Biotestamento e Dat: sai cosa sono nello specifico e quali sono le differenze? Facciamo chiarezza per essere ben informati
È stato un tema sul quale a lungo si è dibattuto ma che alla fine è riuscito ad imporsi rappresentando una pietra miliare per i diritti sul fine vita nel nostro Paese. Parliamo del testamento biologico detto anche per brevità biotestamento grazie al quale ogni persona può esprimere le proprie volontà sui trattamenti che vorrebbe ricevere qualora fosse incapace di comunicare o sopraggiungessero malattie gravi.
Con la legge 219/2017 oggi è possibile in Italia ma spesso sull’argomento non si è ancora ben informati. A volte si crea anche confusione con la Dat, le “Disposizioni anticipate di trattamento”. Sai cosa sono e se c’è differenza tra i due termini? Facciamo chiarezza.
Il termine “testamento biologico” detto per brevità anche biotestamento e l’acronimo “Dat”, che indica le “Disposizioni anticipate di trattamento” sono termini che vengono usati, spesso anche come sinonimi, quando si parla dei diritti sul fine vita.
Sono certamente correlati, a volte vengono sovrapposti, ma sebbene molto simili non sono propriamente sinonimi. La parola “biotestamento”, infatti, viene usata per parlare in modo ampio di autodeterminazione.
Le Dat, invece, indicano praticamente lo strumento che secondo la legge italiana, permette di esercitare il diritto all’autodeterminazione.
Le Dat consentono, in materie di biotestamento, di distinguere, nell’atto pratico testamentario, quello tradizionale da quello riferito, appunto alle “disposizioni anticipate di trattamento” che chiamano in causa le volontà della persona sull’aspetto medico e curativo.
È grazie alle Dat, dunque, che il biotestamento prende forma, secondo la legge in vigore nel nostro Paese che ne regola le linee guida. Stabilisce, infatti, chi può farlo, come e in che circostanze farlo.
Possono predisporre le Dat tutte le persone maggiorenni e capaci di intendere e volere. Lo devono fare per iscritto attraverso un atto pubblico o una scrittura privata, da depositare presso l’ufficio dello stato civile del proprio Comune di residenza. È qui che devono esprimere il loro volere sui specifici trattamenti sanitari in caso di incapacità di autodeterminarsi.
Non ci sono formule precise per redigere le proprie “Disposizioni anticipate di trattamento” in particolare è bene però inserire alcuni dati importanti che in caso di incapacità di autodeterminarsi possono essere utili.
Si possono dare indicazioni sulla terapia del dolore e sulle cure palliative e su trattamenti specifici come rianimazione cardiopolmonare, ventilazione meccanica o alimentazione artificiale. Inoltre, è bene identificare un fiduciario, ovvero una persona di cui ci si fida che dovrà verificare se le proprie volontà vengono rispettate.