Paolo Crepet solleva l’attenzione rispetto alle problematiche insite nel rapporto genitori-figli: come andrebbe risolta la questione, secondo il parere dell’esperto.
Sociologo e psichiatra di fama nazionale, Paolo Crepet si è imposto da anni all’interno dello scenario virtuale in virtù degli stralci tratti dalle sue celeberrime conferenze. Frame contenenti le sue digressioni e le sue considerazioni rispetto a vari ambiti della vita. Ad averlo reso particolarmente famoso, nella fattispecie, è proprio il suo “pensiero motivazionale”.
In occasione dei suoi incontri col pubblico, il sociologo spazia tra le tematiche più disparate. Avvalendosi del supporto dei saggi da lui stesso scritti, Crepet cerca di fornire agli ascoltatori alcune norme di comportamento che potrebbero rivelarsi utili soprattutto nella gestione delle relazioni interpersonali. Quello tra genitori e figli, nella fattispecie, è uno dei rapporti più analizzati dallo psichiatra.
Proprio di recente, parlando davanti ad un folto gruppo di studenti di scuola superiore, il sociologo ha espresso il proprio pensiero in merito a quelle che sarebbero le falle della relazione sopra menzionata. Una relazione che necessiterebbe di essere ripensata seduta stante, pena la possibilità che i genitori, con il passare del tempo, diventino sempre più “succubi” dei loro stessi figli.
Parlando ad un auditorio composto da studenti di scuola superiore, Paolo Crepet ha sfruttato l’occasione per tornare su uno degli argomenti maggiormente affrontati nei suoi tanti anni di studi psichiatrici e sociologici: il rapporto genitori-figli. Un rapporto che, a detta dell’esperto, starebbe andando verso una deriva sempre più instabile e pericolosa.
“La legge dovrebbe imporre di iscriversi ad un’università distante dalla cucina di casa di almeno 450 chilometri“: così ha esordito lo psichiatra per far comprendere quanto l’atteggiamento di moltissimi genitori, spesso e volentieri, non garantisca ai figli l’emancipazione che quest’ultimi dovrebbero potersi guadagnare in autonomia. Alle famiglie troppo succubi dei figli, Crepet raccomanda di mutare atteggiamento prima che, al figlio, sia preclusa la possibilità di perseguire la sua “scalata“.
Autonomia ed indipendenza nella formazione, dunque, sono due prerogative fondamentali affinché i giovanissimi siano in grado di trovare la loro strada nella vita. Una strada in cui non debbono esserci facilitazioni da parte dei genitori, i quali, fin troppo servizievoli ed accondiscendenti, non lasciano alla prole lo spazio necessario per scoprirsi ed emanciparsi.
Ma le critiche avanzate dal sociologo non sono affatto terminate qui. Oltre ad essersi espresso negativamente rispetto all’operato di molte famiglie, lo psichiatra ha attaccato duramente anche il sistema scolastico. Un sistema reo di alimentare la “cultura della mediocrità” e di non valorizzare come meriterebbero quegli studenti che mettono impegno e passione nello studio.
Un sistema scolastico che perpetua la mediocrità e che non fa nulla per valorizzare gli studenti meritevoli è, dal punto di vista di Paolo Crepet, già fallace nelle sue più intime fondamenta. Rivolgendosi agli studenti di scuola superiore che hanno assistito ad una delle sue ultime conferenze, lo psichiatra ha invitato i giovanissimi a non cedere all’attrattiva della mediocrità.
“Bisogna difendere la meritocrazia” e “abbiate paura della mediocrità“: questi gli appelli che Crepet ha rivolto, rispettivamente, alle istituzioni scolastiche e agli alunni. Da un lato, la scuola è tenuta ad impegnarsi attivamente per difendere quegli studenti che mettono impegno, curiosità e passione in ciò che fanno. Spronarli a dare il massimo e valorizzare il loro operato sono le armi più efficaci per scongiurare “la resa al conformismo e alla mediocrità“.
Dall’altro lato, sono gli studenti stessi a dover ricercare in autonomia la strada per l’affermazione del sé, inseguendo quelli che sono ideali, sogni e aspirazioni. Liberi dal condizionamento dei genitori e dal loro supporto (spesso e volentieri negativi, in quanto causa di impedimenti), i giovani dovrebbero poter camminare in modo indipendente e con un unico obiettivo in mente: mai accontentarsi della mediocrità.
A tale scopo, lo psichiatra non ha mancato di mettere in guardia rispetto alle problematiche insite nell’uso dei social. Questo, nella fattispecie, il pensiero che Crepet ha voluto far arrivare ai giovanissimi: “Ciò che è più banale diventa virale. Ma cosa c’è di interessante? A mio parere proprio nulla“.