Da anni si parla dei radicali liberi ma non tutti sanno cosa sono e perché sono pericolosi per la nostra salute: vediamo insieme di cosa si tratta
Sono anni che si sente periodicamente parlare dei cosiddetti radicali liberi e la ricerca scientifica lavora da tempo per trovare metodi utili a contrastare la formazione di queste molecole molto instabili e reattive che risultano dannose per la nostra salute. Sono i primi del ‘900 quando per la prima volta è stato individuato un radicale libero dallo scienziato Moses Gomberg all’Università del Michigan.
Il concetto di radicali liberi ha dunque una lunga storia nella chimica e nella biologia del 20°secolo e da allora si studiano attraverso l‘osservazione tramite metodi spettroscopici. Lo sviluppo e la crescita della ricerca sui radicali liberi nelle scienze hanno fatto sì che l’accezione più comune sia sinonimo di molecole responsabili di eventi nocivi per la salute.
Le nuove conoscenze scientifiche hanno ampliato il concetto attribuendo ai radicali liberi una potenzialità di funzioni che interessano quasi tutti i fenomeni biologici. Di fatto un radicale libero è una qualsiasi entità molecolare con un’esistenza indipendente che contiene uno o più elettroni non in coppia.
Tali molecole libere hanno la proprietà di reagire con le altre molecole ricercando la stabilità attraverso appunto l’accoppiamento. Questa scoperta ha portato per esempio al grande successo delle reazioni radicaliche nella chimica industriale dei polimeri, imprimendo una svolta nel settore.
Con la scienza moderna si è modificato quindi il concetto di radicale libero biologico che è diventato fondamentale per la comprensione di molti dei fenomeni anche fisiologici, e non solo dei danni patologici derivanti dallo stress ossidativo. Nel primo caso si osservano alterazioni chimiche reversibili e selettive mentre nel caso patologico le modifiche chimiche che intervengono sul bersaglio molecolare sono irreversibili e indiscriminate.
I radicali liberi sono prodotti del metabolismo, che si generano durante i processi naturali, e di fattori esterni e di fatto accelerano l’invecchiamento causando danni cellulari al nostro organismo. I fattori esterni che possono contribuire alla loro formazione sono per esempio le radiazioni, il fumo e l’inquinamento. Ovviamente alcuni sono necessari ma la loro produzione eccessiva può causare il cosiddetto stress ossidativo con la conseguenza dell’invecchiamento precoce e dell’insorgenza di patologie.
L’organismo per difendersi da questa azione deleteria dell‘accumulo dei radicali liberi può solo combattere con gli antiossidanti che però via via perdono la loro efficacia. Un caso emblematico è la nostra pelle contro cui lo stress ossidativo genera perdita di elasticità, riduzione e degenerazione delle fibre di collagene ed elastina, favorendo la comparsa di rughe e linee di espressione.
Per quanto riguarda invece le patologie influenzate dall’eccessiva produzione di radicali liberi troviamo ad esempio le malattie cardiovascolari influenzate negativamente dalla ossidazione del colesterolo cattivo (LDL). Questo aumenta il rischio di infarti e ictus e inoltre può essere compromesso il sistema nervoso, con il danneggiamento delle membrane cellulari. Altre malattie che possono insorgere sono quelle del diabete, in quanto viene compromesso il pancreas e i disturbi oculari derivanti dall’ossidazione del cristallino.
Per fortuna il nostro organismo si difende attraverso la produzione naturale degli antiossidanti, come il glutatione, e noi possiamo aiutare tale produzione attraverso l’alimentazione con il consumo di frutta e verdura, grazie alla vitamina C e alla vitamina E, o ad altri nutrienti come lo zinco, il selenio e il betacarotene che agiscono nella degradazione dei radicali liberi rendendoli stabili. E’ bene anche dormire a sufficienza ed avere in generale abitudini salutari come una regolare attività fisica.