La strage di pecore a Galbiate ha colpito profondamente la comunità locale, ma ci sono anche molte preoccupazioni per il virus della lingua blu e le possibile conseguenze sull’uomo.
C’è molta preoccupazione per le possibili cause dietro la morte improvvisa di 250 capi di bestiame, e in particolare pecore, avvenuta a Galbiate, piccolo centro collinare in provincia di Lecco. L’episodio è avvenuto nella zona di San Michele, dove un gregge di 370 pecore stava completando la transumanza verso il Parco del Monte Barro. Sconvolto Mauro Farina, l’allevatore delle pecore tragicamente morte.
Nel giro di un’ora, stando al racconto dell’uomo, si è compiuta una vera e propria strage e adesso le autorità sanitarie di ATS Brianza sono intervenute immediatamente per prelevare campioni di tessuti e materiali sospetti, che sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Sondrio per le analisi. Sono in corso adesso delle indagini accurate, per capire cosa sia accaduto.
Intanto, sono stati prelevati campioni di tessuti e materiali sospetti, che sono stati inviati all’Istituto zooprofilattico di Sondrio per le analisi: bisogna fare luce su cosa le pecore abbiano ingerito, ovvero se sostanze tossiche presenti nell’erba o nell’acqua, o se si tratti di un atto doloso, perpetrato intenzionalmente per avvelenare il bestiame.
Mauro Farina, il pastore proprietario delle pecore, ha espresso una profonda angoscia e il sospetto che dietro la morte degli animali vi sia un atto deliberato di avvelenamento. Si tratta di uno degli ultimi allevatori che pratica la transumanza nella zona e ha spiegato ai quotidiani locali come come questi animali fossero il fulcro della sua attività, una vera e propria scelta di vita fatta in adolescenza.
La rapidità con cui le pecore sono morte ha portato i veterinari a escludere l’ipotesi di alcune malattie note, come la “Blue Tongue”, il cosiddetto virus della lingua blu, in ogni caso al momento viene seguita ogni pista, per provare a fare luce su una strage così repentina. Il virus della lingua blu, nello specifico, detto anche febbre catarrale degli ovini, è una malattia infettiva non contagiosa dei ruminanti.
Questa patologia è causata da un virus del genere Orbivirus, di cui esistono 27 sierotipi: a trasmetterla agli ovini sono dei moscerini del genere Culicoides. Colpisce tutti i ruminanti, ma bovini e capre solitamente non subiscono alcuna conseguenza. I sintomi includono febbre alta, ulcere orali, gonfiore della testa, problemi a camminare e difficoltà respiratorie.
La preoccupazione della popolazione locale è anche per la possibile zoonosi, il contagio da animale a uomo, ma se fosse virus della lingua blu gli abitanti della zona possono stare sereni, in quanto questa patologia non si trasmette all’uomo e non compromette la sicurezza alimentare. Resta comunque il forte danno per l’allevatore e per un tessuto economico che vive una forte crisi da anni.