Dieta del digiuno intermittente, come impostarla affinché i primi risultati si vedano fin da subito: non saltare questi passaggi.
Di tecniche per perdere peso in vista dell’estate ne esistono davvero tantissime. Solitamente, gli approcci alimentari che propinano la perdita degli odiatissimi kg di troppo hanno tutti a che vedere con la qualità degli alimenti che introduciamo.
Si tratta, nella maggior parte dei casi, di cibarci di piatti bilanciati, comprendenti tutti e tre i macronutrienti essenziali (grassi, carboidrati, proteine). Avendo l’accortezza, di tanto in tanto, di sostituire le classiche ricette della tradizione con le loro varianti light (questo il caso della piadina allo yogurt).
Al contempo, però, esistono anche varie “tecniche” che puntano tutto non tanto sui prodotti con cui ci alimentiamo, bensì sulla modalità in cui li introduciamo. Un esempio pratico? La dieta – ormai popolarissima – del digiuno intermittente, che consiste nel ritagliarsi finestre di spazio in cui mangiare, ed altre in cui si rimane a digiuno.
Un approccio che, detto così, potrebbe sembrare semplicissimo. In realtà esistono diverse varianti di digiuno intermittente, e che si adattano a persone, stili di vita ed esigenze differenti. Andiamo dunque a scoprire questa nuova frontiera in fatto di dieta.
Digiuno intermittente, sicuro di sapere come si applica? Non saltare questi passaggi
Un regime alimentare che fa indiscutibilmente perdere peso. E che, come tutti gli approcci dietetici, ha i suoi pro e i suoi contro. Vediamo ora insieme in quali modalità – preparati, ce ne sono parecchie – si può applicare la tecnica del digiuno intermittente.
L’approccio 16:8 è quello preferito dai più. Una finestra di otto ore in cui mangiare, che solitamente vede escluso il pasto della cena, e sedici ore in cui rimanere a digiuno. Qualora doveste scegliere di testarlo, non trascurate mai l’importanza di abbeverarvi. Acqua, tè e caffè sono infatti concessi anche nella finestra temporale in cui si è a digiuno.
Esiste poi l’approccio 5:2, che non si basa su una suddivisione oraria, bensì giornaliera. Cinque giorni in cui ci si approccia al cibo in maniera “normale”, due giorni in cui, al contrario, ci si impone una ferrea restrizione calorica. Il massimo delle kcal che si arriva ad ingerire è infatti di 700.
Vi è poi un’ulteriore possibilità – a nostro avviso, la più sfidante e difficile da mettere in pratica – che consiste nella tecnica 23:1. Come si applica? Te lo sveliamo di seguito.
Digiuno intermittente con la tecnica 23:1: ti spieghiamo in cosa consiste
Anche detta la tecnica del “One meal a day”, l’approccio 23:1 prevede una sola finestra oraria, in tutta la giornata, in cui è “concesso” alimentarsi. Le restanti ventitré ore del giorno sono di digiuno, fermo restando che è possibile – anzi, verrebbe da dire obbligatorio – abbeverarsi.
L’unica accortezza che bisogna seguire, in tutti e tre questi approcci di digiuno intermittente, è di prestare attenzione alla qualità del cibo che mangiamo nelle finestre orarie in cui decidiamo di alimentarci. Vietato sbizzarrirsi con i peggiori cibi spazzatura. Il digiuno intermittente, infatti, include sempre e comunque pasti bilanciati e sani da un punto di vista nutrizionale.