Nota soprattutto per il ruolo che svolge nel mantenimento della salute delle ossa, la vitamina D risulta indispensabile anche per rafforzare il sistema immunitario, contrastare le infiammazioni e favorire la produzione di serotonina. In breve, si tratta di una vitamina fondamentale per il benessere dell’intero organismo e in grado di ridurre il rischio di sviluppare un elevato numero di malattie.
Diversi studi, inoltre, hanno dimostrato l’esistenza di uno stretto rapporto intercorrente tra vitamina D e salute mentale. In particolare, la carenza di questa vitamina potrebbe favorire la comparsa di problemi neurologici, ictus, demenza senile e persino schizofrenia.
Tutto questo ci fa intuire l’importanza che la sua corretta assunzione riveste per il benessere psicofisico di ognuno. In presenza di sintomi tipici di una carenza di vitamina D, è fondamentale consultare subito il proprio medico curante, il quale potrà consigliare l’assunzione del migliore integratore vitamina D3 per il caso specifico, da abbinare a una dieta equilibrata e una corretta esposizione al sole.
In questo articolo focalizzeremo l’attenzione sul rapporto intercorrente tra vitamina D e salute mentale.
Numerosi ricercatori hanno indagato la correlazione esistente tra cervello e vitamina D. Tra questi troviamo Thomas Burne e Darryl Eyles della University of Queensland, in Australia, responsabili di diversi studi che hanno portato alla luce il rapporto esistente tra carenza di vitamina D e schizofrenia.
In particolare, questi studi hanno rilevato come una carenza di questa vitamina possa andare a modificare i circuiti responsabili della dopamina, provocando modifiche che richiamano in modo evidente quelle rilevate in pazienti schizofrenici. In particolare, i ricercatori ritengono che una carenza di vitamina D nella madre possa aumentare il rischio di schizofrenia nei nascituri.
Non si tratta solo di collegamento con la schizofrenia. Una carenza di vitamina D potrebbe essere responsabile anche di un maggior rischi di sviluppare demenza senile.
Anche in questo caso, gli studi portati avanti dai ricercatori sono numerosi. Tra i tanti possiamo citare quello del National Institute for Health and Care Research (NIHR) Exeter Biomedical Research Centre, il quale ha visto la partecipazione di 12.388 persone. Secondo i risultati ottenuti, l’assunzione di vitamina D permetterebbe di ritardare o evitare la comparsa di demenza senile. La ricerca avrebbe inoltre dimostrato una maggiore efficacia della vitamina per le donne e per le persone non portatrici del gene APOEe4.
La vitamina D è liposolubile. Ciò significa che non è necessario assumerla quotidianamente, in quanto la parte non utilizzata viene immagazzinata nell’organismo. Nonostante questo, non è raro che si verifichi una carenza, anche a causa del fatto che è presente in pochi alimenti (pesce, tuorlo d’uovo, latticini).
Dato che la principale fonte di vitamina D è il sole, gli esperti consigliano, al fine di evitare carenze, di esporsi ai raggi solari per una trentina di minuti al giorno. Laddove questo non fosse possibile, è possibile ricorrere all’uso di integratori vitaminici, sempre dopo un consulto medico.