Acqua del rubinetto, è sicura da bere oppure no? Cerchiamo di rispondere a una delle domande più gettonate
L’acqua che esce dal rubinetto è davvero sicura, oppure dovremmo guardarci bene dal berla? È questa una delle domande più gettonate che balza alla mente, quando si tratta dell’acqua che consumiamo.
C’è chi si sofferma a interrogarsi sul momento più opportuno della giornata in cui bisognerebbe bere: se durante i pasti, mentre si mangia, o fuori dai pasti. Chi, invece, pone maggiormente l’attenzione sulla provenienza dell’acqua che ingerisce: meglio quella del rubinetto, oppure quella acquistata al supermercato?
La risposta che stiamo per illustrarti nei dettagli, fortunatamente, è valida a prescindere dalla regione italiana in cui ci troviamo. Pertanto, non dovrai porti alcuna domanda in merito a eventuali differenze tra regione e regione.
Acqua del rubinetto, è sicuro berla? La risposta alla tua domanda
È la Fondazione Umberto Veronesi a chiarirlo a caratteri cubitali: l’acqua che esce dal rubinetto è sicura e potabile al 100%. A nulla valgono, quindi, le proteste di coloro che sottolineano come le tubature incaricate di trasportarla siano poco salubri in termini di salute.
Ad affermarlo, nella fattispecie, è il primo rapporto elaborato dal Centro nazionale per la sicurezza delle acque (CeNSiA) dell’Istituto superiore di sanità (ISS), presentato nel luglio scorso. Il rapporto, che si fonda sui dati forniti dalle regioni italiane e coordinato dal ministero della Salute e dall’Iss, tiene in considerazione i risultati di circa due milioni e mezzo di analisi chimico-fisiche e microbiologiche condotte in 18 regioni e provincie autonome, tra il 2020 e il 2022.
La percentuale media nazionale di conformità, negli anni presi in esame, risulta compresa tra il 99,1% per i parametri sanitari microbiologici e chimici e il 98,4% per i parametri indicatori, non direttamente correlati alla salute, ma a variazioni anomale della qualità (variazioni, ad esempio, in termini di sapore, odore o colore). Cosa se ne evince? Che tutte le regioni hanno riportato percentuali di conformità superiori al 95%, con oscillazioni minime.
Acqua potabile: quali sono le differenze tra regione e regione
I dati, sebbene positivi per tutte le regioni prese in esame, mostrano comunque delle differenze su cui vale la pena soffermarsi. Emilia-Romagna e Veneto, in particolare, sono le regioni in cui la conformità media, nei tre anni, si è attestata tra il 99,9% e il 100%. Ciò, in altri termini, significa che si tratta delle regioni che ottengono il piazzamento migliore nel report, a livello di parametri sanitari microbiologici e chimici.
Invece, i tassi di conformità minori, anche se solo relativamente, sono registrati nelle province autonome di Trento e Bolzano; nei tre anni, nella fattispecie, parliamo di una conformità media compresa tra 91,6% e 98,2%. Per quanto concerne i parametri indicatori, il primato negativo, sempre che di negativo si possa parlare, va invece a Umbria e provincia autonoma di Trento.
Le non conformità registrate, invece, sono trascurabili. Si tratta, nella fattispecie, di mere tracce episodiche e circostanziate della presenza di batteri come Enterococchi ed Escherichia coli, mentre in altre, sempre limitate aree territoriali si sono registrate non conformità per la presenza di elementi naturali come fluoro e arsenico.
La caraffa filtrante serve davvero?
Se desideri una qualità dell’acqua ancora superiore, ammesso e concesso che non ce n’è assolutamente bisogno, un’ulteriore possibilità a tua disposizione è quella di adoperare una caraffa filtrante. In questo modo andresti ulteriormente a ridurre la presenza di contaminanti nocivi e a migliorare il sapore dell’acqua.