Onnipresente in cucina e utilizzata all’ordine del giorno, ma nasconde un pericolo per la salute da non sottovalutare: lo rivela uno studio.
E’ stata una ricerca italiana a svelare la verità. I PFAS sono presenti anche in un prodotto ampiamente utilizzato in cucina, senza il quale sarebbe impossibile la preparazione di molti piatti al forno o in friggitrice ad aria. Noti per essere presenti nell’ambiente, possono finire per accumularsi all’interno del corpo umano, causando a lungo andare dei problemi di salute, quali malattie della tiroide, danni al fegato e persino alcuni tipi di cancro.
Sensibilizzare i consumatori riguardo questo argomento è diventato di fondamentale importanza. I PFAS sono una categoria di composti chimici che si distinguono per la loro incredibile resistenza alle condizioni ambientali estreme. Respingono l’acqua, l’olio e il grasso e resistono al calore, caratteristiche che li rendono estremamente versatili in ambito industriale e domestico. Ma queste stesse proprietà li rendono anche difficili da eliminare, portando a un accumulo che può persistere per decenni nell’ambiente e negli organismi viventi. Le conseguenze di questa esposizione non sono da sottovalutare. Queste sostanze si accumulano progressivamente nell’organismo e possono essere trasmesse anche attraverso il consumo di alimenti contaminati.
PFAS, un nuovo studio rivela che sono presenti anche in cucina
Uno studio condotto dalla ricercatrice Giulia Simonetti dell’Università La Sapienza di Roma ha esaminato diversi prodotti monouso, tra cui ciotole, piatti, tazze e la carta da forno. I risultati hanno messo in evidenza come le carte da forno siano tra i materiali più contaminati. Per garantire la loro funzione antiaderente, molti produttori utilizzano composti chimici che finiscono per migrare negli alimenti durante la cottura. Questa scoperta ha aperto un dibattito su quanto questi prodotti siano davvero sicuri per l’uso quotidiano.
La ricerca della Sapienza ha rivelato che le carte da forno testate presentavano concentrazioni di PFAS significativamente più elevate rispetto ad altri prodotti analizzati. Un campione, in particolare, ha mostrato una concentrazione di 0,59 mg/kg, un livello allarmante se confrontato con le quantità molto inferiori trovate in altri materiali. Questo dato invita a riflettere sulla sicurezza dei materiali che utilizziamo per cucinare, soprattutto quando si tratta di alimenti che vengono a contatto diretto con superfici trattate chimicamente.
La carta da forno, nata per facilitare le operazioni culinarie, si rivela quindi un prodotto da maneggiare con maggiore consapevolezza. La sua capacità di resistere a temperature elevate e di non far attaccare gli alimenti è il risultato di trattamenti chimici che, in alcuni casi, possono avere un costo elevato in termini di salute e impatto ambientale. L’aspetto più sorprendente è che spesso questa contaminazione si nasconde dietro etichette che promettono “biodegradabilità” o “compostabilità”. Prodotti che dovrebbero rappresentare un’alternativa sicura e naturale si rivelano, invece, altrettanto contaminati.
Dove si trovano i PFAS
Le caratteristiche di questi composti chimici li rendono una prima scelta nella produzione industriale, finendo per essere utilizzati in tantissimi settori diversi: in ambito alimentare, ad esempio, sono utilizzati per il trasporto del cibo da molti marchi di fast food in tutta Europa così come nei contenitori per alimenti in cellulosa biodegradabile o bambù; tra i prodotti casalinghi, li troviamo nella cera per il parquet, nei detersivi, vernici, saponi, trucchi o filo interdentale. Nel settore dell’edilizia, non mancano nei rivestimenti per materiali resistenti a incendi o agenti atmosferici come piastrelle, cemento o vernici varie.
Non mancano anche nei settori aeronautico, aerospaziale e della difesa per la produzione di elementi meccanici; automobilistico nella composizione di sistemi di erogazione del carburante che impediscano infiltrazioni di benzina; tessile per la produzione di tappeti, pelli e abbigliamenti specifici; culinario nella composizione di pentole e padelle antiaderenti; fertilizzanti chimici; energetico per quanto riguarda la copertura di collettori solari; antincendio per la produzione di schiume ed equipaggiamenti.