Il caffè rappresenta un’immancabile tradizione nel nostro Paese: ma cosa succede se lo assume regolarmente qualcuno con più di 60 anni d’età?
Talvolta gli effetti indesiderati del caffè o le conseguenze del berne troppo vengono sottovalutati. La maggior parte dei consumatori tende anche a non sapere che l’età di assunzione è associata a effetti benefici e controindicazioni diversi. Proprio uno studio condotto di recente ha voluto illustrare ciò che accade a chi è più grande e continua la sua abitudine di bere caffè all’ordine del giorno.
Indubbiamente, il caffè è una bevanda estremamente diffusa e apprezzata in Italia. Il suo consumo avviene regolarmente ed è entrato a far parte tanto della tradizione culturale dei cittadini quanto della routine quotidiana del singolo, nella quale trova spazio in associazione ai primi momenti di risveglio, nel dopo pasto, in occasione di pause dal lavoro o di convivialità con amici e parenti. Tuttavia, la sua ampia assunzione non è associata solo ad effetti benefici fisici e psicologici: ci sono occasioni nelle quali il consumo di caffè comporta il correre dei rischi.
Bere caffè dopo i 60 anni: perché potrebbe essere un rischio
Superando le errate teorie che demonizzano il caffè, berlo entro le dosi raccomandate apporta dei benefici all’organismo. Sappiamo, però, che la salute di ogni individuo varia in base alle particolarità del singolo e ciascuno ha le proprie esigenze, per le quali sono necessarie raccomandazioni del tutto mirate. Lo studio condotto recentemente sugli effetti del caffè prendono di mira soprattutto i consumatori con oltre 60 anni d’età e viene lanciato un allarme.
I ricercatori hanno trovato delle correlazioni tra l’assunzione di caffè e alcune compromissioni delle abilità cognitive che si riscontrano ad una determinata età. Non significa che il caffè sia offlimits per gli over60, è importante comprendere che il suo abuso può comportare più rischi rispetto a quanto possa essere pericoloso per una persona più giovane. La situazione opposta, invece, si presenta con la sua assunzione moderata.
Ciò che è emerso dallo studio è stato presentato alla Conferenza internazionale dell’Alzheimer’s Association. Il dottor Kelsey R. Sewell ha relazionato il consumo elevato di caffè con la perdita delle abilità cognitive nelle persone over60, senza tener conto dell’assunzione di caffeina negli anni precedenti o della distinzione tra caffè e tè. Esaminando 8451 cittadini britannici oltre i 60 anni d’età, di cui il 60% donne, non consumatori di caffeina o teina, è emerso che il 100% di essi avessero delle abilità cognitive compromesse: l’8,83% in meno con conseguente perdita di riflessi sul problem solving e nell’elaborazione delle informazioni rispetto a chi consuma caffè moderatamente.