Inquinamento delle acque potabili: vediamo insieme cosa sono le sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate (PFAS).
Quando parliamo di inquinamento, non parliamo solo dell’aria, ma anche di altri livelli. In questo caso, infatti, parliamo di inquinamento delle acque potabili per motivi antropici. Come in molti casi di inquinamento, anche questa situazione trova il colpevole nell’industrie che, attraverso le loro attività, inquinano le nostre acque, mettendo a rischio molte vite. I fattori inquinanti possono essere molteplici e oggi andremo a conoscere i PFAS e i dati raccolti dal Ministero e da Greenpeace.
Il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica spiega in questi termini cosa sono i PFAS:“I PFAS sono composti chimici altamente fluorurati caratterizzati da una struttura chimica molto stabile che li rende particolarmente resistenti ai processi naturali di degradazione […] tanto da essere nominati forever chemicals“. Quindi questi composti chimici sono presenti all’interno delle nostre acque perché sono particolarmente resistenti, motivo per il quale vengono utilizzati fin dagli anni ’50 in molti settori industriali. Così continua il Ministero spiegando in quali settori è utilizzato “[…]come quello conciario, della produzione di carta e dei contenitori per uso alimentare, per i rivestimenti antiaderenti delle pentole e come impermeabilizzanti nella produzione di abbigliamento tecnico.”
L’uso massiccio che ne viene fatto e la sua resistenza sono i fattori che hanno permesso la diffusa contaminazione ambientale. Un inquinamento pericoloso, dati gli effetti tossici nell’uomo correlati ai PFAS. Infatti un accumulo di queste sostanze può costituire l’insorgenza di patologie neonatali, diabete gestazionale e, in caso di esposizione cronica, formazione di tumori. La situazione ambientale, quindi, risulta essere critica e ha immediatamente mosso molti enti istituzionali e amministrativi, oltre che grandi realtà come GreenPeace.
Vediamo, quindi, nascere la campagna “Acque senza veleni” che ha permesso la creazione di una prima mappatura nazionale delle contaminazioni di PFAS nelle acque potabili di molti comuni d’Italia. Il 79% dei campioni rilevati risultano contaminati, quindi 206 campioni su 260 totali. Le contaminazioni non superano gli standard di qualità ambientali imposti nel 2015, a parte per un caso, quello nella città di Arezzo. La situazione è, comunque, a rischio nelle zone del nord Italia, in particolare Milano dove il livello di inquinamento è il secondo più alto dopo Arezzo. La distribuzione diminuisce allo scendere nella penisola, isole comprese, a parte per un caso specifico in Sardegna ad Olbia.
Per sapere riguardo le nostre case è possibile controllare le analisi periodiche della ASL o del gestore dell’acqua. Da gennaio 2026, per direttiva europea, sarà obbligatorio monitorare la presenza di PFAS. Preso coscienza di quanto appena spiegato, bisogna sapere che le caraffe filtranti non sono in grado di ripulire l’acqua dalle PFAS. Infatti sono essenziali trattamenti più importanti per questo tipo di inquinamento. Ad oggi si consiglia di tenersi informati per poter gestire al meglio la questione e trovare la giusta soluzione sul lungo termine.
Lorenzo Angelini