Uno studio fa luce su una questione importante: gli scienziati si sono chiesti se parlare più lingue possa ridurre il rischio di demenza.
La demenza, purtroppo, deriva da un progressivo declino cognitivo. Moltissime persone anziane soffrono di questa patologia a cui, purtroppo, non c’è cura. Sono moltissimi gli studi nell’ambito e una nuova ricerca potrebbe aiutare a prevenire e/o ritardare i sintomi della malattia.
Demenza: conoscere più lingue potrebbe essere molto positivo per contrastare questa patologia
Secondo un recente studio, conoscere due o più lingue potrebbe avere un impatto positivo sulla salute cerebrale, ritardando il declino cognitivo di circa cinque anni. Infatti, un basso livello di istruzione è notoriamente associato ad un aumento del rischio di demenza. Sebbene sia ampiamente accettato che il bilinguismo possa ritardare i sintomi di declino cognitivo legati a malattie come l’Alzheimer, per il momento si tratta ancora di un argomento di dibattito se imparare una seconda lingua, quando si è più avanti con l’età nella vita, possa offrire gli stessi vantaggi rispetto a quando si impara da piccoli.
Diversi studi indicano che essere bilingui può ritardare di quattro o cinque anni l’insorgenza dei sintomi di declino cognitivo associati a malattie come l’Alzheimer. Sebbene il bilinguismo non protegga completamente dalla malattia, il semplice ritardare il suo insorgere può fare la differenza, specialmente considerando il fatto che non esistano cure e che non si possa guarire da questa malattia.
Uno studio del 2013, pubblicato su Neuropsychologia, ha visto la partecipazione di quasi 700 persone, di età media di 66 anni e affette da demenza. Tra queste, quasi 400 erano bilingui. Le persone che conoscevano più lingue hanno manifestato i sintomi di declino cognitivo in media quattro anni e mezzo dopo rispetto a coloro che parlavano solo una lingua. Questo vantaggio sembra essere indipendente da vari fattori come genere, occupazione, luogo di residenza e livello di istruzione.
La questione se apprendere una seconda lingua più tardi nella vita abbia gli stessi effetti positivi è ancora aperta. Le evidenze in letteratura scientifica sono discordanti, ma comunque sembra che studiare una seconda lingua, anche se si è più in là con l’età, potrebbe portare a miglioramenti nella memoria, nell’attenzione e nella ricezione delle informazioni. Senza dubbio, stimolare il cervello attraverso l’apprendimento, in generale, sembra influire positivamente sul cervello e aiuta a tardare l’insorgenza di malattie come la demenza.