Le patatine in busta sono tra gli snack più amati e consumati in tutto il mondo, eppure lo sanno tutti che non sono salutari.
Pensate a uno snack. Qual è la prima cosa che vi è venuta in mente? Con molta probabilità la risposta sarà: le patatine in busta. Queste ultime sono amatissime e consumatissime in tutto il mondo. Ne esistono centinaia di brand, varietà, gusti, tipologie e via dicendo. Da quelle classiche a quelle piccanti, da quelle fritte a quelle cotte al forno, da quelle aromatizzate a quelle con basso contenuto di sale.
Questa varietà, però, sembra andare in contrasto con un elemento ben preciso, vale a dire il fatto che le patatine in busta non sono affatto uno snack sano. Quando si parla di alimentazione sana, infatti, non è raro sentir dire che tra i nemici numero uno della nostra dieta figurano le patatine in busta.
Si tratta infatti di alimenti processati e arricchiti con sodio, aromi artificiali, zuccheri e grassi. Tutti elementi che non solo non si sposano bene col concetto di alimentazione sana, ma che creano anche dipendenza. Allo stesso tempo, però, in molti sembrano bypassare questa consapevolezza, continuando a consumare chili su chili di patatine in busta.
Sapere che vi si trovano sostanze potenzialmente cancerogene che hanno spinto la Commissione Europea a vietare la vendita di alcune tipologie, però, potrebbe convincere anche i più fedeli amanti delle patatine in busta. Non stiamo parlando di quelle classiche o di quelle aromatizzate con spezie naturali, quanto piuttosto dei gusti che contengono aromi artificiali.
Alcuni esempi sono le patatine al gusto bacon, barbecue o prosciutto. In queste varietà, infatti, non vi è traccia di veri bacon, salsa barbecue o prosciutto. Ma solo di aromi artificiali che ci espongono a un rischio maggiore di contrarre tumori. In particolare gli additivi additati come dannosi da un’analisi scientifica condotta dall’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare) sono 8.
Si tratta di:
Per questo la Commissione Europea ha introdotto il divieto di vendita a partire da gennaio 2025. Da allora serviranno altri 3-5 anni per eliminare del tutto questi prodotti dagli scaffali. Ma sapere che si tratta di alimenti nocivi potrebbe aiutarci a evitarli già da subito.