Che cos’è RDW nel sangue e che vuol dire se è alto: tutte le risposte

Il termine sta ad indicare la distribuzione e grandezza di globuli rossi nel sangue. Che succede quindi quando questo valore nelle analisi è alto? 

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Che significa RDW e che vuol dire quando questo valore risulta basso nelle analisi (Inran.it)

L’acronimo RDW sta per Red blod cells distribustion width, lungo termine medico inglese con il quale si intende la grandezza e distribuzione dei globuli rossi. Si tratta, per la verità, di un’unità di misura tratta da calcoli statistici che vanno a stimare quanto varia la dimensione in volume dei singoli globuli rossi in un determinato campione di sangue.

Solitamente il valore RDW si esprime in percentuale e come abbiamo potuto capire fa riferimento ai globuli rossi che sono la cellula preponderante all’interno del sangue, responsabile del trasporto di ossigeno e di anidrite carbonica. La misurazione di questo valore diventa quindi un fattore indispensabile nella diagnosi differenziata in particolare quando si tratta di anemia.

L’RDW può presentare valori normali, quando cioè i globuli sono tutti simili tra loro; è impossibile che le cellule siano identiche ma c’è omogeneità tra di loro. Valori bassi, invece, in letteratura scientifica non sono stati riscontrati per questo motivo si ritiene ancora che in questi casi dipenda da errori laboratoriali -soprattutto se associati alle analisi delle urine– e in ogni caso dalle tecniche di analisi applicate. Il vero problema sorge quando i valori di riferimento dell’RDW sono alti. In questo caso si parla di estrema differenza nella grandezza dei globuli il che, associato alle analisi dell’MCV riferite al volume medio dei globuli, può portare alla diagnosi di diversi tipi di anemia. Inoltre alcuni studi più recenti hanno anche evidenziato una certa correlazione tra RDW e rischio cardiovascolare.

RDW, come interpretare i valori quando sono alti

rdw alto cosa vuol dire?
Come interpretare una percentuale alta di RDW nel sangue (Inran.it)

Gli studi epidemiologici condotti su vasta scala hanno evidenziato come una discrepanza di RDW nell’emocromo possa essere associato, in particolare, ad alcune condizioni anemiche quali:

  • anemia emolitica;
  • anemia falciforme;
  • carenza di acido folico;
  • carenza di ferro;
  • anemia perniciosa.

Se si considera solamente il calore alto dell’RDW parliamo, generalmente, di carenze di ferro, acido folico e vitamina B12 in stadio iniziale. Maggior informazioni si possono avere se si associa questa analisi a quella della già citata MCV, in questo modo è possibile andare a discernere tra forme forme carenziali di anemia e forme talassemiche. In altre parole non si può considerare l’RDW singolarmente come un valore strettamente diagnostico.

Schematicamente, invece, possiamo andare a considerare le diverse eventualità qualora la percentuale RDW sia alta e associata a valori MCV basso, normale o alto.

I valori RDW divisi per fasce di età

Tra i fattori che maggiormente possono influenzare la percentuale di RDW nel sangue c’è l’età del paziente, oltre che l’assunzione di alcol, per questo motivo i valori di riferimento sono divisi per fasce di età.

A seconda di questo e dei valori MCV potremmo quindi avere.

RDW alto con MCV basso, anemia da carenza di ferro; β-talassemia.
In caso di RDW alto e MCV normale si potrebbe parlate invece di: carenza di ferro, vitamina B12 o folati; anemia falciforme; malattia epatica cronica; sindrome mielodisplastica.
Infine, i valori alti di RDW e MCV solitamente si associano a diagnosi quali: carenza da folati e vitamina B12; anemia emolitica autoimmune; trattamenti chemioterapici; malattia epatica cronica; sindrome mielodisplastica.

È bene sottolineare che per una diagnosi precisa è indispensabile un quadro analitico completo e soprattutto il parere di un medico esperto.

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