Alzheimer, importante scoperta sulla malattia: questa cellula cambia tutto

Alzheimer, uno studio americano ha scoperto il ruolo chiave di una cellula che può cambiare tutto per la malattia

Il Morbo di Alzheimer è la forma di demenza degenerativa più comune, progressivamente invalidante che ha il suo esordio in età presenile. Un disturbo neurocognitivo che colpisce il sistema nervoso centrale e che presenta all’inizio la difficoltà nel ricordare gli eventi recenti, l’afasia, il disorientamento.

Morbo di Alzheimer
Morbo di Alzheimer (Inran.it)

La malattia progredendo comporta altri sintomi come i cambiamenti repentini dell’umore, la depressione, incapacità di prendersi cura di sé stessi, problemi comportamentali, in pratica si perdono le capacità mentali di base e l’aspettativa di vita dalla diagnosi varia tra i tre e i nove anni, con una velocità di progressione soggettiva.

Il Morbo di Alzheimer

Scoperta nel 1906 dallo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer la malattia degenerativa del sistema nervoso centrale non ha cause note. Per questo motivo la ricerca su questa patologia prosegue incessantemente ed ha stabilito un’associazione con le placche amiloidi e gli ammassi neurofibrillari presenti nel cervello.

Si conosce la degenerazione, che pregiudica progressivamente le cellule cerebrali, ma non ciò che la causa, e sino ad ora i trattamenti terapeutici individuati riescono solo a dare piccoli benefici e tentano di rallentare parzialmente la progressione della malattia. La comunità scientifica ad oggi ritiene che ci sia un rischio genetico e quindi una familiarità della patologia.

Alzheimer, degenerazione cognitiva
Alzheimer (Inran.it)

L’Alzheimer è in crescente diffusione nella popolazione mondiale ed è una delle malattie con il più grave impatto sociale del mondo. I costi, emotivi, sociali, organizzativi ed economici ricadono esclusivamente sui familiari dei soggetti colpiti e ad oggi non esistono terapie risolutive.

Lo studio innovativo

La notizia del momento sui progressi scientifici sull’Alzheimer riguarda uno studio americano che ha scoperto un meccanismo cellulare chiave della malattia che potrebbe essere una svolta su nuovi trattamenti per il rallentamento della progressione della patologia.

Al Graduate Center della City University di New York un team di ricercatori ha individuato il doppio ruolo delle principali cellule “guardiane” del cervello, vale a dire le cellule immunitarie della microglia. Queste cellule proteggono il sistema nervoso centrale e in caso di eccessivo stress possono produrre sostanze tossiche che incidono sulla neurodegenerazione tipica dell’Alzheimer.

Demenza senile
Demenza senile (Inran.it)

Lo studio degli scienziati americani è stato pubblicato sulla rivista scientifica Neuron e i primi test fatti sui topi in laboratorio fanno ben sperare. Una volta bloccato il meccanismo di risposta allo stress di queste cellule “guardiane” e quindi impedita la produzione delle sostanze tossiche si evidenzia un miglioramento dei sintomi.

Il legame con lo stress

Lo studio evidenza un punto cruciale della lotta contro l’Alzheimer, cioè il legame che esiste tra lo stress e gli effetti tossici derivanti dalla risposta immunitaria di queste particolari cellule. Tale scoperta potrà fornire la chiave su nuovi trattamenti terapeutici volti a bloccare la progressione della malattia con farmaci adeguati, e rappresenta una speranza per milioni di pazienti.

Gestione cookie