Cosa devono fare le persone con disturbo da alimentazione incontrollata, il cosiddetto Binge Eating: non tutti si rivolgono a uno specialista.
Esistono terapie riconosciute per il trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata (in inglese “Binge Eating Disorder”), ma i tempi di attesa per accedere a tali terapie possono variare da 6 a 12 mesi. Questa situazione crea difficoltà per molte persone che non vogliono o non possono aspettare a lungo per iniziare un trattamento adeguato: si tratta soprattutto di una situazione che si può aggravare mentalmente.
Invece, proprio in questi giorni, uno studio pubblicato nel Canadian Journal of Dietetic Practice and Research ha esaminato un nuovo intervento di auto-cura che potrebbe essere utile per coloro che hanno difficoltà ad accedere a trattamenti convenzionali. Insomma, seguendo una serie di consigli, si può venire fuori da uno dei disturbi alimentari più comuni, sebbene spesso messo in secondo piano.
Non basta affermare, in maniera semplicistica, che la fame costante si può combattere, ma occorre poi trovare anche modi e strumenti per farlo. Così, i ricercatori hanno testato l’intervento di autocontrollo o auto-cura su 22 donne con sintomi tipici del disturbo da alimentazione incontrollata, dimostrando che questo approccio ha ridotto la frequenza degli episodi di abbuffate del 70%.
Questo metodo ha portato anche a reali e significativi miglioramenti psicologici, come la riduzione del 45% dei sintomi depressivi. si tratta di un metodo che è stato ispirato al libro Lunedì, non inizio una nuova dieta! di Geneviève Arbour e Judith Petitpas. Alle partecipanti è stato chiesto, in sostanza, di leggere sezioni del libro, tenere un diario alimentare e psicosociale e svolgere esercizi settimanali.
Un nutrizionista – nel frattempo – forniva supporto attraverso brevi telefonate settimanali: i risultati indicano che questo programma di 8 settimane ha migliorato significativamente la situazione delle partecipanti. Quello che però preoccupava gli esperti che hanno portato avanti questo esperimento è che a lungo andare i partecipanti a questo percorso ricadessero nei loro stessi errori.
Da questo punto di vista, siamo certi che anche voi vi starete chiedendo che cosa sia successo a chi ha partecipato a questo programma, durato appunto otto settimane, e chi sia ricaduto nella spirale del binge eating. Vogliamo tranquillizzarvi da questo punto di vista che i miglioramenti sono rimasti evidenti anche 12 settimane dopo la fine dell’intervento.
Questo tipo di autotrattamento – chiaramente – non è assolutamente qualcosa di definitivo e potrebbe diventare una strategia di primo livello per il disturbo da alimentazione incontrollata, riducendo le barriere all’accesso alle cure. Successivamente, tocca a noi rivolgerci a un vero professionista, dietologo o nutrizionista, per intraprendere un percorso che è molto importante per la nostra salute e non da sottovalutare.