Se stai per diventare mamma e hai una partita Iva, devi conoscere i tuoi diritti

Futura mamma e lavoratrice autonoma? Cosa devi sapere su ciò che ti spetta a livello lavorativo: l’elenco dei diritti previsti dalla legge

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Donna in gravidanza che si accarezza la pancia (Inran.it)

Il momento della maternità è sempre delicato per una donna che vede modificare il suo corpo e che deve approcciarsi con un nuovo senso della vita. C’è poi l’aspetto del lavoro, come organizzarsi e come gestire al meglio le dinamiche (scopri cosa ti aspetta quest’anno). 

Per chi ha un contratto a tempo, in base alla tipologia, sono previsti periodi di aspettativa e di maternità, ma per le future mamme che invece sono lavoratrici autonome e lavorano con la partita iva? Com’è la situazione? Quali sono le normative che regolano la maternità? Vediamo nel dettaglio i diritti che spettano ad ogni donna che sta per diventare mamma.

Futura mamma e partita Iva: cosa puoi chiedere

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Donna in gravidanza con sorriso sulla pancia (Inran.it)

Per le future mamme, lavoratrici autonome, la legge prevede una serie di diritti (tra cui il Bonus previsto dal Comune) di cui si può godere. In particolare, coloro che sono iscritte alla gestione separata INPS, possono usufruire del congedo di maternità che viene riconosciuto per i due mesi prima del parto e per i tre mesi successivi. Le donne in gravidanza possono lavorare anche fino all’ottavo mese e rinviare, quindi, l’inizio del concedo ad un mese prima del parto, restando a casa fino a quattro mesi dopo il parto.

Per le lavoratrici autonome, ovvero coloro che svolgono ruoli di artigiane, commercianti, coltivatrici dirette, imprenditrici agricole e così via, il congedo di maternità è riconosciuto per i due mesi prima del parto e per i tre mesi successivi senza l’obbligo di astenersi dal lavoro, in quanto l’indennità è compatibile con l’attività lavorativa.

Il congedo di maternità per le libere professioniste iscritte ad una casse previdenziali di categoria come quella degli avvocati o dei commercialisti, prevede un’indennità che viene erogata per i due mesi prima della data del parto e per i tre mesi dopo il parto. Anche in questo caso si può chiedere la flessibilità e lavorare nel periodo di maternità.

Si aggiunge il congedo parentale

Tra gli altri diritti di cui le mamme lavoratrici autonome possono godere, c’è anche il congedo parentale: un periodo di massimo tre mesi durante il quale la neomamma si può astenere dal lavoro e che può essere richiesto entro il compimento di un anno di vita del piccolo. L’astensione al lavoro è facoltativa e prevede l’erogazione di un’indennità pari al 30% della retribuzione. C’è da sottolineare, infatti, che le lavoratrici autonome non possono usufruire dell’aumento dell’indennità previsto per i neogenitori nei primi 6 anni del bambino introdotto dalla legge di bilancio 2023-24.

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