Se compri fast fashion, sappi che questi vestiti contengono sostanze tossiche

Il mondo della fast fashion è finito più volte sotto la lente di ingrandimento: arriva adesso una nuova, gravissima denuncia.

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Se compri fast fashion, sappi che questi vestiti contengono sostanze tossiche (Inran.it)

Il contesto della fast fashion, ovvero di quei capi di abbigliamento mordi-e-fuggi che costano poco e vengono indossati a volte anche meno, è da diverso tempo al centro dell’attenzione e le notizie che vengono spesso diffuse su questo mondo sono qualche volta al limite della leggenda metropolitana. La fast fashion, ad esempio, produce enormi quantità di rifiuti, solo una minima parte dei quali viene realmente riciclata.

Dalla Corea del Sud, nelle scorse settimane, era arrivata l’ennesima grave denuncia: secondo un rapporto che bocciava la fast fashion, alcuni prodotti venduti da siti come Shein, Temu e AliExpress contengono sostanze chimiche tossiche a livelli pericolosamente alti. Non si tratta di valori che incidono poco sulla salute delle persone, ma di riscontri molto gravi per la quantità dei materiali ritrovati.

Sostanze tossiche nei capi di abbigliamento fast fashion: le denunce che non sembrano lasciare dubbi

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Sostanze tossiche nei capi di abbigliamento fast fashion (Inran.it)

Per fare solo due esempi, vengono vendute scarpe con ftalati 229 volte superiori al limite legale e sandali con livelli di piombo 11 volte superiori. Se le conseguenze del piombo vanno dalla cefalea alle alterazioni della personalità, passando per debolezza, anemia e problemi di digestione, il rischio chimico degli ftalati è legato ad asma, diabete, problemi e disturbi di fertilità.

Le aziende, sotto crescente controllo internazionale, hanno rimosso i prodotti incriminati e promesso miglioramenti nei controlli di sicurezza, ma si tratta di una battaglia che va avanti da anni e ad esempio già nel 2022 l’organizzazione ambientalista Greenpeace denunciava la tossicità dei materiali venduti su alcuni siti di abbigliamento fast fashion.

I più attenti telespettatori italiani ricorderanno anche l’inchiesta di Report, mentre da parte nostra abbiamo in passato evidenziato un altro aspetto riguardante la fast fashion e come nonostante le promesse di sostenibilità delle aziende, ci troviamo ad avere a che fare anche con enormi problemi di smaltimento dei rifiuti prodotti.

Il rapporto di Shein sulla sostenibilità dei suoi prodotti e il nuovo attacco tedesco

In ogni caso, molti Paesi continuano monitorare rigorosamente queste piattaforme online, e tra questi ci sono quelli aderenti alla Comunità Europea, che combattono una battaglia in prima linea contro la fast fashion. Shein, in particolare, replica con un lungo rapporto annuale sulla sostenibilità dei prodotti che mette in vendita, ma in queste ore riceve anche nuove critiche pesanti.

Infatti, la rivista tedesca Öko-test ha analizzato 21 capi di abbigliamento del rivenditore online Shein, rivelando che – dai test – due terzi dei capi contenevano sostanze chimiche tossiche, come metalli pesanti, ftalati e coloranti cancerogeni. I prodotti, tra cui vestiti e sandali, erano pericolosi per la salute umana e spesso non rispettavano i limiti europei di sicurezza.

Oltre ai rischi chimici, i capi risultavano di scarsa qualità, si rompevano rapidamente e contribuivano – come già osservato – all’inquinamento ambientale. Öko-test ha infine denunciato la mancanza di trasparenza di Shein riguardo alle condizioni di produzione e ai diritti dei lavoratori.

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