Tutti hanno l’abitudine di ritardare la sveglia al mattino, prima di alzarsi dal letto, giusto per dormire qualche minuto in più, ma è un’abitudine salutare?
La maggior parte delle persone ha l’abitudine di impostare diverse sveglie al mattino, rimandando la prima sveglia due o tre volte, prima di alzarsi definitivamente dal letto. Si tratta di un’abitudine molto diffusa, giusto per guadagnare qualche minuto in più di sonno, per rendere il risveglio meno traumatico. Ma siamo sicuri che questa pratica faccia bene al nostro cervello?
In realtà, un recente studio francese, pubblicato sulla testata Sleep, dimostra quando tale pratica faccia male al nostro cervello, rendendo più traumatico il risveglio, poiché destabilizza i normali cicli del sonno. Posporre la sveglia al mattino porta alla cosiddetta inerzia del sonno, ovvero uno stato di stanchezza e di poca lucidità che si protrae per le ore seguenti. Scopriamo di più.
Posporre la sveglia al mattino: si tratta davvero di una buona abitudine? Due studi a confronto
Abbiamo parlato di inerzia del sonno, ossia la sensazione di intontimento che si porta avanti per l’intera mattinata. È una condizione che dovrebbe essere temporanea, giusto qualche minuto, appena svegli, ma che posponendo la sveglia si distende per ore. È la transizione dal sonno alla veglia, in questo caso destabilizzata dalla numerose sveglie impostate prima di alzarsi.
L’inerzia del sonno incide sulle prestazioni fisiche e mentali, rendendo meno lucidi. A tal proposito, uno studio italiano incentrato su questo fenomeno e pubblicato sulla rivista Neuroscience, dimostra quanto questo meccanismo di risveglio sia complesso, e sia presente nei primi 5 o 10 minuti da quando ci si desta, appena suona la sveglia.
Il cervello, dunque, fatica a svegliarsi del tutto, e nei primi minuti resta imbambolato e con le capacità sensoriali rallentate, poiché deve attivare tutte le aree e farle lavorare in armonia affinché rendano l’individuo vigile e cosciente. Lo snoozing (il “sonnecchiare”), ossia l’abitudine di posporre le sveglie, incide sulla salute e sulla qualità del nostro sonno. I risultati dello studio francese evidenziano gli effetti negativi di questa strategia.
Gli effetti negativi del rimandare la sveglia prima di alzarsi, ma c’è l’eccezione
Il sonno è diviso in clici di circa 90 minuti ciascuno, si va dal sonno leggero a quello profondo. Ci si dovrebbe svegliare in modo naturale, quando dal sonno leggero si torna vigili, ma gli impegni quotidiani ci impongono di svegliarci forzatamente. Per questo motivo utilizziamo le sveglie. L’allarme della sveglia ci desta quando siamo nel sonno profondo, generando stress e inerzia del sonno.
Posporre la sveglia altera gli stadi del sonno, provocando effetti negativi sul cervello. Si guadagnano dei minuti in più per dormire, ma il cervello non li recepisce, facendo sentire ancora più stanchi e meno riposati. Per ridurre l’inerzia del sonno, si dovrebbe impostare la sveglia quando il cervello è nella fase leggera del sonno, ma ciò rende complicato andare in ufficio o recarsi a scuola, visto che difficilmente ci si sveglia naturalmente alle prime ore del giorno.
La sveglia, infatti, nasce proprio per svegliare in modo forzato, visto che la maggior parte della popolazione mondiale non dorme quanto dovrebbe. Tuttavia, a questo studio risponde un’altra ricerca, piuttosto recente, pubblicata su Journal of Sleep Research ed eseguita da ricercatori svedesi e australiani, la quale ribalta tutto. Distanziare la sveglia di 30 minuti sarebbe l’ideale per destarsi senza alcun effetto negativo.
Impostare due o tre sveglie a distanza di 30 minuti l’una dall’altra, seguendo i cicli del sonno, sarebbe perfetto e comporterebbe dei benefici, migliorando le capacità cognitive. Il sonnellino tra una sveglia e l’altra aiuta a svegliarsi, rendendo più facile la ripresa delle facoltà psicofisiche, alleviando l’inerzia del sonno. Crescono i disturbi del sonno in Italia, anche i bambini ne soffrono.