Una fobia frutto dei tempi moderni: la Nomofobia

La fobia di questo millennio, la Nomofobia: cos’è questa fobia e quali sono le sue ricadute nel quotidiano.

Nomofobia
Un’ansia del nuovo millennio: ecco la Nomofobia (Inran.it)

L’evoluzione tecnica e sociale comporta un cambiamento nella vita quotidiana di tutti noi. Questi cambiamenti, proprio perché mutano i nostri rapporti con l’esterno, possono essere le cause di nuove difficoltà psicologiche. Proprio in questo contesto di cambiamenti e di nuove realtà prende forma la Nomofobia. Una fobia propria di questo nuovo millennio e delle generazioni che ci convivono, all’interno di un contesto economico che, quasi, la giustifica. Ma di cosa si tratta?

Nomofobia: cos’è e perché è importante conoscerla

Ansia alla disconnessione
La disconnessione: ecco l’ansia dal consumo tossico dello smartphone (Inran.it)

La Nomofobia è la paura (o timore) di rimanere sconnessi dalla possibilità di rimanere collegati mediante il proprio smartphone. Il termine Nomofobia, infatti, nasce dalla contrazione “No MObile PHone phoBia“. Questa, ad oggi, è studiata come una condizione psicologica che può svilupparsi in tutti i soggetti che presentano una paura irrazionale di rimanere disconnessi dal proprio smartphone e da tutti i collegamenti che da questo si creano. Attenzione, si parla di ansia alla disconnessione, non è il rapporto con lo smartphone ad essere un problema, ma il ruolo che assume lo smartphone in persone che soffrono di questo tipo di ansia.

Il termine viene coniato per la prima volta nel 2008, in una prima ricerca, finanziata dal governo britannico, che voleva conoscere la correlazione fra lo sviluppo di disturbi dello spettro ansioso e l’iper-utilizzo dello smartphone. La ricerca ha constatato come il 53% dei britannici presentavano elevati livelli di apprensione e di ansia quando perdevano i propri cellulari o si scaricavano o, ancora, rimanevano senza credito; erano, quindi, inutilizzabili. Un 53% così diviso: 58% uomini e 42% donne. Lo studio fece molto scalpore e ha aperto il dibattito attorno ad un utilizzo tossico della tecnologia e alle domande sulla formazione degli stati d’ansia e di altre dimensioni psicologiche.

Dal diritto alla disconnessione all’ansia alla disconnessione

Ad oggi ci si chiede se questo tipo di fobia è influenzata da variabili psicologiche e/o dimensioni personologiche. Numerosi studi hanno cercato delle variabili attraverso i livelli di estroversione e nevroticismo, ma anche sul paradigma dell’autostima. Inoltre, ancora oggi non si comprende se un soggetto diventa Nomofobico a seguito da una dipendenza dell’utilizzo dello smartphone, o come conseguenza, quindi fattore precipitante, della presenza di un disturbo di ansia.

Per quanto oggi gli studi sono a lavoro per conoscere questa nuova condizione, è un dato di fatto che essa si costituisce in una società dipendente dalle interazioni. Un mondo, il nostro, completamente sommerso all’interno della costante esigenza di collegarsi e recepire l’interazione. Un rapporto tossico che abbiamo con il nostro smartphone, sicuramente, ma anche nelle relazioni umane. Rimane evidente identificare una mancanza di contatto con un mondo reale sempre più digitale.

Nomofobia: ecco cos’è l’ansia alla disconnessione

Reazioni e relazioni
L’ansia alla disconnessione: cos’è e come funziona (Inran.it)

Ma quali sono le caratteristiche comportamentali riscontrabili che possono allarmare un soggetto di rischio o inizio di Nomofobia? Vediamo insieme:
uso regolare e quantitativo del telefono cellulare;
avere sempre con sé il dispositivo ed il suo caricabatteria;
essere sempre preoccupati del credito attivo;
dimostrati stati d’ansia al pensiero di perdere o dimenticare il proprio dispositivo;
monitoraggio costante dello schermo del telefono; Mantenere il cellulare sempre acceso;
dormire con cellulare o tablet a letto;
uso incontrollato dello smartphone in posti non pertinenti
.

Il trattamento della Nomofobia è ancora molto limitato e soggetto ad un continuo divenire degli studi che affrontano il tema. Poche sono le terapie psicofarmacologiche, ma troviamo varie terapie cognitivo-comportamentali, intente a rinforzare il comportamento autonomo ed indipendente. Primo fra tutti ristabilire il contatto con il mondo reale, arricchendo il tempo con attività che allontanino dall’esigenza del collegamento, come la pittura, il giardinaggio o la musica. Tra le altre cose, essenziale, è ristabilire le interazioni interpersonali lontani dal solo mondo digitale. Quindi ricostruire i rapporti fra noi singoli e l’esterno, nel continuo equilibrio fra reazioni e ascolto.

Alcuni Link utili:
Bhattacharya S, Bashar MA, Srivastava A, Singh A.
NOMOPHOBIA: NO MObile PHone PhoBIA
Bragazzi NL, Re TS, Zerbetto R.
The Relationship Between Nomophobia and Maladaptive Coping Styles in a Sample of Italian Young Adults: Insights and Implications From a Cross-Sectional Study
Olivencia-Carrión MA, Ferri-García R, Rueda MDM, Jiménez-Torres MG, López-Torrecillas F.
Temperament and characteristics related to nomophobia

Lorenzo Angelini

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