La malattia di Oliviero Toscani: una cura sperimentale per il fotografo

Potrebbe esserci una bella notizia in arrivo per il fotografo Oliviero Toscani, occupati nella lotta contro la sua malattia: scopriamola

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La malattia di Oliviero Toscani: una cura sperimentale per il fotografo (inran.it)

Come tutti noi ben sappiamo, ci sono due settori nel nostro mondo che ci circondano che potremmo definire come sempre in moto: in continua evoluzione nell’obiettivo di cambiare, migliorarsi e trovare nuove risorse, oltre che risposte. Stiamo parlando della tecnologia, che sta ora prendendo il cammino sempre più tortuoso e difficile dell’intelligenza artificiale, e quello dell’area medica.

Man mano che la società va avanti, la tecnologia si raffina e le nostre possibilità aumentano, infatti, anche la medicina non può fare a meno di rinnovarsi alla ricerca di nuove, possibili risposte a malattie o condizioni che in passato erano sconosciute o semplicemente incurabili. E oggi, proprio per questo motivo, vogliamo parlarvi della possibile cura che potrebbe essere stata trovata per una malattia nello specifico. Per sapere di cosa stiamo parlando, non dovete fare altro che continuare a leggere insieme a noi.

Oliviero Toscani, la sua malattia

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La malattia di Oliviero Toscani: una cura sperimentale per il fotografo (inran.it)

Per chi non lo sapesse, oggi vogliamo parlarvi della malattia che ha ormai colpito il fotografo Oliviero Toscani. Stiamo parlando proprio dell’amiloidosi: questa condizione è caratterizzata da un accumulo di proteine anomale all’interno dei tessuti, con una particolare attenzione e maggiore incidenza negli organi vitali come può essere ad esempio il cuore.

Questa condizione, in particolare, viene presentata come un’alterazione genetica che comporta, dunque, la produzione di questa proteine difettosa nello specifico. Attraverso la produzione di questa proteine, dunque, avviene poi la sua degradazione attraverso il sangue che va a creare un accumulo nei vari organi e dunque in questo modo anche a intaccarne la funzionalià. 

Una possibile cura sperimentale

Nello specifico, a occuparsi di questa possibile cura è Michele Emdin. Si tratta di un docente di Cardiologia presso la Scuola Sant’anna di Pisa, oltre che direttore del dipartimento Cardiotoracico della Fondazione Monasterio. Qui, il dottore sta svolgendo degli studi innovativi oltre che molto importanti per riuscire a trovare quanto più possibile una soluzione o anche solo una possibile strada per questa malattia. I principali farmaci di cui disponiamo al giorno d’oggi, infatti, si occupa principalmente della trascrizione proteica o ancora della stabilizzazione della proteina. 

Per quanto riguarda, invece, la strada intrapreso da Emdin, questa si baserebbe proprio sull’utilizzo di nuovi farmaci. Questi dovrebbero andare a rendere più efficienti le attuali cure standard, garantendo in questo modo anche un impatto positivo sulla qualità e sull’aspettativa di vita dei pazienti. Al momento, come possiamo tutti ben immaginare, non vi è però ancora qualcosa di certo per quanto riguarda il futuro di questo nuovo percorso medico. Le nuove terapie proposte, d’altronde, sono ancora in fase di ricerca e di sperimentazione, soprattutto perché la tecnica in questione mira a modificare il gene responsabile della formazione di queste proteine. Sicuramente, però, sono passi in avanti che aiutano a ben sperare e lasciano una luce di ottimismo e di speranza.

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