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Pensionati in allarme: a marzo meno soldi sul conto | Controlla Subito

Pubblicato da
Michele D Agostino

Per quanto riguarda le pensioni di marzo, c’è stata una brutta sorpresa per gli anziani: ecco quanto si sono ritrovati sul cedolino

Ultimamente si è parlato tanto di aumento delle pensioni a partire da marzo 2025. Effettivamente, il cedolino di questo mese subirà un adeguamento in linea con la Legge di Bilancio. Hanno portato con sé un leggero incremento degli importi e il riconoscimento di alcuni arretrati.

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Tuttavia, le cifre in gioco non sono particolarmente significative. Per chi percepisce l’assegno minimo, l’aumento sarà di circa 13,27 euro mensili, mentre per chi ha una pensione fino a 2.394,44 euro lordi, l’incremento sarà dello 0,8%. Per le fasce più alte, l’incremento sarà ancora più modesto, oscillando tra lo 0,72% e 0,60 euro.

Questi adeguamenti sono stati introdotti per contrastare l’aumento del costo della vita. Tuttavia, il beneficio potrebbe essere ridimensionato da un altro fattore: le trattenute fiscali. Infatti, le addizionali comunali e regionali peseranno sulle pensioni, riducendo ulteriormente il guadagno derivante dagli aumenti. In sintesi, se da un lato c’è un adeguamento al costo della vita, dall’altro le trattenute potrebbero assorbirne gran parte, lasciando ai pensionati un incremento poco incisivo sul reddito effettivo.

Pensioni di marzo con trattenute fiscali: cosa è successo

Il mese di marzo, che molti pensionati attendevano con la speranza di un piccolo aumento dell’assegno, rischia di portare invece una spiacevole sorpresa. Nonostante gli adeguamenti previsti dalla Legge di Bilancio, che dovrebbero garantire un incremento delle pensioni. Il cedolino di marzo sarà influenzato dalle trattenute fiscali, riducendo o addirittura annullando i benefici.

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Le trattenute in questione riguardano le addizionali regionali e comunali, imposte che i pensionati devono versare in base al proprio reddito e alla residenza. Mentre l’Irpef viene trattenuta mensilmente, le addizionali seguono un diverso meccanismo. Quelle regionali si spalmano da gennaio a novembre, mentre le comunali prevedono un pagamento in due fasi. A marzo scatta infatti la trattenuta dell’acconto, pari al 30% dell’importo totale dovuto, mentre il saldo verrà distribuito nei mesi successivi fino a novembre dell’anno seguente. Questo significa che molti pensionati, anziché vedere un assegno più ricco, riceveranno una somma inferiore rispetto a febbraio.

A subire il contraccolpo maggiore saranno i pensionati con redditi medi e medio-bassi. Questo perché le addizionali vengono calcolate sugli scaglioni Irpef, rendendo più evidente la riduzione dell’importo netto. Chi percepisce pensioni più alte, invece, potrebbe subire un impatto minore, poiché la trattenuta è proporzionale al reddito complessivo. Per fare un esempio concreto, a Roma su una pensione lorda di 1.500 euro le trattenute potrebbero arrivare a circa 58 euro, con l’addizionale comunale fissata allo 0,9%.

La buona notizia è che, una volta superato marzo, la situazione dovrebbe stabilizzarsi. Dal cedolino di aprile, chi ha diritto agli aumenti previsti potrebbe finalmente vederli concretizzarsi. Questo senza il peso delle trattenute straordinarie che caratterizzano il mese di marzo. Tuttavia, per l’effettiva riforma dell’Irpef e il possibile aumento delle pensioni per il secondo scaglione, bisognerà attendere l’estate. Fino ad allora, per molti pensionati il bilancio mensile potrebbe risultare meno positivo del previsto.

Michele D Agostino