In piatti di più o meno alta cucina capita sempre più spesso di trovare decorazioni in oro alimentare. Ma se questo non ha sapore per quale motivo si usa?
Se pensiamo all’oro, la prima immagine che ci viene in mente è quella dei famigerati lingotti o quella delle pepite che spingeva i cercatori a spostarsi nel lontano farwest in cerca del metallo prezioso. Tutto giustissimo, così com’è giusto arrivare a pensare all’utilizzo dell’oro in forma decorativa per alcune tipologie di piatti. Capita sempre più spesso, infatti, di ritrovarsi serviti o ammirare sui social immagini di presentazioni di piatti che presentano tra le varie decorazioni foglioline di oro alimentare.
Una moda che sembra essere sbocciata in tempi moderni, ma in realtà non è così; l’utilizzo dell’oro in cucina risale già ai tempi degli antichi egizi e della cucina tradizionale cinese. Da quel momento è tornato periodicamente a ripresentarsi nelle cucine dei signorotti come si evince da testimonianze scritte e dipinti di epoca medievale e rinascimentale. Per ritornare a tempi più recenti possiamo ricordare il risotto oro e zafferano ideato nel 1981 da Gualtiero Marchesi, evolutosi poi nel corso degli anni. Un vero e proprio boom negli anni Novanta fino al periodo di decadenza del nuovo Millennio. Oggi, per ispirazione agli anni Ottanta, l’oro edibile è tornato prepotentemente a trionfare nelle cucine gourmet. La vera domanda è: perché se inodore ed insapore l’oro -come anche l’argento- si usa in cucina?
Oro alimentare: proprietà, caratteristiche e controindicazioni
Partiamo da alcuni assunti fondamentali: l’oro diventa edibile attraverso un processo di lavorazione che parte dai famosi lingotti. Una lavorazione che a sua volta è composta da step estremamente rigidi e che sono dettati da leggi europee ed italiane. I metalli come l’oro e l’argento sono considerati dei coloranti alimentari e per essere commestibili devono rispettare parametri minimi di purezza. Non hanno nessun effetto collaterale sull’organismo e il loro prezzo è ormai standardizzato, si parla di un lusso alla portata di tutti in quanto il loro acquisto è paragonabile a quello delle spezie più pregiate.
Quindi, l’oro alimentare è sicuro, abbastanza economico, è facile da usare e soprattutto lo si può trovare sottoforma di diversi tagli: in foglie, come in polvere ma anche in briciole e fiocchi. Altra caratteristica fondamentale è il suo essere assolutamente insapore e inodore, il che vuol dire che il palato non percepirà alcuna sensazione metallica. Quindi, se l’oro è inodore e insapore, non aggiunge nulla al piatto?
L’estetismo della cucina e la necessità di mostrare meraviglia
Secondo quanto detto fino ad ora, l’oro alimentare non avrebbe alcun senso se utilizzato in cucina. E in effetti è così. La sua diffusione nella cucina non gourmet, come può essere quella di una pizzeria, si spiega solo riferendosi alla necessità di presentare piatti che siano quanto più belli e attrattivi possibili. Insomma, il motivo dell’utilizzo dell’oro nei piatti è puramente estetico, è l’arte del bello a fare la differenza: si da vita a creazioni che hanno elementi superflui e non necessari ma che soddisfano bisogni estetici e scenografici.