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Salute e Benessere

Inquinanti ambientali, sono collegati all’aumento del colesterolo: lo studio

Pubblicato da
Giuseppe Formisano

Inquinanti ambientali e colesterolo hanno uno stretto legame: la ricerca pubblicata mette un altro tassello a ciò che già si conosceva

La plastica sulla spiaggia è considerata inquinante ambientale (foto Canva) – inran.it

I cosiddetti Pfas sono gli inquinanti ambientali presenti nell’ambiente e negli organismi viventi, senza escludere l’essere umano. Tra i tanti danni che possono provocare alla salute c’è anche l’aumento del colesterolo.

Inquinanti ambientali e colesterolo, effetti pericolosi: cosa dice il nuovo studio

Emissioni di ciminiere industriali (foto Canva) – inran.it

A sostenerlo è uno studio dell’Università di Padova. Parliamo degli acidi perfluoroacrilici, le sostanze chimiche di sintesi utilizzate soprattutto per rendere diversi materiali come tessuti, carta e tappeti resistenti ai grassi e all’acqua. Al colesterolo, ricordiamolo, è collegato anche il rischio infarto.

In questo articolo ecco alcuni consigli su come abbassare il colesterolo. È importante riuscire a tenere i livelli sotto controllo poiché sono tanti i problemi che può portare. Oltre all’infarto può provocare ictus. Quando il livello del colesterolo nel sangue sale, non ci sono sintomi. L’unico modo è controllarsi con esami periodici.

Le cause sono sovrappeso, obesità, un’alimentazione scorretta e il fumo che danneggia i vasi sanguigni. Anche la mancanza di attività fisica può provocare un eccesso di colesterolo. Alcuni soggetti, però, al di là dello stile di vita, sono comunque soggetti.

L’utilizzo degli acidi perfluoroacrilici è diffuso in vari materiali come le padelle antiaderenti e nella vasta produzione dell’abbigliamento tecnico. La ricerca, a firma di Carlo Foresta, già professore ordinario di Endocrinologia dell’ateneo padovano, in collaborazione con Alberto Ferlin, ordinario di Endocrinologia e Nicola Ferri, ordinario di Farmacologia, è stata pubblicata sulla rivista Toxicology Reports.

Ha messo in luce che è più alta la percentuale di colesterolo nel sangue tra la popolazione residente in zone considerate più contaminate. Nella fascia di età tra i 35 e 75 anni il livello di colesterolo è più del doppio rispetto alla popolazione generale di controllo: 57% contro il 22%.

Nello studio si è evidenziato il meccanismo attraverso il quale Pfoa e Pfos, ossia i più diffusi composti della famiglia degli Pfas, abbiano una grande interferenza nel processo di assorbimento cellulare del colesterolo dal sangue. L’attenzione dei ricercatori ha evidenziato in modo particolare che queste sostanze interagiscono con la membrana delle cellule del fegato ostacolando il normale assorbimento di colesterolo. In questo modo vengono incrementati i livelli circolanti.

Ma a cosa è dovuto questo effetto? Lo studio risponde alla domanda. Pare sia causata da una ridotta plasticità della membrana cellulare e ciò dunque impedisce la corretta funzionalità di tutti quei meccanismi di ricezione del colesterolo.

Foresta ha dichiarato che questi risultati sono molto importanti  perché evidenziano quali sono i meccanismi attraverso i quali i Pfas inducono una disfunzione epatica cellulare: effetto che giustifica la ipercolesterolemia notata nella popolazione che è maggiormente esposta al fenomeno.

“L’abbattimento dei livelli di queste sostanze – ha detto –  tanto nell’ambiente quanto nel sangue diventa una priorità non trascurabile per la tutela della salute pubblica, si legge sull’AdnKronos. I risultati all’esposizione ai Pfas sono già conosciuti da tempo ma questo studio fornisce ulteriori conoscenze.

Giuseppe Formisano

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Giuseppe Formisano