Ci sono momenti che cambiano radicalmente una vita: quello della Senatrice di Azione ed ex atleta paralimpica è avvenuto quasi 20 anni fa
Attimi che cambiano una vita. Momenti successivamente ai quali ci sarà inevitabilmente un prima e un dopo. Può essere la perdita di una persona cara, un obiettivo raggiunto, un’illuminazione. Per Giusy Versace, figlia di Alfredo Versace, cugino dei noti fratelli Donatella, Santo e Gianni Versace, è stato un incidente, sulla Salerno-Reggio Calabria, avvenuto il 22 agosto 2005. All’epoca Giusy aveva 28 anni e la diagnosi del terribile schianto fu tremenda: amputazione di entrambe le gambe. Dopo un periodo molto difficile, però, è riuscita a reagire costruendosi una strada splendida sia in ambito sportivo che politico.
Solamente due anni dopo lo schianto torna a guidare e successivamente, nel 2010, inizia a correre con un paio di protesi in fibra di carbonio, diventando così la prima atleta donna italiana della storia a correre con doppia amputazione agli arti inferiori. Si aggiudica ben 11 titoli italiani e riesce a raggiungere la finale ai Giochi Paralimpici di Rio de Janeiro nel 2016 sia nei 200 metri che nei 400 metri. Nel gennaio 2018 inizia la sua vita politica dove si schiera con Forza Italia, rimanendoci fino al 2022 prima di passare ad Azione, partito con il quale viene eletta Senatrice della Repubblica nel 2022.
Le conseguenze dell’incidente, come rivelato da lei stessa al Corriere della Sera, si sono fatte sentire: “La sindrome dell’arto fantasma si manifesta quando, per esempio, sento prurito al polpaccio o il formicolio al piede, che non ho più. Il dolore dell’arto fantasma, invece, si presenta sotto forma di scosse elettriche. Certi giorni piango dal dolore, mi chiudo in casa e spengo il telefono. Nessun risarcimento mi restituirà le gambe. Quei soldi del risarcimento sono fermi per quando sarò vecchia. Ne ho usato una parte per fare del bene”. Oggi possiede 15 paia di gambe, a seconda della circostanza: quelle per i tacchi, quelle per correre e quelle per andare al mare.
La Senatrice ha ammesso di aver voluto inizialmente entrare nel mondo della moda a fianco di Donatella, Gianni e Santo ma poi è stata felice di essersi fatta la strada da sola. “Chiamarmi Versace è stato più un problema, perché molte aziende temevano che volessi fare spionaggio e mi scartavano a priori”.
Il rapporto con la sua famiglia è comunque molto stretto: “Avevo 20 anni quando è morto zio Gianni e non lo avevo frequentato molto, perché viveva già fuori. Ma quando ci vedevamo, magari a Natale, mi colpiva la naturalezza con cui passava dall’inglese con Madonna al dialetto con il padre. Mio zio Santo mi ha insegnato tutto quello che dovevo sapere per costruire la mia carriera. Poi, dopo l’incidente, mi è stato vicino come un padre. Donatella non la frequento, però è molto generosa con me. Mi veste sempre per le grandi occasioni”.