Mozzarelle, le acquisti in base al peso segnato sulla confezione che però a volte non coincide con quello effettivo. Cosa accade.
Purtroppo le condizioni sempre più precarie dell’economia delle famiglie italiane, tende a far sì che anche il più piccolo degli errori nelle grammature possa incidere sull’alimentazione delle persone. Per molti sembrerà una sciocchezza, ma oltre al cibo da mettere in tavola (un fattore non trascurabile) si incrina anche il rapporto fiducia tra consumatore e produttore.
Quando ci troviamo davanti al banco frigo del supermercato, la mozzarella è uno di quei prodotti che attira lo sguardo. Un classico della cucina italiana, amata per la sua versatilità e freschezza. Eppure, c’è un aspetto meno noto che potrebbe far storcere il naso ai consumatori: il peso reale spesso non corrisponde a quello indicato in etichetta. Questo fenomeno non è nuovo, ma continua a sollevare interrogativi e polemiche, come evidenziato di recente dal sito Il Fatto Alimentare, che ha riportato nuove segnalazioni di mozzarelle sottopeso.
Il problema delle mozzarelle sottopeso, le segnalazioni
Nel giro di pochi giorni, due diverse segnalazioni hanno fatto emergere un’anomalia che non è passata inosservata. Il peso delle mozzarelle segnalate era nettamente inferiore a quanto dichiarato in etichetta, superando il margine di tolleranza previsto dalla legge. Secondo la normativa, infatti, l’errore massimo tollerato per un prodotto preconfezionato è del 4,5% su 100 grammi. Questo significa che una mozzarella indicata come da 100 grammi di peso sgocciolato può pesare fino a 95,5 grammi senza violare la legge. Nei casi segnalati, però, la differenza era superiore a questo limite. Per vedere le segnalazioni vi lasciamo la fonte qui.
Cosa dicono le aziende
Questo tipo di problema non è una novità e coinvolge alcuni dei marchi più noti sul mercato. Lo scorso anno, ad esempio, situazioni simili hanno riguardato brand come Santa Lucia e Vallelata, come riportato sempre da Il Fatto Alimentare. Le aziende interpellate hanno spiegato che il sottopeso potrebbe essere legato alla particolare struttura fibrosa della mozzarella e ai processi naturali che subisce dal confezionamento fino al consumo.
Secondo queste spiegazioni, subito dopo la produzione, la mozzarella tende a pesare leggermente di più rispetto a quanto dichiarato grazie al liquido di governo in cui è immersa. Nel tempo, però, questo liquido viene progressivamente assorbito e poi perso, portando a una riduzione del peso complessivo. Inoltre, fattori esterni come variazioni di temperatura o pressioni durante la distribuzione possono accelerare questa perdita d’acqua, influendo ulteriormente sul peso finale.
Un problema di fiducia oltre che di peso
Se da un lato le spiegazioni tecniche possono sembrare plausibili, dall’altro lasciano irrisolto un problema fondamentale: la fiducia del consumatore. Chi acquista una mozzarella si aspetta che il peso indicato sia rispettato, o almeno che rientri nei margini previsti dalla legge. Quando questo non accade, si alimenta il sospetto che qualcosa nel processo produttivo o distributivo non funzioni come dovrebbe.
Il sottopeso non è soltanto una questione di regole, ma anche di trasparenza. Per i consumatori, sapere che un prodotto può essere soggetto a variazioni naturali di peso è importante, ma altrettanto fondamentale è la garanzia che queste variazioni rientrino nei limiti accettabili. Nei casi segnalati, invece, la differenza era tale da rendere evidente che qualcosa non stava andando nel verso giusto.
Cosa fare per evitare sorprese
Il caso delle mozzarelle sottopeso pone una domanda cruciale: come si può garantire maggiore chiarezza e precisione? Da un lato, spetta alle aziende perfezionare i loro processi produttivi per minimizzare le variazioni di peso. Dall’altro, i consumatori possono fare la loro parte prestando attenzione alle etichette e, se necessario, segnalando eventuali anomalie alle autorità competenti. Il dialogo tra produttori, distributori e clienti è essenziale per garantire un mercato più trasparente e corretto.