Con l’avanzare dell’età iniziano a presentarsi numerosi acciacchi e malattie, alcuni curabili e altri no, come ad esempio questo tipo di artrosi.
Invecchiare non piace a nessuno e forse è proprio per questo che, soprattutto nella civiltà occidentale, facciamo di tutto per prolungare la nostra giovinezza, sia da un punto di vista estetico che etico. D’altronde l’aspettativa di vita si è allungata, i tempi si sono dilatati e quella che prima si considerava vecchiaia o terza età si è spostata di almeno 10 anni in avanti.
In una società capitalistica come la nostra, inoltre, la vecchiaia pone diversi problemi pratici, non ultimo lo scemare della produttività. Eppure il tempo non si ferma, passa per tutti e, prima o poi colpisce. Con l’anzianità, dunque, sopraggiunge una serie di acciacchi e malattie. In alcuni casi si possono prevenire, tenere a bada o addirittura far regredire. In altri, invece, non c’è nulla da fare.
Tra i tanti acciacchi tipici della vecchiaia possiamo ad esempio annoverare l’artrosi, una malattia degenerativa che colpisce dapprima le cartilagini e in seguito le articolazioni. In particolare l’artrosi interapofisaria è una condizione tipica della vecchiaia, in cui la cartilagine presente tra una vertebra e l’altra tende ad assottigliarsi. Ciò può comportare dolori cronici, scarsa mobilità e rigidità della schiena.
Ma perché tutto ciò succede e, soprattutto, si può fare qualcosa riguardo a mal di schiena e dolori articolari? Innanzitutto dobbiamo partire dal presupposto che l’artrosi è nella maggior parte dei casi una patologia dovuta all’usura, alla postura e alle cattive abitudini. Sottoposte a movimenti, pesi e pressioni, le articolazioni perdono via via di efficienza, fino a comportare rigidità e dolori negli anziani.
Non è un caso che le articolazioni più esposte all’artrosi siano proprio quelle maggiormente sollecitate dal peso e dall’attività, in particolare colonna vertebrale, ginocchia, anche, spalle e mani. I trattamenti si basano principalmente sull’uso di farmaci miorilassanti, antidolorifici e antinfiammatori, ad esempio infiltrazioni o punture.
Durante le fasi di infiammazione acuta, infatti, i soggetti devono sopportare dolori piuttosto acuti, fino ad arrivare ai casi più gravi e invalidanti in cui bisogna ricorrere alla chirurgia. L’assottigliamento della cartilagine, infatti, può portare a compressione dei nervi o del midollo spinale: in quei casi si installano protesi che vadano a svolgere la funzione originariamente destinata alla cartilagine.