Dolcificante nel caffè per strizzare l’occhio alla dieta? Fai attenzione alle conseguenze per il tuo intestino: ti sveliamo quelle più pericolose.
Caffè e dieta, teoricamente, sono due concetti che non entrano in conflitto l’uno con l’altro. Nel senso che, se il nostro obiettivo è quello di seguire un regime alimentare sano e bilanciato, senza eccedere in termini di zuccheri, le scelte che ci si parano davanti sono svariate: dalla possibilità di gustare la bevanda amara, fino all’impiego di dolcificanti a basso contenuto calorico.
E nonostante qualcuno di noi potrebbe accusare l’ipereccitazione data dalla caffeina (qui ti suggeriamo alcune valide alternative al caffè mattutino), per la stragrande maggioranza degli italiani rinunciare al consumo di caffè è uno scenario neanche lontanamente contemplabile.
Per questo motivo, i caffeinomani incalliti ne bevono anche cinque/sei tazzine al giorno, cercando di sostituire l’impiego di zucchero e miele con i dolcificanti. Attenzione, però, alle conseguenze che l’utilizzo di queste sostanze potrebbe apportare al vostro intestino. Siete consapevoli, a tal proposito, degli effetti collaterali in cui potreste incappare, se solo esageraste con i dolcificanti?
Dolcificanti nei caffè, gli effetti collaterali che non conoscevi: te ne elenchiamo alcuni
Innanzitutto, una precisazione: il caffè a dieta non è assolutamente vietato. Anzi, secondo alcuni esperti esisterebbe addirittura un orario ben preciso in cui sarebbe meglio assumerlo, così da imprimere una vera e propria “spinta” al metabolismo.
Ciò su cui bisognerebbe prestare maggiore attenzione, però, è proprio l’uso – a volte sconsiderato – dei dolcificanti. In modo particolare, una ricerca condotta di recente dall’Anglia Ruskin University e resa pubblica sulla rivista Frontiers in Nutrition mette in guardia sugli effetti del neotame.
Questo dolcificante artificiale, nella fattispecie, può avere come danno collaterale il danneggiamento dell’epitelio intestinale, con conseguente morte delle cellule che lo compongono. Ma come si traduce tutto questo, all’atto pratico, in termini fisiologici?
Molto semplicemente, in una serie di disturbi e problematiche che potremmo arrivare a manifestare, nel caso in cui abbondassimo con l’utilizzo di neotame. I sintomi più comuni, spiega lo studio, sono “diarrea, infiammazione intestinale e persino infezioni come la setticemia“.
Tutto ciò dipenderebbe dal grave alteramento della flora batterica intestinale, fino addirittura allo sviluppo di disturbi quali la sindrome dell’intestino irritabile e la sepsi. Fatte queste doverose premesse, come comportarsi se proprio non si riesce a rinunciare al caffè a dieta?
Caffè a dieta, come evitare pesanti controindicazioni per la salute
Il consumo smodato di dolcificanti artificiali come il neotame, abbiamo appurato, aumenta considerevolmente il rischio di sviluppare disturbi a dir poco spiacevoli con cui convivere. Oltre a comportare una pericolosissima alterazione del microbiota intestinale.
Come comportarsi, dunque, se proprio non si riesce a rinunciare alla propria dose di caffeina quotidiana, senza incappare nel rischio di esagerare con lo zucchero? L’unica alternativa possibile è proprio quella di “rassegnarsi” ad assumere il caffè amaro. Apparentemente una condanna, anche se in realtà potrebbe rivelarsi una vera e propria scoperta. Quale altro modo, d’altra parte, per assaporare a pieno il vero gusto della bevanda?