è un viaggio terapeutico.

Viaggio terapeutico
Perché scegliere di fare un viaggio terapeutico: i benefici (Inran.it)

Noi ci immaginiamo che viaggiare significa essere dei turisti e fare le “vacanze“, ma viaggiare significa ben altro. Un viaggiatore non è un turista e una vacanza non è un viaggio. Essenziale, quindi, capire che esiste una distinzione ben precisa che nasce da come viene affrontato il viaggio e quali sono le priorità che ci accompagnano. Un viaggio ha un valore più profondo che vede il viaggiatore scoprire il mondo e se stesso.

Un viaggiatore non è un turista: ecco il viaggio terapeutico

In viaggio
Un viaggio diverso: ecco cos’è il viaggio terapeutico (Inran.it)

Sembra un concetto molto filosofico e difficile da calare nella realtà quotidiana, ma la differenza è palpabile. Viaggiare significa scoprire e avventurarsi, accettare e conoscere la cultura locale, senza invaderne gli spazi vitali. Scegliere di conoscere e di vivere, senza alimentare un sistema che vede la cultura come merce, ma vivendo nel rispetto continuo dell’ambiente in cui ci si trova. Essere turista significa essere una macchinetta fotografica di luoghi che si sovrapporranno tutti insieme in un dimenticabile angolo della mente. Viaggiare è un modo per riscoprirsi in modo terapeutico. Ma cos’è un viaggio terapeutico?

Un viaggio terapeutico è un modo di viaggiare che punta a connetterci con noi stessi. Quando Ippocrate aveva davanti a se un uomo malato, oltre alla cura farmacologica gli suggeriva la cura del “nuovo luogo“. Allontanarsi, cioè, dal proprio luogo, da quel contesto che ha generato o stava acuendo lo stato di malattia. Viaggiare ha un valore terapeutico perché ci permette di rompere la routine e i legami della nostra quotidianità. Viaggiare ci rende consapevoli, perché lavora sulla proiezione delle emozioni che non sono positive. Una consapevolezza che parte dallo stessa scelta di abbandonare il nostro divano per approcciarci al mondo.

Viaggio terapeutico: cos’è e come farlo

Un viaggio terapeuti ci insegna il rispetto. Viaggiare senza l’aggressività di un turista, rispettando canoni, credenze, culture, ci permette di valorizzare il rispetto per noi stessi. Imparare a riconoscere l’altro e rispettarlo, significa saper percepire noi e il nostro essere. La nostra cultura, il nostro credo ma soprattutto le nostre qualità, i nostri pregi e difetti, potendoli osservare in maniera molto più nitida. Infine, un viaggio terapeutico ci insegna ad amare.

Conoscere e scoprire realtà distanti da noi, entrandoci in contatto con rispetto e ascolto, ci alimenta l’empatia. Il viaggio ci educa ai sentimenti. Inizia, così, una danza fra noi il viaggio dove, attraverso il nostro viaggio terapeutico, siamo in grado di innamorarci del mondo e, come in uno scambio alla pari, tronare ad amare noi stessi. Riprendere, quindi, consapevolezza delle nostre qualità e concederci di vivere senza giudicarci, ma imparando ad amarci. Un amore che sa nascere solo nell’incontro con l’altro e con tutto quello che possiamo conoscere. Ma come posso costruire il mio viaggio terapeutico?

Come costruire un viaggio terapeutico

Ostello
Scegliere qualcosa di diverso: ecco perché affrontare un viaggio terapeutico (Inran.it)

Per prima cosa dobbiamo capire che l’intenzione differenzia una vacanza da un viaggio. L’intenzione di scoprire ed essere scoperti, senza invadere e divorare come turisti aggressivi. Scoprire culture, idee, comunità, credo e, soprattutto, persone. L’incontro con l’altro costruisce la nostra maturità e il nostro cambiamento. L’altro è la fonte dell’eterna consapevolezza, della scoperte dell’amore per noi stessi. Preso atto di questo, sapendo che la propria volontà fa parte del progetto, cosa possiamo fare fattualmente?

Per trasformare una vacanza in un viaggio terapeutico dobbiamo partire da soli. Scegliere se stessi. Quando viaggi da solo devi affrontare tutto con le tue sole forze e sei tu a decidere cosa fare e con chi parlare. Troverai risorse che non immaginavi di avere dentro di te. Oltre a ciò, non pianificare ogni momento del viaggio, lascia che il caso e la curiosità ti portino verso strade nuove e non calcolate. Pianifica solo i primi tre giorni di viaggio, il resto lascialo al caso e alle tue scelte.

Alcuni aspetti per vivere un viaggio terapeutico

Infine, non viaggiare per hotel, ma scegli gli ostelli. Sì, hai letto bene, ostelli. Questo articolo è per tutti, non solo per i giovani, perché l’idea del viaggio che racchiude un ostello è per tutti. Viaggiare in ostello significa condividere. Condividere il viaggio con altre persone che, come te, sono in viaggio con un bagaglio di storie e pensieri pronte da essere condivise. In hotel sarai solo, ma negli ostelli avrai la possibilità di vivere l’incontro e di arricchirti di tutto quello che un viaggio terapeutico è in grado di regalarti.

Dal viaggio più semplice al più lungo, si parte sempre nello stesso modo, ed è attraverso un passo verso la stessa direzione. Non esiste viaggio e viaggiatore che non abbia paura, che non abbia il timore di superare quella soglia di casa e lasciare la propria routine, anche per due giorni. Se hai paura, ascoltala ma non lasciarla scegliere, perché se senti quella paura significa che ha bisogno di un viaggio terapeutico.

Lorenzo Angelini

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