I rimpianti dei pazienti in fin di vita e le riflessioni sul desiderio di vivere: un’infermiera riporta alcune esperienze personali.
Non è facile vivere sapendo che presto tutto sarà finito. E non è facile prestare le cure necessarie ai pazienti che stanno per spegnersi, cure palliative che hanno lo scopo di accompagnare i malati nei loro ultimi giorni di vita. Purtroppo, la vita è anche questo, e la morte è un’entità costante, che ci accompagna quotidianamente, che fa parte dell’esistenza stessa.
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Il fatto è che non ci si ferma mai a riflettere sulla vita e sulla morte, semplicemente si vive la quotidianità, presi dai problemi di ogni giorno, dagli impegni di lavoro, dai rapporti sociali, schiavi della frenesia, dello stress, dei sacrifici e dei sentimenti, spesso negativi. “La vita è un pendolo che oscilla tra noia e dolore”, affermava il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, eppure, vale la pena vivere per quei rari e intensi momenti di gioia, di calore umano, di bellezza.
Riflessioni sulla vita: un’infermiera di cure palliative racconta gli ultimi attimi dei suoi pazienti
Nonostante lo stress della routine, la noia dei giorni, la vita regala momenti di felicità e di bellezza quasi inaspettati. Sono proprio per brevi momenti a spingerci ad andare avanti, nonostante le difficoltà. Ma la morte è un’ombra che ci accompagna costantemente, uno spettro sempre al nostro seguito, al quale tentiamo di sfuggire, e di ritardare il più possibile l’incontro decisivo.
L’attaccamento alla vita è forte, ogni essere umano punta alla sopravvivenza, è un istinto atavico, eppure ci sono momenti in cui non è più possibile lottare. Se lottare non occorre più, allora ci si arrende, il mondo si fa buio, la luce della speranza si spegne definitivamente. In quell’istante, e nei giorni a seguire, ecco che emergono profonde riflessioni.
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Julie McFadden è un’infermiera che accompagna i pazienti nei loro ultimi giorni di vita. In un recente podcast, Julie è stata invitata per portare le testimonianze dei suoi pazienti in fin di vita. L’infermiera afferma che il sentimento che emerge maggiormente, in queste condizioni, è quello del rimpianto. Viviamo la vita senza quasi accorgercene, e poi ecco che ci lasciamo alle spalle tante esperienze e tante emozioni, che alla fine rimpiangiamo.
Il rimpianto è il sentimento che emerge negli ultimi istanti di vita: la testimonianza dell’infermiera Julie McFadden
Nel podcast inglese Dead Talk Podcast, la McFadden racconta la sua ventennale esperienza di lavoro, un lavoro delicato, che vive a stretto contatto con la morte. La donna accompagna i pazienti terminali nel loro viaggio ultraterreno. La frase che sente ripete più spesso è quella legata alla salute. “Avrei dovuto prendermi cura della mia salute”.
“È uno schema che si ripete”, ammette l’infermiera, “tutti si pentono per aver trascurato la salute, di non aver dato importanza al benessere fisico”. È importante seguire uno stile di vita sano, non compromettere la salute, perché spesso non è possibile tornare indietro. Spesso si tende a sottovalutare la propria salute: si mangia male, non si pratica attività fisica, si hanno dei brutti vizi, si dorme poco e male.
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Il sentimento di rammarico è superiore ad altre decisioni non prese e alle occasioni perse. Il rimpianto subentra quasi a dare speranza, ingannando la propria mente, con l’illusione di vivere un po’ più a lungo. Si apprezzano le piccole cose, come respirare, ammirare la luce del sole, camminare. I particolari fanno la differenza, ma le persone non le apprezzano nella loro vita quotidiana, non ci fanno caso, se non negli ultimi istanti.
Inoltre, morire da soli è ancora più pesante. Morire è difficile, e morire senza nessuno accanto, come spesso capita, è ancora più brutto. Come ricorda Julie, è importante accompagnare la persona cara verso la fine, e i familiari e gli amici devono stringersi e trasmettere tutto il loro amore.