Pesticidi nel piatto, sembrerebbe questa l’assurda verità emersa in uno studio condotto di recente. Una notizia che forse nessuno voleva scoprire.
Consumare frutta e verdura quotidianamente è una scelta azzeccata per mantenere uno stile di vita sano, questo però non esclude che bisogna prestare parimenti attenzione. Non per quanto concerne l’apporto calorico perché da sempre è risaputo che mangiare frutta e verdura aiuta a mantenersi in forma e stare in salute. Tuttavia anche questi alimenti sono esposti a dei rischi e precisamente durante la fase della sua coltivazione. La minaccia numero uno sono infatti i pesticidi.
Numerosi gli studi condotti periodicamente ma le analisi fatte di recente hanno fatto emergere un quadro per niente rassicurante; sembrerebbe infatti che i pesticidi portati sulle nostre tavole sono presenti in quantità particolarmente elevate creando quindi una minaccia alla salute. Ci sono degli alimenti inoltre che contengono un quantitativo particolarmente allarmante di pesticidi, importante capire quali sono e cosa fare per ridurre, nei limiti del possibile, la loro portata nociva.
Pesticidi nel piatto, gli alimenti a rischio
Legambiente ha analizzato alcuni campioni ed il quadro è assolutamente preoccupante. Nel dossier annuale infatti dal titolo Pesticidi nel Piatto pubblicato lo scorso 3 dicembre è emersa la presenza di residui di pesticidi nel 41,3% degli alimenti analizzati, di questi il 26,3% presenta delle tracce di pesticidi diversi. L’analisi è stata condotta su un campione composto da 5.233 alimenti sia di agricoltura convenzionale che da quella biologica. L’1,3%, presenta tracce di pesticidi superiori ai limiti consentiti dalla legge, i residui rilevati sono il 41,3% con più residui di pesticidi, il 14,9% con un solo pesticida quindi monoresiduo e invece multiresidui il 26,3% degli alimenti analizzati.
Purtroppo ce lo immaginavamo, tra gli alimenti più contaminati ci sono la frutta con il 74,1% dei campioni positivi ad uno o più residui. Segue la verdura, 34,4% ed i prodotti trasformati 29,6%. Il caso più eclatante è quello dei peperoncini dove in un campione sono stati rilevati ben 18 residui diversi, seguono le pesche, rinvenute in alcuni casi anche 13 residui. Le sostanze chimiche presenti sono Acetamiprid, Boscalid e Fludioxonil. Ha destato particolare preoccupazione la presenza dell’Imazalil classificato dall’EPA, ossia Agenzia Statunitense per la protezione Ambientale, come possibile cancerogeno.
L’importanza del biologico
Perché affidarsi al biologico? Si confermano essere i più sicuri: è stato infatti constatato che solo il 7%, presenta dei residui. L’Italia è leader europeo nel settore dell’agricoltura biologica con 2,5 milioni di ettari coltivati e pari al 19,8% della superficie agricola utilizzata. Il quadro che emerge è preoccupante, che sia uno stimolo per riconsiderare il modello agricolo.
Proporre delle nuove normative che regolamentino in maniera ancora più stridente l’uso dei pesticidi, riaggiornare il Piano di Azione Nazionale che risale al 2014, ormai obsoleto. E proporre degli incentivi affinché sempre più agricoltori decidono quindi di passare al biologico, sostenendo le piccole e medie imprese.