Influenza aviaria nelle persone: uno studio mette in luce un fenomeno che necessita approfondimenti. Cosa sapere a riguardo
Si è tornato da tempo ormai a parlare di influenza aviaria che da mesi sta colpendo gli Stati Uniti con altri casi in altri Paesi del mondo, tra cui anche in Italia. Una patologia che si è diffusa soprattutto negli animali e nei polli.
Il virus, che può andare incontro a delle mutazioni, mostrandosi in forme di malattie diverse, con sintomi e infettività differenti, può arrivare anche all’uomo anche se si parla di rischi poco concreti. Ma come si diffonde il virus? Facciamo chiarezza.
Fino ad oggi la trasmissione dei virus influenzali aviari nei confronti delle persone è stata considerata come un evento molto raro. Un nuovo studio però ribalta le cose e ci mostra che il virus H5N1 potrebbe circolare in maniera quasi silente anche negli esseri umani.
Come è possibile? Perché la circolazione potrebbe essere asintomatica e dunque poco riscontrabile. A dirlo il primo studio sul virus H5N1 del Centers for disease control and prevention (Cdc) che è stato pubblicato, sebbene in ritardo, sotto la nuova amministrazione Trump.
Sono circa 150 i campioni di sangue che sono stati raccolti dai ricercatori prelevati da veterinari che sono entrati in contatti con i bovini del Paese, infetti, o sospettati di essere tali. Quello che ne è emerso è molto interessante.
Dallo studio fatto è merso che su 150 veterinari, tre di loro hanno sviluppato degli anticorpi al virus H5N1 e nessuno di queste persone ha avuto, a loro dire, nessun tipo di sintomo conosciuto che oggi è associabile all’influenza aviaria.
Quali sono nel dettaglio? In primis i problemi respiratori e di congiuntivite. Tra i tre nessuno ha indossato protezioni per gli occhi o per le vie respiratorie in quanto non sapevano di essere entrati in contatto con bestiame infetto o spettato di essere tale. Solo uno di loro ha spiegato di aver lavorato con pollame malato.
Una specifica importante da fare è che i test effettuati dagli studiosi sono stati realizzati tra giugno e settembre dello scorso anno e dunque non riflettono quello che sta avvenendo attualmente negli Usa.
Cosa ci fa capire, dunque, questo studio sull’influenza aviaria? Che negli Usa, ma in generale nel mondo, è necessario attuare un controllo più serio ed efficace nei confronti del bestiame ma anche delle persone che per lavoro entrano in contatto con gli animali che potrebbero essere infetti.
Al momento c’è il sospetto che il virus dell’influenza aviaria si stia diffondendo in modo silenzioso e che dunque, se non attenzionato, potrebbe sfuggire di mano. La ricerca potrebbe rappresentare solo un primo campanello di allarme e che le persone contagiate potrebbero essere molto di più di quelle registrate nel 2024.